Esteri
Israele-Hamas, l'ombra del gas: bloccato un maxi giacimento a largo di Gaza
Il nuovo conflitto rischia di provocare una nuova impennata dei prezzi per le forniture di gas in Europa
Israele blocca un maxi giacimento di gas, ripercussioni su Medio Oriente ed Europa
Un giacimento di gas naturale al largo delle coste di Israele e della Striscia di Gaza. Si chiama Tamar ed è una importante miniera che potrebbe giocare un ruolo nel nuovo conflitto tra Israele e Hamas. In particolare, un ruolo negativo per l'Europa. Poco dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, infatti, Chevron ha dichiarato di aver chiuso quel giacimento di gas naturale al largo delle coste israeliane per volere dei funzionari locali.
Qualche coordinata: il giacimento Tamar, situato a 15 miglia dalla costa meridionale di Israele, soddisfa il 70% del fabbisogno energetico israeliano per la produzione di energia. Ed è gestito da un colosso statunitense, la Chevron appunto. Un'interruzione prolungata potrebbe portare a un calo delle esportazioni di gas israeliano verso i paesi vicini, Egitto e Giordania, oltre a comprimere un mercato globale del gas già molto rigido.
Per il momento, Chevron continua a rifornire i suoi clienti in Israele e nella regione con il gas proveniente dalla piattaforma più grande Leviathan. Ma i primi effetti si stanno facendo sentire in Egitto e potrebbero presto farsi sentire in Europa. La chiusura di Tamar arriva proprio mentre i Paesi dell'emisfero settentrionale si avviano verso l'inverno, quando aumenta la domanda di gas naturale per riscaldare le case, una questione ancora più strategica dopo la guerra in Ucraina e le sanzioni comminate alla Russia.
I prezzi dei futures sul Dutch Title Transfer Facility - la borsa del gas di riferimento in Europa - sono balzati del 12% per raggiungere quasi 49 euro (52 dollari) per megawattora subito dopo il provvedimento del governo israeliano. Le scoperte di gas in Israele negli ultimi due decenni hanno trasformato l'economia del Paese in un esportatore di questo combustibile. Una parte delle forniture è destinata all'Egitto, che a sua volta la spinge in Europa, proprio mentre il continente cercava alternative ai flussi dei gasdotti russi.
Si alza il prezzo del gas in Europa a causa di Israele
L'interruzione del Tamar potrebbe comportare una riduzione delle spedizioni successive o dei ritardi, dopo che l'Egitto aveva previsto di riprendere le esportazioni di gas naturale liquefatto questo mese, proprio in vista dell'inverno europeo. I prezzi del gas in Europa sono aumentati dell'11%. Ad agosto, Israele ha dichiarato di voler esportare più gas da Tamar verso l'Egitto, in un contesto di rafforzamento dei legami con il suo vicino.
Ma ora l'incertezza incombe su questi piani con il nuovo conflitto, che mette in dubbio la distensione dei rapporti tra Israele ed Egitto, ma anche tra Israele e vari Paesi musulmani. Sebbene la piattaforma Leviathan rappresenti la maggior parte della fornitura totale di gas della Giordania, un'interruzione prolungata di Tamar potrebbe costringere Israele a dirottare il gas giordano prodotto a Leviathan verso il mercato interno.
Per l'Egitto, un'interruzione prolungata di Tamar ridurrebbe anche la capacità del Paese di aumentare le esportazioni di gas naturale liquefatto e guadagnare valuta forte. L'Egitto produce molto gas naturale, oltre a importarlo, e ne trasforma una parte in GNL da spedire all'estero. Le esportazioni di GNL del Cairo sono già diminuite di circa la metà nei primi nove mesi dell'anno, rispetto allo stesso periodo del 2022.
L'Agenzia Internazionale per l'Energia prevede che la domanda di gas in Egitto crescerà in media del 3,6% all'anno. Questo aumento della domanda interna di gas minaccia le ambizioni egiziane di esportazione di GNL e mette in evidenza la necessità di importare gas tramite gasdotto da Israele. L'impatto indiretto può diventare molto rilevante anche sull'Europa che rischia di restare con meno gas e senza una importante alternativa dopo aver "perso" la Russia.