Esteri
Mali, colpo di stato: arrestati il presidente, il premier e alcuni ministri
il golpe, partito dalla capitale maliana Bamako, sembra guidato dal colonnello Diaw e arriva al culmine delle proteste popolari seguite alle contestate elezioni
Colpo di stato in Mali
Dopo mesi di proteste e manifestazioni, è in atto un colpo di stato in Mali. Le rivolte popolari, nate in seguito alle accuse di brogli alle ultime elezioni, sono state represse con la forza su ordine del presidente, Ibrahim Boubacar Keita, provocando la morte di una cinquantina di manifestanti e numerosi arresti tra studenti, lavoratori ed esponenti politici.
Dalle 8 di questa mattina, 18 agosto 2020, riecheggiano colpi di arma da fuoco per le strade della capitale, Bamako, da cui sarebbe partita l’insurrezione guidata dalle unità militari della guarnigione di stanza nella base di Kati, a nord della città. A capo del golpe ci sarebbe il colonnello Diaw.
Secondo indiscrezioni, i militari si sono impossessati delle principali infrastrutture governative e dell’emittente tv di stato Ortm, arrestando poi il presidente della Repubblica Ibrahim Boubacar Keita, il primo ministro Boubou Cissè, il presidente dell’assemblea nazionale del Mali, il capo di stato maggiore delle Forze armate, il ministro degli Esteri, Kamissa Camara, e quello dell’Economia e finanze, Abdoulaye Daffé.
Inizialmente si pensava che il presidente Keita si fosse rifugiato in un compound dell’Onu, ma alcuni soldati hanno dichiarato che "il presidente e il primo ministro sono sotto il nostro controllo. Li abbiamo arrestati a casa del presidente e sono su un veicolo blindato diretti a Kati".
La popolazione accusa il governo di corruzione, incapacità di affrontare la minaccia jihadista (la parte settentrionale del paese si trova ancora in mano a gruppi jihadisti) oltre che della crisi economica e di aver forzato i risultati delle elezioni legislative tenutesi tra marzo e aprile di quest'anno.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha discusso della crisi scoppiata in Mali con i suoi omologhi il nigeriano Mahamadou Issoufou, l'ivoriano Alassane Ouattara e il senegalese Macky Sall, e ha espresso "il suo pieno sostegno agli sforzi di mediazione in corso degli Stati dell'Africa occidentale". Il Capo dello Stato "segue da vicino la situazione e condanna il tentativo di ammutinamento in corso", ha dichiarato la presidenza francese in una nota.