Esteri

Coronavirus, campanello d'allarme per la Cina: sommosse nello Hubei

Le immagini dei disordini, riprese da privati cittadini con i telefonini, sono state veicolate sul web

Una sommossa spontanea è scoppiata oggi al confine tra la province dello Hubei e dello Jiangxi, nella Repubblica Popolare Cinese, dove diverse migliaia di cittadini hanno attaccato la polizia, malmenando gli agenti e devastando diversi automezzi delle forze dell'ordine. Le immagini dei disordini, riprese da privati cittadini con i telefonini, sono state veicolate sul web e un video è stato postato anche da Voice of America nell'edizione cinese. La rivolta ha avuto luogo nella contea di Huangmei nello Hubei, sul lungo ponte che attraversa il fiume Yangtze e che conduce alla città di Jujiang, nella provincia dello Jiangxi. La rabbia popolare è scoppiata al termine della quarantena nel territorio dell'Hubei, che conta circa 60 milioni di abitanti di cui 11 sono concentrati nella metropoli di Wuhan, focolaio originario della pandemia di coronavirus.

La mitigazione delle restrizioni sanitarie imposte alla provincia cinese (che a Wuhan invece dureranno fino all'8 aprile) ha consentito, dal 25 marzo, la parziale ripresa degli spostamenti individuali. Le autorità locali nello Jiangxi hanno tuttavia condizionato l'accesso ai residenti dell'Hubei alla presentazione di un certificato medico. Stamattina l'applicazione di questa misura avrebbe prima provocato uno scontro fra gli agenti di polizia delle due province, quindi ha dato luogo alla rivolta di massa. Migliaia di cittadini della contea di Huangmei, provati da un isolamento di sessantadue giorni che li ha privati persino delle libertà individuali, si sono diretti sul ponte e hanno sopraffatto gli agenti di polizia dello Jiangxi dando sfogo alle violenze. Per sedare la sommossa è intervenuto il segretario del Partito Comunista di Huangmei, assicurando un confronto con le autorità della città di Jiujiang per risolvere la questione. Le difficoltà dei residenti nella contea di Huangmei, che ora tornano a lavorare fuori della provincia, sono acuite dai collegamenti ferroviari, perché sono costretti a raggiungere lo snodo collocato nella provincia confinante.