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Guerra, Putin ha incontrato Prighozin. Kiev: "A Bakhmut russi in trappola"
Il presidente americano in Ue per il summit dell'Alleanza atlantica a Vilnius. La Russia minaccia di colpire centrali nucleari nell'est Europa
Guerra Russia-Ucraina: Biden in Ue per la Nato frena sull'ingresso di Kiev
Nel frattempo il presidente americano Joe Biden è volato in Europa per il summit Nato di Vilnius, un nuovo test sulla sua leadership e sull'unità degli alleati, che rischia di essere minata dalle divisioni sul percorso d'ingresso di Kiev nell'Alleanza e dal veto di Turchia e Ungheria all' entrata della Svezia. Ma anche dalle critiche alla decisione del commander in chief di inviare le controverse munizioni a grappolo all'Ucraina, bandite da due terzi dei Paesi Nato perché pericolose per la popolazione civile.
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Il tour di Biden è iniziato oggi a Londra, dove è previsto l'incontro con il premier britannico Rishi Sunak a Downing Street e poi Carlo III a Windsorri. Ma l'appuntamento clou è il vertice martedì e mercoledì con i leader della Nato, presente anche la premier Giorgia Meloni.
Il presidente americano, nell'intento di evitare crepe, ha tirato una linea netta sull'Ucraina, frenando le spinte dei Paesi del fianco nordorientale per un suo rapido ingresso nell'Alleanza. Tre i motivi, spiegati in una intervista alla Cnn alla vigilia della sua partenza: "Kiev non è pronta a far parte della Nato... deve soddisfare altri requisiti", "non c'è unanimità tra i Paesi membri" e farlo ora "nel mezzo di un conflitto significherebbe entrare in guerra con la Russia", dato l'impegno alla mutua difesa "di ogni centimetro del territorio Nato".
Il presidente americano suggerisce invece di "tracciare un percorso razionale affinché l'Ucraina possa qualificarsi per poter entrare nella Nato" e promette che nel frattempo gli Stati Uniti, insieme agli alleati, continueranno a fornire sicurezza e armi all'Ucraina, "come fanno per Israele". Biden si è invece detto ottimista sull'ingresso a breve della Svezia nell'Alleanza, bloccato in particolare da Ankara, che rimprovera a Stoccolma l'ospitalità di militanti curdi e recentemente anche il corano bruciato impunemente in piazza.