Esteri

Khalifa Haftar in Cirenaica si autoproclama ‘capo unico di tutta la Libia’

Il generale si è autoconferito i pieni poteri ma la comunità internazionale ha condannato il gesto, dall’Italia alla Russia, agli Stati Uniti all’Egitto

Khalifa Haftar, in un discorso alla tv, si è autoproclamato capo della Libia. Il generale ha annunciato di “accettare il mandato del popolo libico per occuparsi del Paese”, ma il suo gesto ha ricevuto la condanna di gran parte della comunità internazionale.

Il discorso di Haftar è stato breve, e a molti osservatori è sembrata una mossa azzardata e controproducente. Nei giorni precedenti il generale aveva già parlato alla popolazione chiedendo i pieni poteri per governare su tutta la Libia e si pensava che avrebbe lasciato il tempo alle tribù e ai leader locali di pronunciarsi a riguardo. Probabilmente, capendo che il consenso non sarebbe mai arrivato, Haftar ha deciso di prendere l’iniziativa, che sembra avallata dagli alleati emiratini.

Ma a molti è sembrato un segno di debolezza, e condanne sono arrivate da Italia, Russia, Stati Uniti, Unsmil (la Missione di supporto in Libia dell’Onu), ma anche dall’Egitto.

Le difficoltà di Haftar sul terreno sono evidenti, con Tarhouna che potrebbe cadere in poche settimane, e quindi con la Tripolitania riconquistata grazie alla soluzione militare, il generale della Cirenaica ha tentato di ricompattare l'est invocando pieni poteri. Ma è proprio lì che ha creato i maggiori problemi, in particolare nel rapporto con il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aquila Saleh, che "esiste in quanto esiste l'accordo politico di Skhirat", ma che Haftar ha detto invece di considerare "morto e sepolto".

Saleh ha presentato nei giorni scorsi un proprio piano per un nuovo Consiglio presidenziale, in opposizione col progetto del generale di un consiglio misto civile-militare con un numero limitato di ministri.

Non si può ancora dire se questa mossa possa portare alla fine di Haftar: in parte dipenderà dall'esito della battaglia per il controllo di Tarhouna e in parte dalla caparbietà con cui gli Emirati arabi uniti continueranno a sostenerlo.