Esteri

Orsini, Travaglio, Santoro: ecco chi sono i "Guerrapiattisti"

di Lapo Mazza Fontana

Perché deprecare la religione del pacifismo è necessario, ma non è sinonimo di deprecare tutti i pacifisti, neanche in ossequio al concetto di Resistenza

E qui scatta un paradosso: chi si oppone al pensiero dominante, universalmente e quadratamente banale, opta per una posizione sacrosanta, eppure se la critica al pensiero dominante è il pacifismo si casca universalmente in una peggiore banalizzazione e soprattutto in una dottrina, che è sacrosanta solo per autodefinizione, ma che in realtà è aberrante dal punto di vista del raziocinio.

Facciamo un esempio classico di paradosso all'italiana: la figura di Gino Strada. Al di là delle sue opinioni politiche personali, incarnò la figura a suo modo sacrosanta di medico coraggioso, mentre la sua professione di fede religiosa per il pacifistoidismo più ultrà toccava vette di delirio messianico cristologico, e anche pour cause, visto che un medico di guerra la guerra non può che odiarla. Ma ALLORA Gino Strada aveva ragione IPSO FACTO ad odiare la guerra e ad essere un messìa dei pacifistoidi? E qui la risposta si fa più complicata. Bisogna odiare la guerra? Bisogna essere? La risposta è vieppiù multipla:

A) Gino Strada aveva ragione ad odiare la guerra, essendo un medico che doveva curare ferite orribili, cagionate dalla guerra

B) Gino Strada non aveva ragione ad essere un pacifista a tutti i costi, perché il pacifismo è una religione e come tutte le religioni è un dogma statico che se ne infischia della realtà di fatto: anche lui ed i suoi medici venivano spesso difesi con le armi in pugno

C) Gino Strada aveva tutto il diritto di odiare la guerra e anche di essere pacifista, poiché anche le idee più surreali sono legittimate ad esistere.