Esteri
Putin non può uscire dalla Russia, ma Usa e Cina non sono obbligati a fermarlo
La giurista Chantal Meloni, che ha lavorato con il giudice italiano della Corte Rosario Aitala, spiega come si è arrivati al mandato e che cosa succede ora
Mandato di arresto per Putin, la giurista Meloni: "Non si può parlare di pace senza giustizia"
Se è vero che tutti gli Stati della Corte sono obbligati ad arrestare Putin, questo allontana le possibilità di un negoziato di pace?
"La verità è che Putin non potrà viaggiare nei prossimi anni, almeno in quei Paesi che sono parte della Corte; questo non impedisce però di intrattenere relazioni diplomatiche magari con delegazioni cinesi o altri Paesi che si recano in Russia. Inoltre io non credo che giustizia e pace possano essere in contrapposizione: di fronte alla commissione di crimini di queste dimensioni e gravità non si può parlare di pace fino a che non si passa attraverso un processo di giustizia. Allo stesso modo non si può “trattare” di pace avendo come interlocutore chi si è macchiato di così gravi responsabilità. Questo vale per Putin, Assad in Siria e molte altre situazioni in cui la storia ha riabilitato delle persone senza che giustizia sia stata fatta".
"Il mandato di arresto, poi, è aperto, e ha vigenza per sempre, a meno che non venga ritirato. Quindi anche nel caso la guerra finisse i binari rimangono paralleli: i crimini non sono cancellati, e le responsabilità – nel momento in cui esiste una Corte di diritto, indipendente e imparziale – non verranno mai cancellate".
Però Putin si è appena recato in Crimea e nel Donbass, e dal Cremlino parlano del mandato come di “carta-straccia” …
"Le mosse di Putin e le dichiarazioni della Russia non devono stupire: è assolutamente normale, nella natura del gioco delle cose, che uno Stato che non può negare la commissione dei crimini non riconosca l’autorità. È sempre così, dalla Serbia di Milošević, alla Germania nazista … . I tribunali sono sempre stati disconosciuti da coloro che sono stati incriminati".