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L’Unione europea è pronta a un Donald Trump bis? Il rischio di una guerra commerciale è inevitabile, l'Ue è molto più debole ora che nel 2016

di Rosa Nasti

I dazi di Trump sulle esportazioni dall'Eurozona potrebbero tagliare la crescita dell’1%. Se gli Usa uscissero dalla Nato, la spesa militare Ue salirebbe di 80 miliardi.

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Le probabilità che Trump torni alla Casa Bianca sono alquanto alte, e l’Europa non resterà di certo a guardare laddove dovesse vincere le presidenziali. Ma in che modo un suo trionfo potrebbe influenzare l'economia dell'Unione? Che l'Ue sia strettamente legata agli Stati Uniti non è di certo una novità, eppure si troverebbe comunque costretta a fare i conti con le stesse ambizioni protezionistiche del tycoon, che invece si relaziona un'Ue molto più debole e "malata" rispetto al 2016. Un assaggio del suo piano? Dazi fino al 20% su tutte le importazioni estere, e per la Cina addirittura al 60%. Ma andiamo per punti.

I dazi commerciali

L'Ue dipende fortemente dagli Stati Uniti per quanto riguarda il settore delle esportazioni. Una situazione che di certo la rende vulnerabile a una possibile presidenza di Trump, che più volteha ripromesso una guerra commerciale sui dazi con la Cina, e non solo.  Il commercio Ue-Usa vale circa mille miliardi di euro all’anno. Qualsiasi aumento tariffario renderebbe troppo costose le importazioni europee, mettendo in ginocchio fino a un terzo delle nostre esportazioni. Secondo Goldman Sachs, un dazio generalizzato del 10% taglierebbe l’1% del Pil dell’Eurozona, con un impatto potenzialmente più pesante per la Germania, che già è in recessione.

Per Trump l’Europa non è altro che una "piccola Cina": un partner commerciale da cui l’America compra più di quanto vende, ed è quindi solo un deficit commerciale da ridurre. Il suo obiettivo? Azzerare questo squilibrio per riportare la produzione in casa, a scapito delle aziende europee che oggi contano sugli Usa come secondo mercato di sbocco, Italia inclusa. Insomma, in questo scenario, il rischio di una guerra commerciale Usa-Ue sembra una prospettiva alquanto inevitabile.

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Piano fiscale

Non finisce qui. Trump vorrebbe riproporre il piano fiscale di 7.800 miliardi di dollari che farebbe esplodere il debito pubblico per rinnovare i tagli fiscali che lui stesso aveva fatto nel 2017. Un taglio delle imposte sulle aziende dal 21 al 15%, quindi di ben sei punti. Risultato? Le imprese europee potrebbero spostare investimenti e posti di lavoro negli Stati Uniti, attratte da una tassazione più conveniente. Il Fondo Monetario Internazionale stima che l’Eurozona vedrebbe un calo di crescita pari a mezzo punto percentuale entro il 2030, per via dell’inevitabile fuga di capitali.

Difesa e spese militari

Sul piano della difesa, Trump alza il livello di sfida. Il suo scetticismo verso la Nato non è certo cosa nuova e le dichiarazioni sul possibile disimpegno in caso di attacco a Paesi alleati come i baltici lasciano l’Europa in una posizione di forte vulnerabilità. Il costo per compensare un’eventuale uscita degli Usa dalla difesa europea? Secondo Goldman Sachs, l'Ue dovrebbe aumentare la spesa militare di 80 miliardi di euro annui, quindi nuove tasse o  dolorosi tagli su altri fronti.

Clima e auto elettriche

E non dimentichiamo la questione ambientale: Trump, già ritiratosi dall’Accordo di Parigi nel 2017, minaccia un ritorno all’energia fossile e alla produzione di massa a scapito della sostenibilità. Dichiarazioni come “le auto elettriche sono la più grande truffa del secolo” parlano chiaro: intende cancellare i limiti introdotti da Biden per ridurre le emissioni e favorire l’elettrico. Ma questa posizione potrebbe risultare alquanto ironica, considerando che uno dei suoi principali sostenitori è Elon Musk, l’icona del settore.

Insomma, l’Europa è davvero pronta a un Trump Bis? O dovrà fare i conti con le proprie divisioni economiche, finendo per essere trascinata in un pericoloso gioco dove solo l’America esce vincente?