Spettacoli

Venezia 77, Pedro Almodóvar propone il cinema come cura

ANDREA CIANFERONI

Il testo The Human Voice, tratto dalla pièce omonima di Jean Cocteau è stato trasfigurato secondo i canoni del regista spagnolo

Il regista spagnolo alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare 'The Human Voice' girato e montato subito dopo la fine del lockdown e interpretato dall'attrice Tilda Swinton

'The Human Voice', tratto dalla pièce di Jean Cocteau tratta di una donna sola, Tilda Swinton, che consuma l'ultima telefonata con l'uomo che l'ha lasciata, prima umiliandosi, poi, presa dall'orgoglio, inalberandosi per ricadere alla fine nelle parole: ti amo. La lettura di questo classico, fuori concorso a Venezia, è una riscrittura del testo di Cocteau nel segno di una sua modernizzazione, come, ad esempio, correggere la "l'eccessiva remissione della donna abbandonata presente nell'originale".

"Il testo di Cocteau mi ha sempre affascinato - sottolinea il regista - tanto che compare anche nel mio film “La ley del deseo” e in "Donne sull'orlo di una crisi di nervi". «Questa telefonata che non arriva mai e questa donna sola, assieme a un cane anche lui abbandonato, è una situazione drammatica che mi ha sempre interessato moltissimo», ha confessato Pedro Almodóvar «È una situazione che ho vissuto anche io. Mi è capitato di attendere invano».Certo continua il regista per la prima volta impegnato in un film totalmente in inglese: "Dovevo appropriarmi del testo come aveva già fatto Rossellini con protagonista Anna Magnani, ma volevo farlo in modo diverso, quasi opposto, in tutta libertà rispetto a Cocteau. Volevo insomma riscrivere il testo come fosse un duello". E a chi gli chiede se ne 'La voce umana' ci sia qualcosa di autobiografico, risponde il regista: "Certo anche io ho vissuto questa situazione, anche io ho atteso invano". "Ultimamente preferisco una narrazione meno contenuta e con meno elementi e questo per analizzare le cose in modo più profondo".

E proprio in questo senso nel futuro del regista spagnolo: "Due piece brevi. Una di 45 minuti e una di venti. Si tratta di un western molto particolare e di un lavoro che tratta di sale cinematografiche in un tempo distopico". «Dovevo appropriarmi del testo come aveva già fatto Rossellini quando ha diretto Anna Magnani, ma volevo farlo in modo diverso». La storia è stata resa più contemporanea. «La remissione della donna abbandonata presente nell’originale era eccessiva», ha continuato Almodovar, e l’acquisto di un’ascia da parte della protagonista fa intravedere uno sviluppo inedito della vicenda. "Prima di venire qui pensavo che il Covid ci ha costretti a stare tutti a casa che a un certo punto abbiamo visto come una prigione. Quanta fiction abbiamo visto per riempire il tempo e quanto la fiction è necessaria e ci ha aiutato. Per questo propongo il cinema come cura. Ovvero uscire da casa per andare in sale e condividere l'avventura di un film emozionandosi al buio insieme a degli sconosciuti

«Devo ringraziare Tilda per la grande complicità che ci ha dato in questo lavoro», ha raccontato Almodóvar, «Prima di venire qui riflettevo sul fatto che il Covid ci ha costretti a stare tutti a casa che a un certo punto abbiamo visto come una prigione. Quanta fiction abbiamo visto per riempire il tempo e quanto la fiction è necessaria e ci ha aiutato. Per questo propongo il cinema come cura. Ovvero uscire da casa per andare in sala e condividere l’avventura di un film emozionandosi al buio insieme a degli sconosciuti».