Esteri
Libia, bombardato centro detenzione migranti, 60 morti
Libia (Tajoura), fonti del governo di Tripoli puntano il dito contro le milizie del generale Khalifa Haftar
Libia, bombardato centro detenzione migranti, soccoritori: 60 morti, l'episodio a Tajoura, sotto accusa aviazione generale Haftar
Almeno 60 migranti sono morti, dopo che questa notte il centro di detenzione in cui erano rinchiusi e' stato colpito da due bombardamenti avvenuti a pochi minuti di distanza l'uno dall'altro: lo hanno denunciato fonti concordanti, in particolare dei servizi di soccorso. L'episodio si e' consumato a Tajoura, un quartiere a una ventina di chilometri a est della capitale, come hanno confermato fonti del governo di Tripoli, puntando il dito contro le milizie del generale Khalifa Haftar. Quest'ultimo da aprile continua ad alimentare scontri per conquistare Tripoli e rovesciare il governo di unita' nazionale sostenuto dall'Onu, con rischi per la popolazione locale e anche i migranti, impossibilitati a lasciare i centri di detenzione come quello di Tajoura.
In totale si tratterebbe di poco piu' di 5.800 persone, stando a dati dell'Onu. Secondo un portavoce del Servizio di emergenza, Osama Ali, il bilancio dei morti "e' solo provvisorio, e potrebbe essere destinato ad aumentare" nelle prossime ore. I soccorritori, ha detto Ali, hanno portato via i corpi di una quarantina di persone, ma il timore e' che molti altri siano sotto le macerie. Altri 80 sarebbero quelli rimasti feriti. In totale a Tajoura erano rinchiuse 150 persone, in maggioranza originarie di Eritrea, Somalia e Sudan. Inoltre molte di queste - denunciano alcuni media internazionali - erano rinchiuse a causa dei rimpatri della Guardia costiera libica finanziata dall'Unione Europea.
Alcuni attendevano di conoscere il proprio destino anche da due anni. La vicenda getta una nuova ombra sulle politiche migratorie degli Stati europei, a cui da tempo le organizzazioni umanitarie chiedono di portare via i migranti bloccati nei centri. "5.800 persone non e' un numero enorme, e' impossibile che i governi europei non riescano a trovare una soluzione", aveva dichiarato Julien Raickman, responsabile di Medici senza frontiere, in una conferenza stampa a Roma il mese scorso.
Nel mirino delle critiche sono finite anche le agenzie delle Nazioni Unite per migranti e rifugiati, dopo che domenica scorsa e' circolata la notizia della morte di 20 migranti per fame, sete e malattie nel centro di detenzione di Zintan, nel nord. L'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) si e' giustificato spiegando che a causa del conflitto armato gli operatori non possono piu' raggiungere liberamente questi luoghi. Questa notte, dopo il bombardamento di Tajoura, l'Unhcr in una nota ha condannatto l'attacco e sollecitato le parti in guerra a risparmiare i civili, i quali "non possono mai essere un obettivo".
ONU: CIVILI NON SIANO BERSAGLIO
"I civili non dovrebbero mai essere bersaglio": cosi' oggi l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), sulle notizie di un bombardamento aereo in un centro di detenzione per migranti a est di Tripoli. "Unhcr -
si legge in un messaggio diffuso via Twitter - e' estremamente preoccupato per le notizie di bombardamenti contro il centro di detenzione di Tajoura a est di Tripoli e dei resoconti su rifugiati e migranti uccisi". Secondo i servizi di soccorso locali, nei raid hanno perso la vita almeno 60 persone. Un'ottantina i feriti.
Moavero condanna il bombardamento, “Trasferire migranti sotto la tutela Onu”
"Apprendo, con sgomento, del bombardamento notturno a Tajoura, nei pressi di Tripoli, che ha colpito un centro per migranti, causando la morte di decine di persone, tra i quali donne e bambini. Un'ulteriore tragedia che mostra l'atroce impatto della guerra sulla popolazione civile". Cosi' ha commentato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, esprimendo "la netta condanna dei bombardamenti indiscriminati di aree civili" che "si accompagna all'appello a fermare un aggravarsi delle ostilita' che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione. Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e, in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite", ha concluso il ministro.