Spettacoli

Ruggeri: "Vi svelo i miei 'Pezzi di vita'. E sull'Inter del Mancio..."

Di Giordano Brega

Periodo di grande lavoro per Enrico Ruggeri. Il cantante milanese è uscito lo scorso 14 aprile con "Pezzi di Vita", un doppio album contenente 24 canzoni: 10 inediti e 14 hit dei suoi primi anni di carriera ( 80 -85) rivisitate e reinterpretate in una nuova chiave musicale. Ma non solo. E’ anche impegnato con la tourneè teatrale, partita in anteprima nazionale da Macerata sabato 18 aprile e che toccherà le principali città italiane per terminare a Roma all'Auditorium Conciliazione il 25 di Maggio.

Intanto si confessa in un’intervista con Affaritaliani.it

Prendendo spunto dal titolo del suo nuovo album, quali sono i suoi “Pezzi di vita”, dopo aver pubblicato più di 30 cd in carriera?
“Sono quelli di un uomo che ha visto cambiare il mondo, scrivendoci le canzoni sopra. Ho iniziato quando stava esplodendo il punk e mi trovo adesso a pensare che la maggior parte dei musicisti che mi piacciono hanno 70 anni: dai Rolling Stones a Bowie... Ho assistito a un cambiamento epocale nel mondo della comunicazione e della discografia. Cercando nel frattempo di raccontare ciò che vedevo, nel privato come nel pubblico”

E cosa vede del mondo contemporaneo?
“Per prima cosa il mio album è una sfida sonora. Se ascoltate le radio mainstream troverete canzoni in serie, tutte con lo stesso suono: che deve essere ‘innocuo’ in modo da far risaltare la pubblicità più delle canzoni stesse. C’è un appiattimento sonoro spaventoso. La mia invece è una sfida: sperimento, faccio rock. Per carità non sono l’unico, ci sono persone che come me pensano ‘io non ci sto a quel suono lì. Chiedo altro alla musica’. E poi…”

Poi?
“Racconto un mondo delicato…”

In che senso?
“Questa è la prima volta, dopo secoli, che una generazione consegna ai propri figli un mondo che è peggiorato. Dal ‘700 in avanti c’è sempre stato un progresso, si stava meglio, crescevano l’alfabetismo, i diritti civili e le condizioni di vita. Un mondo che piano-piano migliorava. Questa volta – non per colpa della maggior parte dei miei coetanei – consegniamo ai ventenni di oggi un mondo palesemente peggiorato. E sotto questo aspetto c’è molto da raccontare”

Nella sua carriera ha avuto collaborazioni con big della musica di ogni genere: da Marta sui Tubi a Baglioni, Masini, Elio, Tozzi e molti altri. Con chi le piacerebbe lavorare in futuro?
“Ho voglia di fare altre amicizie e grazie ad esse realizzare musica assieme. Le mie collaborazioni sono sempre nate da un viatico umano prima di tutto. Se vogliamo sognare le dico un Elvis Costello. Se dobbiamo essere realisti penso a qualcuno che faccia una musica completamente diversa dalla mia. Magari un grande del Jazz… per fare qualcosa che cambi, per l’ennesima volta, le regole del gioco”.

Nel suo album è presente i Tre signori, brano cantato a Sanremo in onore di Gaber, Iannacci e Faletti. Cosa l’ha spinta a farlo?
“Avevo voglia di parlare del paradiso e di dare una mia ipotesi, una mia chiave lettura su di esso. Ho immaginato un posto divertente in cui fai le cose belle della vita, senza quelle brutte. E quindi ho preso tre simboli, tre persone intelligenti e spiritose che conoscevo bene. Me le sono immaginate a creare musica, a prendersi in giro. A fare cose stimolanti con il loro grande umorismo…”.

Parliamo di calcio. Che sensazioni ha sulla sua Inter che vive una stagione travagliata?
“E’ una sensazione che ho su tutto il calcio italiano: indebolito, che sente la crisi e non ha saputo guardare lontano. L’unico club che ci è riuscito - e si è fatto uno stadio di proprietà - è la Juventus. E questo aumenterà ogni anno il divario economico con le altre squadre. Purtroppo temo che tutti i tifosi non bianconeri, me compreso, si debbano rassegnare al fatto che la Juve vincerà 6-7 dei prossimi 10 scudetti”

Da interista, crede in Thohir?
“Sì, ma non basta. Ci vuole una programmazione: se vado a vedere l’Inter e spendo 100 euro, 20 vanno a al club nerazzurro. Se vado a vedere la Juventus della stessa cifra ne finiscono 80 nelle casse dei bianconeri. La differenza sta qui. Poi Thohir ci metterà dei soldi, ma non credo più ai grandi mecenati, perché quell’epoca è finita. Oggi il calcio è un affare e questo proliferare di cinesi, arabi o indonesiani porta con sé una programmazione. Abramovic non ha buttato soldi nel Chelsea, ma ha fatto un piano preciso”

Detto questo… il Mancio bis le piace o è rimasto deluso?
“Mi piace molto. E’ arrivato in corsa, ha trovato una squadra non sua. E le ha dato un’anima. Ora bisogna ripartire e spero nel suo grande appeal che ha in Europa per convincere qualche top player a venire a giocare all’Inter”

Un sogno?
“Yaya Touré del Manchester City. Poi è ovvio che ce ne sarebbero tanti. Ricordo quando vidi Bale in quell’Inter-Tottenham di qualche anno fa e lui fece tre gol… pensai che sarebbe stato un giocatore da comprare. Purtroppo anche Florentino Perez ebbe la stessa idea e lo ha portato al Real Madrid (ride, ndr)”.

Lei è stato anche un volto televisivo con programmi di ottimo share come Mistero o Lucignolo. Ha un progetto o un’idea per tornare sul piccolo schermo?
“In questo momento sto facendo, con grandissimo piacere, un programma su Radio 24 - l’unica radio cresciuta negli ascolti in questo semestre. E questa è la dimostrazione che in radio si può fare qualità e numeri. Mentre in televisione non è sempre possibile. Bisogna abbassare un po’ l’asticella, concedere qualcosa. Questo può accadere ogni tanto… ma allora preferisco scrivere un libro che fare un programma tv in cui magari faccio brutta figura”.