Esteri
Coronavirus, cosa pensano gli elettori dei leader sulla gestione della crisi
Da Trump a Bolsonaro, dalla Merkel fino a Macron e a Conte. Chi guadagna e chi perde.
Da tempo ormai si sa che l’elettorato è volubile ma mai come in questa fase dove i leader sono in prima linea e ci mettono la faccia con decisioni difficili in una situazione drammatica sia dal punto di vista economico che sociale.
Più facile allora che tutto lo stress e le paure del popolo si trasferiscano sui propri leader e i sondaggi li facciano traballare, con qualche eccezione.
Primo fra tutti il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Solo due mesi fa l’economia americana andava a gonfie vele e nessuno vedeva all’orizzonte un avversario capace di portargli via un secondo mandato. Poi a fine gennaio Mr Coronavirus ha messo i bastoni tra le ruote del Presidentissimo. Prima il forte negazionismo del tycoon sulla pericolosità del virus, poi azioni in ritardo, qualcuna azzeccata, ma il Paese terrorizzato da quasi 700000 contagi,oltre 32000 morti e da 20 milioni di disoccupati ha cominciato a voltargli le spalle. Ora secondo un sondaggio della CNN il 55% degli americani non condivide l’operato del Presidente.
Coronavirus. Chi guadagna e chi perde tra i grandi leader in popolarità.
Vedremo che succederà alla fine del lockdown e alla ripresa dell’economia.
In ogni caso per il momento Trump sta solo rischiando mentre il suo avversario Joe Biden puo’ soltanto rimanere fermo sulla riva del fiume ed aspettare.
Altro grande negazionista del virus Jair Bolsonaro, numero uno del Brasile. Al momento sembra non soffrire troppo per alcune decisioni affrettate, ritardi nel chiudere tutto e scaricare le colpe sul Ministro della Salute, Luis Mandetta. Mandetta era troppo in disaccordo con il Presidente sulla gestione della crisi, era diventato suo malgrado un personaggio seguito e per questo è stato defenestrato. Secondo un recentissimo sondaggio di Datafolha soltanto il 39% della popolazione considera sbagliata l’azione del Presidente in questa pandemia e nello stesso sondaggio il 59% dei brasiliani si opporrebbe alle dimissioni (nemmeno mai pensate) del loro Presidente. Ma qualche punto di domanda sulla bontà di questi sondaggi potrebbe essere sicuramente posto.
Dall’altra parte dell’Atlantico, in Europa con quasi un milione di contagi e oltre 90000 morti (e dove i dati dovrebbero essere un po’ meno addomesticati di quelli del gigante sudamericano) si sono avuti risultati di popolarità sui premier abbastanza sorprendenti.
Coronavirus. Chi guadagna e chi perde in popolarità tra i grandi leader
In Francia prima della pandemia la popolarità di Macron era a livelli bassissimi, complice la battaglia dei gilet gialli e la lotta sulle pensioni, l’indice era al 29%. Ora dopo il discorso di Macron in cui si è dichiarato Comandante in capo di uno Stato in guerra la popolarità del Presidente è cresciuta come mai prima di allora, al 51%. Il patriottismo dei francesi si sa è sempre stato alto e pochi fanno a meno di seguire in guerra il proprio Comandante, si chiami Macron o altro non ha importanza. Tutti i francesi si riuniscono sempre sotto la bandiera come hanno sempre fatto nella storia, da Napoleone Bonaparte nel 1814 fino al Maresciallo Petain nella Seconda Guerra Mondiale.
E tutto questo nonostante Macron abbia preso decisioni in ritardo sul lockdown, pur avendo l’esempio dell’Italia.
Un qualcosa di analogo sta accadendo in Italia dove gli italiani non per l’amore della bandiera ma per la paura di una situazione sanitaria ma soprattutto economica senza precedenti si sono aggrappati alle istituzioni. La popolarità di Giuseppe Conte è ad un livello alto. Non per le scelte più o meno giuste ma per un senso di vuoto e paura che ha preso tutti gli italiani.
Proprio per questo non è certo che la popolarità del premier italiano possa rimanere tale anche dopo la pandemia.
Al momento però l’intesità del virus nel Paese lo ha certamente aiutato.E il leit motiv emozionale ripetuto da Conte come un mantra ’Rimaniamo isolati ora per abbracciarci più forte domani’ sembra aver fatto breccia sugli italiani appesi ai balconi. Ma fino ad un certo punto, perché il limite di sopportazione del Paese allo ‘stay home’ sta arrivando ad un punto critico.
Nel Regno Unito invece il virus aveva preso in contropiede Boris Johnson che, unico tra i premier europei, si era inventato l’immunità di gregge. ‘Nessuna misura, ci infetteremo ma poi lo supereremo’. In breve Mr virus gli ha fatto cambiare idea.
Il numero dei contagiati si è alzato a dismisura e il biondo premier ha dovuto fare marcia indietro e ha fatto appena in tempo a promulgare lo ‘stay at home’ prima di entrare in terapia intensiva colpito dal virus.
Giorni di paura, la morte vicina ma poi al recupero il suo discorso agli inglesi in cui è apparso ancora sofferente ma salvo e dove ha ringraziato i medici per averlo salvato, è stato apprezzato. Johnson è diventato suo malgrado il testimonial vivente della pericolosità del virus. E il discorso sincero ha toccato gli inglesi che lo hanno ripagato con maggiore popolarità.Il premier ha sempre avuto carisma e la sua esperienza con il Covid ha toccato gli inglesi. Non è detto però che il feeling rimarrà così quando la pandemia sarà finita. Torneranno i problemi della Brexit e molti si accorgeranno che il Paese era completamente impreparato alla pandemia nonostante gli esempi dei paesi vicini come Spagna, Italia e Francia. Al momento comunque il virus gli ha regalato popolarità.
Da ultima la Germania. Anche qui il virus ha aiutato la Cancelliera Angela Merkel che, unica in Europa ha saputo gestire la crisi con la freddezza e l’efficienza di un manager. Con il supporto del mondo medico la Merkel ha sempre parlato direttamente con i tedeschi spiegando con chiarezza e lucidità i rischi e le azioni messe in atto.
L’80% dei tedeschi ha approvato l’operato della Merkel che, fin dall’inizio li ha convinti a essere ragionevoli e a stare in casa, senza forzature ma con grande autorità.
E il basso numero dei morti sembra averle dato ragione soprattutto per quanto riguarda l’efficienza del sistema sanitario tedesco.
E su questo come darle torto.