Esteri
Gaetz alla Giustizia: così Trump sfida anche il partito repubblicano
Il 42enne Mark Gaetz è un trumpiano al 100% e rappresenta la scelta più divisiva di The Donald. Tanto che la sua investitura appare una provocazione anche nei confronti del proprio partito
Gaetz alla Giustizia: così Trump sfida anche il partito repubblicano
È stato indagato per reati sessuali, uscendone incensurato. Si è dimesso poco prima che la Camera dei Rappresentanti pubblicasse un rapporto sulla sua scarsa condotta etica. Ha sostenuto teorie suprematiste bianche e invitato un negazionista dell’Olocausto al Congresso Usa. Ha sostenuto in maniera radicale la rivendicazione di Donald Trump per ribaltare l'esito delle elezioni del 2020 e votato contro la concessione dell onorificenze americane di punta, la Congressional Gold Medal, ai poliziotti che hanno difeso Capitol Hill il 6 gennaio 2021. Last but not least, ha di recente paventato l'abolizione dell'Fbi. Ecco a voi Mark Gaetz, 42 anni, dalla Florida, proposto da Donald Trump per il ruolo di Segretario della Giustizia. O, come l’ha definito Elon Musk, la “Scure della Giustizia” repubblicana.
Gaetz, la scelta più divisiva di Trump
Eletto deputato nel 2016, figlio di Don Gaetz, già presidente del Senato della Florida, e nipote di Jerry Gaetz, senatore del Nord Dakota. Avvocato ed esponente dell'ala più a destra del Partito Repubblicano, Gaetz è stato scelto dal tycoon per il comando della giustizia Usa che dovrà nei prossimi anni decidere dei suoi numerosi processi. Ha battuto la concorrenza di diversi candidati ritenuti più moderati, come il procuratore generale del Texas Ken Paxton e Mike Lee, senatore dello Utah, che pur conservatori tutti d’un pezzo non garantivano la certezza granitica di un orientamento trumpiano al 100% richiesta da The Donald.
Ora spetterà al Senato confermare o meno Gaetz, la più divisiva delle scelte di Trump che ha sostituito con i vertici del movimento Maga il tradizionale Grand Old Party. Ai conservatori e liberali classici si sono sostituiti diversi esponenti di un populismo di destra nativista, isolazionista e ostile all’establishment tradizionale di Washington che Trump, uomo da sempre nel sistema di potere Usa, cavalca per assicurarsi una forte base di potere.
Gaetz, simbolo della Florida laboratorio della nuova destra
Gaetz è il simbolo dello Stato, la Florida, divenuta con Trump roccaforte rossa e laboratorio di questa nuova destra, saldamente dominata dai radicali che si sono presi il Sunshine State al Congresso (20 deputati su 28 e 2 senatori su 2 repubblicani) e il governatorato con Ron DeSantis. Promuovendo quel mix tra identitarismo in materia di diritti civili e sociali, libertarismo economico e populismo antisistema che hanno costituito il terreno di coltura del trumpismo. La sensazione, però, è che Gaetz sia perfino troppo. E viene il sospetto che Trump l’abbia scelto per mettere alla prova la sua base di consenso nel Partito Repubblicano.
Al Senato il partito di Trump controlla 53 seggi su 100, i democratici i rimanenti 47: se non più di tre di essi si sfileranno su Gaetz, vuol dire che ogni barriera sarà rotta e ogni nomina di The Donald prenderà la strada della formalizzazione in un partito totalmente dedicato alla sua causa. Se invece Gaetz sarà bocciato, i senatori potranno dire di aver difeso la loro libertà d’azione, rendendo più digeribili altri candidati di Trump ai loro occhi. L’obiettivo di The Donald è chiaro: smantellare il sistema che l’ha avversato, anche a costo di creare una crisi istituzionale. Gaetz avrebbe mano libera in quest’ottica ma, appunto, la scelta del deputato della Florida appare financo provocatoria, troppo anti-istituzionale per aver senso politico. Ma The Donald ci ha abituati a tutto. E fino a prova contraria l’impresentabile Gaetz è in corsa.