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La Groenlandia non è in vendita: il presidente Egede replica a Trump e guarda all’indipendenza

Trump ha dichiarato (come già nel primo mandato) di volere comprare la grande isola. L’interesse di tycoon è dovuto alle ricchezze minerarie della Groenlandia

di Francesco Crippa

La Groenlandia respinge Trump: Egede ribadisce la sovranità e accelera sull'indipendenza

“Per il nostro paese è il momento di fare un ulteriore passo”. Nel suo discorso di Capodanno, il primo ministro della Groenlandia Múte Egede ha lasciato intendere di voler accelerare il percorso verso l’indipendenza dalla Danimarca.

I quasi 60mila cittadini della più grande isola del mondo godono di una larga autonomia dal 1979, quando su concessione danese venne istituito il Parlamento groenlandese e le istituzioni necessarie all’autogoverno. In mano a Copenaghen sono rimasti solo gli affari esteri e la difesa, anche se annualmente la capitale Nuuk riceve circa 500 milioni di dollari come sostegno finanziario. Secondo Egede, in carica dal 2021 e membro del partito indipendentista Comunità del popolo, le relazioni tra Groenlandia e Danimarca sono ancora ben lungi dall’essere improntate su un piano di “piena egualità”. “Come altri paesi nel mondo, dobbiamo lavorare per rimuovere gli ostacoli, che possiamo descrivere come catene dell’era coloniale, verso la cooperazione e andare avanti”, ha detto. “Le nostre relazioni con altri paesi e i nostril scambi commerciali non possono continuare a svolgersi esclusivamente attraverso la Danimarca”.

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La strada non è impossibile, anzi. Dal 2009, in virtù di un accordo tra i due governi alla Groenlandia basta un referendum per dichiarare l’indipendenza. Il momento di indirlo sembra arrivato, col primo ministro Egede che potrebbe calendarizzarlo già questa primavera, assieme alle elezioni parlamentari di aprile. “Il lavoro per creare le condizioni per una Groenlandia indipendente è già iniziato”, ha sottolineato. “È necessario fare altri grandi passi avanti... La prossima finestra elettorale e i cittadini devono crearli”.

La fuga in avanti di Egede è arrivata pochi giorni dopo che Donald Trump ha dichiarato di voler acquistare l’isola una volta insediatosi alla Casa Bianca. La Groenlandia, dove già sorge una base militare statunitense, è una terra ricca di minerali quali oro e platino e soprattutto di terre rare, fondamentali per la realizzazione di prodotti tecnologici. Il 22 dicembre, sul suo social Truth, Trump ha scritto che “gli Usa sentono che la proprietà e il controllo della Groenlandia sono un’assoluta necessità”. Un’idea avanzata già durante il primo mandato, nel 2019. Al tempo, l’allora prima ministra di Nuuk Mette Frederiksen la bollò come “assurda”. Ora, anche Egede allontana questo scenario: “La Groenlandia è nostra. Non siamo in vendita e mai lo saremo”, ha commentato a stretto giro confermando la volontà di perseguire una indipendenza vera e propria.

Nelle stesse ore, la Danimarca ha annunciato che aumenterà la spesa per la difesa dell’isola di 1,3 miliardi di dollari. Una coincidenza temporale che il ministro danese della Difesa Troels Lund Poulsen ha definito “un’ironia della sorte”. Difficile, in ogni caso, quantificare un ipotetico prezzo di acquisto. Dopo la Seconda guerra mondiale, il presidente Harry Truman offrì un centinaio di milioni di dollari. Secondo il Washington Post, nel 2019 servivano 1,7 trilioni. Oggi probabilmente di più, ma vedendo come stanno le cose si rischia di sconfinare nella fantasia.