Esteri
Elezioni Uk, una donna dopo Corbyn. Scotxit: subito scontro Johnson Sturgeon
Yvette Cooper, Rebecca Long-Bailey o Emily Thornberry alla guida del Labour. E' già scontro sul referendum di indipendenza in Scozia
CHI GUIDERA' I LABURISTI DOPO CORBYN? TANTE DONNE FRA POSSIBILI LEADER - Chi sarà il successore di Jeremy Corbyn? Responsabile della peggiore sconfitta laburista dal 1935, Corbyn parla di voler far trascorrere "una pausa di riflessione" prima di lasciare la guida dello storico partito della sinistra britannica. Ma anche se si bisognerà aspettare qualche mese, è chiaro ormai che servirà un nuovo leader.
E la scelta non è semplice perché la vera domanda, che investe tutta l'area socialista europea, è quale strada scegliere per ritrovare la sintonia con gli elettori, dopo che si è esaurita la "terza via" di Tony Blair e la scelta più a sinistra di Corbyn si è rivelata fallimentare. Al momento, ma è troppo presto, nessuno si è fatto avanti per reclamare lo scettro. Tuttavia sui media circolano già diversi nomi. In cima c'è quello del segretario ombra per la Brexit, Keith Starmer, un ex procuratore che ha dato filo da torcere ai conservatori sui temi dell'uscita dall'Ue.
Mentre il numero due di Corbyn, il cancelliere ombra John McDonnel, ha già fatto sapere di non essere disponibile. Ma forse la chiave per far ripartire il partito è affidarlo ad una donna. Se i conservatori hanno avuto Margaret Thatcher e Theresa May, finora il Labour è stato un partito guidato da uomini, con sole brevi eccezioni per l'interim fra una leadership e l'alta. I nomi non mancano: c'è Yvette Cooper, una delle deputate protagoniste della battaglia in parlamento sulla Brexit, che nel 2015 arrivò terza nella corsa alla leadership quando vinse Corbyn. Ma si parla anche del ministro ombra degli Esteri, l'europeista Emily Thornberry, e di Rebecca Long-Bailey, ministro ombra per l'Industria, più tiepida sul "Remain". Infine a completare la lista ci sono due donne nere, il ministro ombra dell'Interno Diane Abbott, e quella per la Parità Dawn Butler.
JOHNSON A STURGEON,'NO A SECONDO REFERENDUM INDIPENDENZA SCOZZESE'
Nel frattempo è subito tensione sulla Scotxit. "Il primo ministro ha detto chiaramente che rimane contrario ad un secondo referendum per l'indipendenza, sostenendo la maggioranza della popolazione in Scozia che non vuole tornare a divisioni ed incertezza". E' quanto ha detto un portavoce di Downing Street riferendo della telefonata di Boris Johnson alla premier scozzese Nicola Sturgeon che oggi ha riproposto la questione dell'indipendenza della Scozia - dove non hanno vinto i tories del premier - dal Regno Unito. Per Johnson "i risultati del referendum del 2014 sono decisivi e devono essere rispettati", ha detto ancora il portavoce riferendosi alla precedente consultazione in cui gli indipendentisti sono stati battuti. Ribadendo l'impegno di Johnson a "rafforzare l'unione", il portavoce ha poi detto che il premier ha sottolineato come la Brexit, che "ora lui è nella posizione di realizzare", darà "certezze alle aziende scozzese e migliorerà la vita delle persone in tutta la Scozia". "Ancora una volta la Scozia ha detto no alla Brexit", aveva detto Sturgeon commentando i risultati elettorali locali che hanno visto la netta vittoria del suo Snp.