Esteri
Kosovo, falliti i colloqui Vucic-Kurti: nessun accordo per le targhe serbe
I ministri Crosetto e Tajani in missione a Belgrado e a Pristina per lanciare un messaggio distensivo. Si teme un'escalation di violenze
La missione si colloca sullo sfondo dell'urgenza di sottrarre la regione all'accresciuta influenza di Mosca, anche dopo l'invasione dell'Ucraina. A Belgrado prima e a Pristina poi, i due ministri hanno in programma di incontrare in modo congiunto i due leader: il presidente serbo, Aleksandar Vucic, e il premier del Kosovo, Albin Kurti. Separatamente, invece, Tajani e Crosetto vedranno i rispettivi omologhi di Esteri e Difesa. In Kosovo, è prevista anche la visita ai militari italiani impegnati in loco: il nostro Paese partecipa alla missione europea Eulex e ha il comando di quella Nato Kfor, attiva in Kosovo dal 1999.
Kosovo, un compromesso al vaglio è l'introduzione delle "targhe neutre"
Sul piano bilaterale, i rapporti tra Roma e Pristina si incardinano soprattutto su questa nostra presenza (circa 700 soldati), che Tajani ha già definito "strumento di politica estera", mentre con Belgrado si punta anche al rilancio delle relazioni, dopo l'insediamento, lì come a Roma, dei nuovi governi. Nei contatti telefonici avuti già a inizio novembre con Vucic e Kurti, il titolare della Farnesina ha ribadito "l'impegno dell'Italia per la stabilità nei Balcani". "Intendiamo svolgere un ruolo di stabilizzazione dei Balcani come grande Paese protagonista della storia nei rapporti fra i Balcani, l'Occidente e l'Europa", aveva poi aggiunto il ministro degli Esteri.
"La situazione sta degenerando", ha avvertito Crosetto, auspicando che la missione di domani contribuisca a "scongiurare" un aggravamento. La crisi è seria: Vucic ha messo l'esercito in stato d'allerta, Belgrado ha avvistato droni militari sul confine, mentre il 5 novembre i serbi impiegati nelle istituzioni pubbliche kosovare hanno dato le dimissioni in massa, chiedendo il ritiro delle disposizioni sulle targhe. Per ora, solo i rappresentanti serbi sono tornati ai loro posti in Parlamento. Continua, intanto, il lavorio diplomatico dell'Ue: oggi a Bruxelles l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, ha ricevuto Vucic e Kurti per provare a trovre un accordo.
Un compromesso al vaglio è quello di introdurre una sorta di 'targhe neutre', che non prevedano simboli o sigle nazionali del Kosovo. La normalizzazione dei rapporti Belgrado-Pristina è strettamente legata al più ampio dossier dell'adesione dei Balcani all'Ue, su cui ora pesa il contesto geopolitico creato dalla guerra russa all'Ucraina: l'equilibrismo di Vucic, tra il sostegno politico di Mosca sul Kosovo e i fondi strutturali Ue, per rilanciare l'economia appare incompatibile con possibili progressi in tema di integrazione e l'auspicio è vedere la Serbia allinearsi alla politica di sicurezza Ue, in termini di sanzioni contro la Russia. La missione nei Balcani ha in agenda anche il tema dei flussi migratori lungo la rotta balcanica, che ha visto gli arrivi passare dai 60 mila del 2021 agli oltre 100 mila già toccati nell'anno in corso: alla Serbia - che non prevede visti d'ingresso per diversi Paesi, tra cui alcuni africani - viene chiesto di allinearsi al regime di visti europeo.
Articolo a cura di Agi- Agenzia Giornalistica Italia