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Morgan parla del suicidio del padre
Ripercorrendo i momenti difficili della sua vita, Morgan ha parlato della morte del padre, avvenuta per suicidio quando era ancora bambino. "Mio padre era un’infelice cronico, faceva quello che non voleva fare nella vita e io non l’ho mai conosciuto felice”, spiega il cantautore che poi precisa: “Però, nei filmini che erano stati fatti negli anni 60 e che ogni tanto proiettava, era diverso prima di avere figli”. “Ma non è che siamo stati io e mia sorella nati io nel ’72 e lei nel ’71, non credo perché lui era veramente molto affettuoso (…) poi, me lo ricordo, è morto quando io avevo 15 anni”. “La scomparsa di tuo padre, come l’hai vissuta?”, gli viene chiesto. “Si è tolto la vita tagliandosi le vene tra l’altro in un modo veramente elegante. Cioè, lui che era una persona elegante importantissima, non so come c**zo abbia fatto a fare una cosa del genere. Ha preso una lametta, è partito dal polso e ha seguito, come se facesse un disegno, tutto il braccio arrivando sino al collo (…). Ha fatto la stessa cosa anche sull’altro braccio”. “Quindi, si è disegnato le vene e dopodiché si è lasciato cadere (…) È una cosa che non mi sarei mai aspettato, non era un poeta, un romanziere, non era un romantico”, il flusso di pensiero interrotto dalla voce del rapper: “Però, vedi tu riesci a dargli una connotazione artistica”.
“Che cosa posso fare, alla fine… ti capita una cosa che è fuori da ogni immaginazione, che non avevi veramente previsto, a 15 anni in un momento comunque di spensieratezza - racconta Morgan - E ti viene, almeno a me, un punto di domanda gigantesco perché cominciano a partire una serie di domande. Il padre è l’istituzione, è l’uomo che ti ha insegnato quel che è bene e quel che è male, come si fa fare le cose. Il padre ti ha insegnato tutto”. “(…) Ti ha fatto conoscere il mondo. Implode, sparisce, decide lui di dire basta. Allora metti in dubbio tutto“.
“Secondo te è un atto egoistico?”, gli domanda Marra. “No, no, anzi poveraccio, è un atto folle. Non vedi più, secondo me, niente. Guardi e non vedi. Per cui vedi buio, non c’è più un’uscita”. E aggiunge: “Nel 1988 la psicologia era primitiva, oggi una persona così va dallo psicologo… si apre in qualche modo. Lui non aveva avuto proprio nessuno che gli avesse detto ‘Vabbè ma apriti, parlane’“. Dopo che suo padre si era tolto la vita, Morgan ha raccontato: «Me ne sono vantato. È un gesto dissociativo, un gesto disperato. Usi questa cosa, cercando di trovarci dentro un’utilità. Perché altrimenti, oltre al fatto c’hai una beffa. È stato spontaneo. L’ho sentito il giorno del funerale, ho sentito un privilegio di essere figlio di un suicidio. È iniziata quel giorno la mia filosofia, chiedendomi: “che cos’è questo?”». Oggi Morgan dice di vivere in una fase di profonda rinascita: «Sono sempre uno che rinasce, ma questo vuol dire anche che sono uno che muore spesso. Mi piacciono i sentimenti profondi, trovo che nel dolore ci sia nobiltà. Il dolore è un marchio che ti eleva».
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