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Rita Pavone: "Teddy Reno? Fu dura, ma alle nozze arrivai illibata. Morandi mi faceva il filo"

di Redazione

Rita Pavone si racconta, dalle nozze "da illibata" con Teddy Reno al papà manager che credette in lei

Rita Pavone: "Teddy Reno? Fu dura, ma alle nozze arrivai illibata. Morandi mi faceva il filo"

"Chi vinceva il festival aveva diritto a un provino alla Rca, sulla via Tiburtina. Fu lì che vidi per la prima volta Teddy Reno, l’uomo della mia vita. Io entravo, lui usciva. Ho l’immagine davanti agli occhi, aveva una giacca appoggiata sulla spalla", lo racconta al Corriere della Sera Rita Pavone.

"So che non ero bella, ma ho avuto molti corteggiatori. Persino Gianni Morandi mi faceva il filo, ma non era il mio tipo. Siamo sempre restati amici. Era come mio fratello. Ci sentiamo simili. Suo padre calzolaio, il mio tornitore. Tanta fatica, tanta gavetta. Io sono arrivata illibata al matrimonio, nonostante i miei ormoni galoppassero. È stata dura, immagino anche per Teddy (Reno, ndr). Lui aveva diciannove anni più di me e nell’Italia bigotta del tempo fu visto come uno scandalo. Ci siamo sposati nel 1968 e stiamo ancora insieme. Ora lui qualcosa non la ricorda più, ma ci basta uno sguardo per capirci. Ce ne dissero di tutti i colori e forse da quel momento in poi il mio successo è cominciato a scemare", le parole della cantante.

Il suo primo, grande fan è stato il padre Giovanni Pavone, un operaio della Fiat Mirafiori di origini siciliane. «Io non sono figlia d’arte, mio padre faceva il tornitore. Da bambina cantavo una vecchia canzone messicana. Ero su un tavolo, sul quale facevo fatica a salire e a scendere. Sono sempre stata piccolina. Papà si mise in testa che avevo talento, è stato il mio scopritore e il mio manager».

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