Esteri
Coronavirus: Cina contro Australia, "Sentono gli Usa e ripetono a pappagallo"
La Cina replica all'Australia che si è unita al coro di chi chiede maggiore "trasparenza" al gigante asiatico dove si è inizialmente manifestato il coronavirus.
La scorsa settimana il ministro degli Interni Peter Dutton, che a metà marzo è stato ricoverato per aver contratto l'infezione, ha chiesto "chiarezza". Poi, dopo un attacco del ministro degli Esteri Marise Payne, il premier australiano Scott Morrison ha chiesto un'inchiesta internazionale sulla gestione cinese delle prime fasi dell'epidemia a Wuhan.
L'ambasciata cinese in Australia ha risposto a Dutton, accusato di "aver ricevuto istruzioni da Washington con la richiesta di cooperare con gli Usa nella guerra di propaganda contro la Cina". Il portavoce ha parlato di "bigottismo e ignoranza", di "mancanza di indipendenza", di "politici australiani che ripetono" affermazioni "a pappagallo". È "pietoso", ha detto. Dutton ha riconosciuto di non aver visto nulla di concreto dagli Usa che possa provare le origini della diffusione del virus.
E il portavoce dell'ambasciata, in una dichiarazione pubblicata nelle ultime ore sul sito web della rappresentanza diplomatica in risposta a una domanda di commento del giornale cinese Global Times, ha anche affermato che "è ben noto che di recente alcuni negli Usa, anche funzionari di alto livello, hanno diffuso 'virus di informazione' contro la Cina". L'obiettivo, ha incalzato, "è rigirare le colpe e distogliere l'attenzione diffamando la Cina" e "quel che hanno fatto non è etico né utile a risolvere i loro problemi. In questi giorni - ha aggiunto - alcuni politici australiani ripetono a pappagallo quello che hanno detto questi americani e semplicemente li seguono nella messa in scena di attacchi politici contro la Cina".