Esteri
Due sessioni in Cina, Usa in Asia tra Quad e Alaska,Myanmar. Pillole asiatiche
La settimana della (geo)politica asiatica
La vittoria sul Covid e l'eliminazione della povertà assoluta, la leadership economica mondiale da raggiungere attraverso doppia circolazione, autosufficienza tecnologica, multilateralismo e cooperazione Sud-Sud. E il complesso superamento delle criticità e diseguaglianze interne, di modo che l'agognata "prosperità" possa diventare "armonia". Dopo una settimana di incontri, si sono concluse giovedì 11 marzo le cosiddette "due sessioni", il principale appuntamento legislativo del sistema politico cinese (ne avevamo parlato alla vigilia dell'avvio del 4 marzo).
Che cosa si è deciso, o meglio che cosa si è esplicitato durante un appuntamento che ha ricalcato le direttive emerse dal V Plenum dello scorso ottobre? Innanzitutto, il premier Li Keqiang ha fissato in "oltre il 6%" il target di crescita per il 2021 dopo che lo scorso anno, a causa della pandemia, si era deciso di non fare numeri. La cifra individuata è in realtà al ribasso rispetto alle previsioni degli analisti che stimano una possibile crescita tra l'8 e il 9%. La novità è che manca invece un target di crescita quinquennale, segno della volontà di avere maggiore flessibilità di fronte alle possibili turbolenze interne e soprattutto esterne. Si annuncia anche la volontà di creare 11 milioni di nuovi posti di lavoro urbani, arrivando a un tasso di disoccupazione del 5,5%. Proseguirà infatti il processo di urbanizzazione. Entro il 2035 si mira ad avere il 65% della popolazione nelle città, contro il 61% del 2019.
L'obiettivo è anche quello di rendere la crescita più sostenibile sul piano economico, con un abbassamento del deficit al 3,2% del pil, e più omogenea. Lo storico problema della diseguaglianze tra regioni costiere e province interne e più in generale tra centri urbani e campagne è ancora lungi dall'essere stato risolto. Il governo dichiara di voler creare oltre 11 milioni di nuovi posti di lavoro urbani ma allo stesso tempo pare intenzionato a riformare l'hukou, un sistema di residenza che regola i diritti e l'accesso ai servizi tradizionalmente penalizzante per i migranti interni, sfruttati per lo sviluppo dei vari hub manifatturieri ma di fatto cittadini di serie B. La riforma dovrebbe sveltire e facilitare il raggiungimento dei requisiti per ottenere la residenza. Previsti anche interventi sul prezzo delle case, con tagli alle tasse sugli immobili e misure a sostegno di acquisto e affitto di appartamenti e case, soprattutto per i più giovani. L'intenzione è anche quella di favorire maggiori nascite, visto che all'orizzonte si intravede una crisi demografica che costringerà tra le altre cose ad aumentare in modo graduale l'età pensionabile.
Come riconosciuto anche durante l'ultimo Plenum, restano profonde diseguaglianze tra province costiere e interne, nonché tra province settentrionali e meridionali e tra campagne e città. La "prosperità" passa allora anche attraverso uno sviluppo rurale, altro tema ricorrente durante le "due sessioni", più "green". La Cina ha annunciato di voler raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. L'obiettivo del prossimo piano quinquennale è di mantenere il ritmo di riduzione di intensità carbonica (-18,8%) raggiunto nel precedente quinquennio e di ridurre l'intensità energetica del 13,5%. Sarà aumentata la capacità di produzione di energia nucleare, ma l'utilizzo di combustibili fossili dovrebbe crescere ancora nei prossimi anni.
Un capitolo fondamentale è quello dell'autosufficienza tecnologica. La spesa in ricerca e sviluppo aumenterà di oltre il 7% ogni anno, in particolare in sette aree strategiche: intelligenza artificiale, informazione quantistica, neuroscienze, biotecnologia, medicina clinica, ricerca spaziale, esplorazione polare, semiconduttori. Il tutto sarà accompagnato da un controllo più stringente del settore e delle grandi aziende private del fintech. Sviluppo preannunciato dalla visita di Xi Jinping nel Guangdong alla vigilia dell'ultimo Plenum (ne avevo scritto qui) e dalla vicenda dell'ipo di Ant Group (il cui amministratore delegato si è appena dimesso nel tentativo di andare incontro al governo e trovare un compromesso nell'equilibrio dei rapporti). Si rafforzano gli sforzi anti monopolistici e la prevenzione "dell'espansione sregolata di capitali" e dovrà farlo senza contemporaneamente "uccidere" il settore. Il Partito ha intenzione anche di aumentare gli sforzi per "assicurare la qualità dei contenuti online" e "promuovere una più positiva e sana cultura digitale". L'intenzione del governo è quella di assumere una posizione centrale nel settore, come dimostra anche il lancio della moneta digitale.
La tecnologia sarà sempre più applicata anche in materia legale. Qui un'analisi di Ivan Cardillo sullo "stato di diritto" secondo Xi.
L'aumento del budget militare (qui un'analisi di Bonnie S. Glaser) cresce dello 0,2%: dal 6,6% del 2020 al 6,8% del 2021. Una crescita che i generali cinesi avrebbero voluto maggiore ma che, se unita alla riforma della guardia costiera, basta per allarmare i vicini asiatici, viste le tante contese aperte o deflagrate durante gli scorsi mesi: Taiwan e Mar Cinese meridionale, ovviamente, ma anche Senkaku/Diaoyu e il turbolento confine sinoindiano. Li ha insistito sul punto di "prontezza a combattere" per l'Esercito popolare di liberazione, anche perché dalle prime mosse di Joe Biden si intuisce che il principale teatro di contesa globale sarà proprio quello dell'Indo Pacifico. Allo stesso tempo Pechino si prepara a un maggiore scontro sul piano legale in materia di mar Cinese meridionale e mar Cinese orientale.
Sul piano diplomatico, Wang Yi ha candidato la Cina al ruolo di mediatrice sulla crisi in Myanmar e ha lanciato l'avvertimento più esplicito agli Usa sul dossier taiwanese.
Si è parlato molto anche di unità etnica e segnali in tal senso sono arrivati dalle mosse di Xi Jinping, che ha incontrato delegazioni di Mongolia interna e Qinghai. La Cina, che secondo le ultime stime potrebbe diventare la prima economia mondiale del 2028, deve innanzitutto essere forte al suo interno. Indivisibile. Ecco allora il doppio binario portato avanti sul Tibet (assimilazione e investimenti) e ancora più duramente nello Xinjiang (sul quale è stato pubblicato un nuovo report che sostiene la teoria del "genocidio", scelta lessicale su cui rimando a un recente pezzo dell'Economist).
Ed ecco l'ultima stretta su Hong Kong, dove verrà applicata una riforma elettorale che di fatto lascerà spazio solo ai "patrioti" con il potere di veto sui candidati concesso a Pechino. Il capo esecutivo Carrie Lam ha tra l'altro aperto a un possibile nuovo rinvio delle elezioni inizialmente previste per settembre 2020 e poi fissate a settembre 2021. Il processo di normalizzazione e di integrazione di Hong Kong nel sistema cinese verrà dunque portato a compimento.
Quanto accade a Hong Kong porterà inevitabilmente a qualche nuova frizione con l'Occidente, in particolare con gli Stati Uniti, è ormai chiaro, come dimostrato dalla sua diplomazia del vaccino (ne ho scritto nel dettaglio qui), che Pechino punta tutto sulla cooperazione con il Sud del mondo e con i Paesi in via di sviluppo tra Asia, Africa e America Latina. Linea confermata anche dal discorso programmatico di domenica scorsa del ministro degli Esteri Wang Yi. La ratifica dell'accordo sulla Regional Comprehensive Economic Partnership (il mega accordo commerciale che include anche Giappone, Corea del sud, Australia, Nuova Zelanda e i 10 Paesi Asean) ribadisce ancora una volta: la Cina vuole essere pronta a fare (quasi) da sola (per esempio premunendosi contro le sanzioni internazionali), o meglio senza Occidente, ma continuerà a proporsi come alfiere del multilateralismo.
Nei prossimi mesi ci sarà certamente molto spazio per la retorica, in vista del centenario del Partito Comunista del prossimo luglio. Si insisterà molto, come già da tempo, sul declino occidentale e l'ascesa asiatica (leggasi Cina).
Ma la Cina, come dimostra il "piano 2035", ha già messo a punto la sua strategia di lungo termine, nella quale il ruolo di Xi pare destinato a essere quello principale. Il presidente mira a essere ancora al suo posto quando la Cina sorpasserà economicamente gli Usa, coronando il "risveglio" di Pechino. L'orizzonte, come detto, sembra essere proprio quello del 2035 anche se il sorpasso potrebbe avvenire prima. Nel frattempo continua la nuova campagna anticorruzione volta a rafforzare ancora la posizione di Xi.
USA/CINA TRA ALASKA E QUAD. L'EUROPA SI AFFACCIA SULL'INDO PACIFICO
Segnali diplomatici tra Washington e Pechino. Previsto per il 18 marzo ad Anchorage, in Alaska, un incontro tra il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ed il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. Saranno presenti anche il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, e il direttore dell'Ufficio della Commissione Centrale degli Affari Esteri cinese, Yang Jiechi.
Non sono emersi particolari dettagli sull'agenda dell'incontro, ma il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che si parlerà anche del "genocidio degli uiguri". Anticipazione, e terminologia, che la dice lunga su quanto l'approccio di Biden in riferimento alla Cina non sarà morbido. Qui la visione del Global Times.
Prima dell'incontro in Alaska, però, Joe Biden ha tenuto i primi colloqui congiunti con i leader di Australia, India e Giappone, rafforzando la partnership Quad vista da molti come una possibile "Nato asiatica". Non è ancora, e probabilmente non sarà mai, così. Ma di certo la piattaforma quadrilaterale è uno dei modi con cui la Casa Bianca conta di imporre la sua presenza nell'Indo Pacifico. Durante l'incontro di venerdì 12 marzo si è fatto diretto riferimento all'"aggressività cinese". Si è parlato anche di cooperazione in materia di terre rare, tema cruciale per la contesa tecnologica.
L'intenzione americana è tra l'altro quella di piazzare missili e armamenti nella prima catena di isole del Pacifico come deterrente nei confronti di Pechino. Il comandante Philip Davidson ha d'altronde avvertito della possibilità che l'Esercito popolare di liberazione possa invadere Taiwan entro i prossimi sei anni.
Dal summit Quad emerge la volontà di sostenere la produzione e la distribuzione del vaccino indiano. L'India acquista i suoi primi droni armati dagli Stati Uniti, un messaggio ai vicini Pakistan e Cina.
Prima del summit Quad, grande dialogo tra Stati Uniti e Giappone. Il premier Suga Yoshihide sarà il primo leader straniero a visitare la Casa Bianca da quando è occupata Joe Biden. Segnale inequivocabile su una partnership che coinvolge la sfera difensiva, con un focus particolare sulle isole Senkaku/Diaoyu, dove il governo nipponico non esclude di mandare un contingente militare.
In una telefonata con il premier indiano Narendra Modi, Suga ha sollevato questioni scomode per la Cina: Hong Kong, Xinjiang e mar Cinese meridionale.
Biden sta dando segnali importanti a tutti i partner asiatici. Dopo anni di turbolenze e incomprensioni, Corea del sud e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo sul contributo finanziario di Seul alla presenza militare statunitense (quasi 29 mila unità). La Corea del sud aumenterà le spese di circa il 14%, percentuale considerata corretta e ben al di sotto delle pretese di Donald Trump che era arrivato a chiedere una crescita del 400%. L'annuncio è arrivato nel primo giorno delle annuali manovre militari congiunte.
Significativa anche l'agenda di Blinken e Lloyd Austin, segretario alla Difesa. Il primo sarà proprio a Tokyo e Seul, con l'obiettivo di facilitare il riavvio del dialogo trilaterale abbassando la tensione del rapporto tra Giappone e Corea del sud, del quale Trump non si era invece curato. Il secondo, oltre che a Tokyo e Seul, sarà anche in India e alle Hawaii.
C'è chi crede a una possibile collaborazione anche in materia di semiconduttori, con gli operatori di cinesi che hanno costituito un gruppo di lavoro con la controparte statunitense. Segnali in senso opposto arrivano invece dalla luce rossa accesa da un consorzio guidato da Facebook sul progetto di cavi sottomarini tra Stati Uniti e Hong Kong.
Anche gli attori europei iniziano ad affacciarsi con maggiore interesse e frequenza sull'Indo Pacifico. Qui gli intenti programmatici esplicitati dall'Unione europea, a testimonianza della ormai innegabile centralità geopolitica dell'area. Molto attive soprattutto Germania e Francia, che lanciano un segnale sul fatto che l'assertività cinese è una questione che solleva attenzione e interesse a livello globale.
GOLPE IN MYANMAR
Proseguono le proteste contro il golpe militare in Myanmar. E le violenze si intensificano. Nella sola giornata di sabato 13 marzo almeno cinque manifestanti sono stati uccisi. Due persone sono morte e diverse sono rimaste ferite durante un sit-in a Mandalay, un'altra vittima è stata registrata a Pyay mentre due uomini sono stati colpiti a morte a Yangon durante proteste di fronte a un commissariato per l'arresto di tre giovani. Due morti tra gli esponenti della Lega nazionale per la democrazia. Khin Maung Latt, 58 anni, è stato ritrovato morto nel suo appartamento dopo essere stato pestato dai militari a Yangon. Zaw Myat Linn è invece deceduto in carcere. Le forze di sicurezza hanno compiuto diversi raid notturni e contro categorie di lavoratori, in primis quelli ferroviari. Aung San Suu Kyi è stata accusata anche di corruzione.
Imbarazzo anche per l'Italia, visto il ritrovamento di munizioni italiane tra quelle utilizzate dalle forze di sicurezza.
La sensazione è che i vicini asiatici siano sempre più in difficoltà a mantenere la linea di "non interferenza". Lo dimostra la dichiarazione congiunta al summit Quad, con il quale Giappone e India si sono uniti alla richiesta di Usa e Australia di "ristabilire la democrazia". Il Myanmar ha chiesto alle autorità di New Delhi il rimpatrio di 8 dei 30 poliziotti fuggiti in India con le loro famiglie nei giorni scorsi per non obbedire agli ordini della giunta militare golpista. Singapore, primo investitore straniero in Myanmar, ha intimato ai suoi cittadini di rimpatriare. La Cina, durante il lianghui, si è proposta come possibile mediatrice.
Secondo l'Economist, il Tatmadaw è rimasto privo di opzioni, con il rischio (non calcolato) di riportare il Myanmar in una condizione di isolamento che potrebbe anche favorire la Cina.
Isolamento anche economico, con gli investimenti esteri che sono messi a serio repentaglio. Subito dopo il colpo di Stato sono cominciate le pressioni sulle imprese straniere presenti in Myanmar per recidere i loro legami con il regime militare o con entità aziendali in qualche modo a esso collegate, avviando il processo di disinvestimento. Pressioni che stanno iniziando a fare breccia dopo l'aumento delle violenze nella repressione delle proteste (38 morti nella sola giornata di mercoledì 3 marzo) che rendono più complicato proseguire su un approccio "wait and see".
Giovedì 5 marzo, le camere di commercio americana ed europea hanno rilasciato una nota in cui dichiarano che non incontreranno membri della giunta militare nonostante gli inviti. Burma Campaign UK ha pubblicato una lista di oltre 100 compagnie birmane collegate ai militari, mentre Justice for Myanmar ha chiesto ai loro partner stranieri di interrompere le relazioni. Tra questi anche Total. La compagnia petrolifera francese è presente in Myanmar dal 1992 e possiede il 31,24% del giacimento di Yadana, da cui proviene circa la metà del gas utilizzato per generare elettricità a Yangon. Total, ha aderito a una dichiarazione congiunta firmata (al 5 marzo) da 49 compagnie straniere, soprattutto occidentali. Nel documento, redatto dal Myanmar Centre for Responsible Business, si fa riferimento al rispetto di "diritti umani, democrazia e libertà fondamentali". Tra i firmatari anche Coca Cola, Facebook, H&M, Heineken, Nestle, Adidas, Carlsberg, L'Oreal, Maersk e Metro. Molte di queste aziende hanno fatto sapere di ritenere possibili dei "contraccolpi" sul proprio business nel Paese.
Il possibile "decoupling" con l'Occidente preoccupa fino a un certo punto il Tatmadaw (come viene comunemente chiamato l'esercito birmano), visto che i legami economici sono molto più forti coi vicini asiatici. Tra il 2016 e il gennaio 2021 oltre il 60% degli investimenti diretti esteri è arrivato da Singapore e Cina (Hong Kong compresa), mentre quelli Usa pesano solo lo 0,2%. Ecco perché sarà fondamentale seguire quello che faranno i vicini asiatici.
ALTRE COSE
Cina
Il tema del "troppo lavoro" in Cina è sempre di attualità, mentre uno degli attivisti che chiede maggiori tutele e diritti nel settore del food delivery è stato arrestato.
LinkedIn sospende nuove iscrizioni in Cina per "ottemperare alle legge locale".
Stop al mining di bitcoin in Mongolia interna, ma a livello nazionale l'attività è sempre molto elevata.
La campagna vaccinale cinese prosegue a rilento, in modo simile a quello che accade in diversi altri paesi asiatici.
La Russia e la Cina hanno sottoscritto un'intesa per costruire insieme una stazione spaziale sulla Luna.
Prosegue il braccio di ferro sui due cittadini canadesi detenuti in Cina dal 2018, poco dopo che Meng Wanzhou è stata a sua volta arrestata in Canada. Ora sembra che ci sia la volontà di processare i due canadesi. Qui gli ultimi sviluppi e il possibile ruolo degli Usa.
Cina/Africa/America latina
La Cina farà una donazione di vaccini contro Covid-19 al Camerun.
Il vaccino anti-Covid prodotto dalla Cina tarda ad arrivare e ora il Marocco guarda al siero russo Sputnik V e al vaccino statunitense Johnson & Johnson per proseguire la sua ambiziosa campagna di immunizzazione nazionale.
Secondo Foreign Affairs e The Conversation la diplomazia del vaccino sta aumentando influenza e soft power cinese in Africa, ma il portale specializzato China Africa non è del tutto d'accordo.
Il Messico è tra i paesi che dipende maggiormente dal vaccino cinese.
Cina/Europa
"Di fronte alle crisi e alle sfide, le relazioni Cina-Ue hanno mostrato resilienza e vitalità, inviando al mondo un messaggio positivo", ha detto il ministro degli Esteri Wang Yi durante le "due sessioni". In realtà, oltre alla questione dell'Indo Pacifico di cui abbiamo parlato sopra, c'è da registrare la dichiarazione del presidente del Consiglio europee Charles Michel sui vaccini. "Non dovremmo lasciarci ingannare dalla Cina e dalla Russia, entrambi regimi con valori meno desiderabili dei nostri, perché organizzano operazioni molto limitate ma ampiamente pubblicizzate per fornire vaccini ad altri".
L'Ucraina ha deciso di nazionalizzare il produttore di motori aerei Motor Sitch per evitare l'acquisto da parte di imprese cinesi.
Anche la Romania pare aver assunto una posizione di maggiore chiusura nei confronti di Pechino.
Taiwan
La procura taiwanese ha avviato un’inchiesta contro la compagnia cinese Bitmain Technologies, leader nello sviluppo di chip destinati al mining di criptovaluta, per aver effettuato un reclutamento illegale di 100 ingegneri taiwanesi in un settore che Taipei considera strategico e sull’accesso al quale ha posto limitazioni. Il tema dei semiconduttori è tra l'altro centrale per il ruolo di Taiwan all'interno delle catene di approvvigionamento e per la sua economia: basti pensare che a febbraio l'export taiwanese è aumentato del 9,7% proprio grazie alla domanda mondiale di chip. L'industria taiwanese soffre però in queste ultime settimane di siccità.
A proposito di tecnologia, Foxconn sposta parte della sua produzione da Cina a India, in particolare per l'assemblaggio dell'iPhone 12. Ma il colosso taiwanese non lascia la Cina, tanto che ha annunciato la costruzione di un nuovo stabilimento nella provincia dello Henan, con l'assunzione di 30 mila persone.
Segnali dagli Stati Uniti, che spingono sulla partnership trilaterale con eSwatini, unico paese africano rimasto ad avere relazioni diplomatiche ufficiali con Taipei. Così come era successo nei Paesi Bassi, il rappresentante taiwanese in Giappone è stato ricevuto dall'ambasciatore statunitense.
La Lituania simboleggia il crescente scetticismo dei paesi Baltici verso la Cina e un possibile maggiore engagement nei confronti di Taiwan.
Dopo il ban all'import di ananas taiwanesi imposto da Pechino, il governo di Taipei ha invitato (con successo) i cittadini a comprare il frutto locale. Con risultati ragguardevoli. C'è però chi chiede che la stessa attenzione venga posto sul tema degli stipendi.
Giappone
Sono passati dieci anni dal terremoto e maremoto del Tohoku che causò l'incidente della centrale nucleare di Fukushima. Tra i tanti pezzi sul tema, da leggere quello di Giulia Pompili. E ci si torna a interrogare sul ruolo dell'energia nucleare, anche di fronte alla necessità di uno sviluppo che tenga in conto una maggiore sostenibilità ambientale. Qui una panoramica su quello che è accaduto e accade in Asia in materia.
Il Cio ha dichiarato che gli atleti che parteciperanno ai Giochi Olimpici di Tokyo avranno a disposizione i vaccini cinesi, ma Tokyo ha sottolineato che il suo team non ne usurfuirà.
Interessante articolo di Fabrizio Bozzato sulle prospettive dell'estrazione di minerali strategici dal fondale oceanico. Tema che interessa diversi attori tra cui anche il Giappone.
Coree
Il procuratore generale Yoon Seok-youl si è dimesso. Potrebbe essere uno dei contendenti alla poltrona di presidente alle elezioni del 2022.
Come scrive Giulia Pompili nella sua newsletter Katane, il ministro del Territorio, infrastrutture e Trasporti, Byeon Chang-heum, si è dimesso. "Il governo Moon aveva lanciato nuove costruzioni, ma la Korea Land and Housing Corp., colosso delle costruzioni, aveva acquistato dei terreni subito prima che fossero ufficialmente destinati alle nuove costruzioni governative. Pare che abbiano avuto informazioni privilegiate", scrive Pompili.
Sempre più complicato avere informazioni sulla Corea del nord.
Cina e Corea del sud hanno aperto una nuova linea di comunicazione per evitare possibili incidenti a livello militare.
Indo Pacifico
E' arrivata al centesimo giorno la protesta dei contadini indiani contro la riforma dell'agricoltura voluta dal governo. Migliaia di agricoltori hanno bloccato con i trattori uno dei principali snodi autostradali a sud di New Delhi, sventolando bandiere e intonando slogan. Annunciato uno sciopero nazionale per il 26 marzo.
Come succede in Bangladesh, anche l'India sta politicizzando sempre di più i social media.
Nuova Delhi cerca risorse energetiche dalla Russia orientale.
Il Dalai Lama ha ricevuto a Dharamsala in India la prima dose del vaccino anti-Covid AstraZeneca.
Cina e Australia si litigano la Papua Nuova Guinea. L’impresa hongkonghese Wyw Holding Limited ha proposto a Port Moresby la costruzione di una città sull’isola meridionale di Daru, a ridosso delle acque sotto la sovranità di Canberra. Ne scrive Giorgio Cuscito.
Sud-est asiatico
Le Filippine lanciano una nuova guerra contro i "comunisti". Nuove violenze e già nove morti. Nonostante le perplessità dei diritti umani, Manila sembra pronta a riallacciare i fili del suo rapporto con l'Unione europea.
Il Laos sta riuscendo a rilanciare la sua economia (qui si spiega nel dettaglio in che modo). In Thailandia, invece, le proteste stanno avendo un impatto sugli investimenti stranieri.
Il Vietnam ha lasciato la presidenza di turno Asean al Brunei per il 2021, ma Hanoi resta un attore cruciale a livello regionale. Qui un'analisi.