Esteri

La prova di forza della Cina a Taiwan è un messaggio soprattutto per gli Usa

Per Pechino meglio un blocco navale per strangolare economicamente Taipei che una complicata invasione dell'isola, che la Cina vuole reintegrare entro il 2049. Ma quale sarà la reazione degli Usa?

di Andrea Muratore

La prova di forza della Cina a Taiwan è un messaggio soprattutto per gli Usa

Grandi manovre della Cina attorno a Taiwan, che in queste ore è circondata dalla flotta della Repubblica Popolare in un esercizio volto a simulare il blocco navale dell’isola, ritenuta “provincia ribelle” da Pechino.

Novanta navi attorno l'isola, da ogni direzione, per simulare la capacità che Pechino ha di mettere in difficoltà quella che ritiene un'appendice non controllata del suo territorio. Una dottrina d'impiego militare che parla sia a Taipei che ai suoi alleati regionali, a partire dagli Stati Uniti d'America, garanti dello status quo, e mira a mostrare come Pechino possa esercitare proiezione nel suo estero vicino. In una fase tanto delicata per la geopolitica globale, con gli occhi del mondo concentrati sulla Siria e sulla guerra in Ucraina, la Cina parla ai suoi rivali in maniera alquanto esplicita: possiamo agire, potremmo farlo in qualsiasi momento, se lo faremo sarà quando altre crisi saranno aperte.

Cosa significa la prova di forza della Cina a Taiwan

Per il New York Times “la portata dello spiegamento suggerisce che la Cina non stava solo cercando di dimostrare di poter soffocare l'isola autonoma, ma anche di poter impedire agli alleati americani nella regione, come Giappone e Filippine, di intervenire in difesa di Taiwan”. Del resto, Pechino non ha a disposizione, sulla carta, né le forze da sbarco né il naviglio necessario a concentrare una forza d’urto tale da poter piegare la resistenza di Taiwan, la cui strategia di difesa, detta “dottrina del porcospino”, mira a creare una linea netta di contenimento armando fino ai denti l’isola contro le mire della Cina. Xi Jinping ha indicato il 2049 come data ultima per reincoroporare Taiwan nella Cina continentale, e mostrare di essere capace di strangolare economicamente e commercialmente Taipei potrebbe apparire un utile surrogato all’attacco militare per forzare Taiwan alla re-integrazione.

Taiwan, per Pechino meglio un blocco navale che un'invasione

La manovra in atto, la quinta in due anni, segue di poco "Joint Sword 2024B", l’esercitazione del 14 ottobre con cui la Cina ha portato i suoi giochi di guerra a pochi passi dalla costa dell’isola. Molti esperti hanno sostenuto che per Pechino il blocco dell’isola è una strategia più fattibile di un’invasione. “Un blocco, d'altro canto, è una strategia flessibile”, ha notato l’Asia Times, sottolineando che “potrebbe spaziare da sparare alle navi che hanno cercato di entrare in zone riservate pre-dichiarate all'esigere ispezioni" per arrivare “al lancio periodico di missili nelle acque vicine ai principali porti di Taiwan”. Questo delinea un contesto in cui “la Cina potrebbe imporre un blocco in modo più o meno rigido, intensificarlo o interromperlo in qualsiasi momento, a seconda di come Taipei e gli altri governi reagirebbero”.

Taiwan, il punto di contatto (e scontro) tra Cina e Usa

Un riferimento è ovviamente agli Stati Uniti, la cui presenza militare nel Pacifico sarebbe messa sotto tensione e sfidata da una strategia del genere. La Cina prende le misure preparandosi al peggio. In un contesto di “policrisi” globale, Taiwan resta il fronte più caldo. È qui che le due superpotenze vengono a contatto. E ogni evoluzione in questo contesto critico va monitorato con attenzione.