Esteri

Salvini-Meloni divisi anche su Putin. Sovranisti Ue spaccati, Orban va a Mosca

L'unione dei due eurogruppi sovranisti (uno con la Lega e uno con Fratelli d'Italia) è ostacolata dalle diverse posizioni nei confronti della Russia

Ucraina, sovranisti divisi sulla posizione da tenere nei confronti della Russia

"Per il Partito Democratico Putin è un dittatore sanguinario... Secondo me Renzi non vale neanche un mignolo del presidente russo. Secondo voi?". Lo scriveva Matteo Salvini su Facebook, o meglio il suo team social lo scriveva sulla sua pagina, il 29 novembre 2017. Da allora sono trascorsi più di quattro anni. In mezzo c'è stato il caso Savoini, che ha gettato una luce sui presunti rapporti tra la Lega e il Cremlino, e, più di recente, la nuova crisi sull'Ucraina.

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Ora i diversi posizionamenti e sentimenti sulla Russia rischiano di creare qualche divisione nel campo sovranista italiano ed europeo. Qualche giorno fa, prima che la partita per il Quirinale entrasse nel vivo, il leader della Lega si è espresso in maniera esplicita sulla necessità di ricucire i rapporti con Mosca. "Italia ed Europa devono tornare ad avere buoni rapporti con la Russia. Ciò non significa abdicare su sovranità e diritti umani ma avere un buon rapporto con il principale fornitore di gas. Draghi ha l’autorevolezza per farlo“. Per poi aggiungere: “Sarebbe bello vedere allo stesso tavolo Russia e Stati Uniti. Non vorrei che l’immobilismo agevoli la Cina che detterà sempre di più moduli, prezzi e stili di vita. Mi piacerebbe fosse l’Italia a organizzare questo confronto Russia Usa con energia al centro del dossier“.

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Il tutto mentre gli alleati occidentali guardano con sospetto alle mosse di Mosca al confine con l'Ucraina, con gli Stati Uniti che hanno parlato a più riprese di "invasione imminente". In realtà, nelle ultime ore si starebbe cercando di riavviare la strada della diplomazia e la Russia ha risposto in forma scritta alla missiva a sua volta ricevuta dagli Usa.

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Ma il dossier è tutt'altro che raffreddato. E inizia a coinvolgere anche nuovi attori, sempre più a ovest. Per esempio l'Estonia. Il paese baltico ha denunciato un'incursione del suo spazio aereo da parte di un caccia russo. Un Su-27 sarebbe entrato senza permesso nello spazio aereo estone nei pressi dell'isola di Vaindloo, per meno di un minuto. Era già accaduto altre volte nel 2021. E 'è anche l'Italia, visto che è arrivata notizia di una flotta navale russa di passaggio attraverso il canale di Sicilia. Lo Stato Maggiore della Difesa ha specificato che non c'è stata nessuna violazione della sovranità nazionale. 

Crisi Ucraina, segnali della Russia tra Baltico e Mediterraneo

Il segnale però è chiaro, che sia voluto o non voluto. La Russia è presente a diverse latitudini e bisogna farci i conti. In caso di rottura della diplomazia ed escalation sull'Ucraina, tutti possono rischiare qualcosa. In questo scenario, il contingente sovranista cerca di capire da che parte stare. Le sensibilità sono diverse e presto bisognerebbe essere costretti a scegliere da che parte stare, nonostante i desideri di dialogo provenienti soprattutto da alcuni paesi come Germania e Italia, identificati anche dagli alleati come quelli più morbidi e sfuggenti nei confronti di Mosca.

In ambito europeo, sono proprio le divergenze sul rapporto con la Russia che frena il progetto della convergenza sovranista in unico gruppo compatto. Tradizionalmente, i polacchi sono quelli più ostili a Mosca per ovvi motivi storici e politici. Non è un elemento da poco, visto che il partito polacco di Legge e Giustizia ha un peso fondamentale all'interno dell'eurogruppo dei Conservatori e Riformisti, quello di cui fa parte Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni.

Le diverse posizioni sulla Russia tra sovranisti a trazione polacca e sovranisti a trazione Le Pen

Significativo quanto accaduto nei giorni scorsi, durante il vertice di Madrid fra i sovranisti dell'eurogruppo dei Conservatori e Riformisti e quello di Identità e Democrazia (di cui fanno parte il Rassemblement National di Marine Le Pen e la Lega di Salvini. Il documento finale, su spinta polacca, è piuttosto duro sulla Russia, anche se in modo più implicito che esplicito. Si legge che i partiti dei due gruppi "si impegnano a lavorare insieme per assicurare che le nazioni dell’Europa agiscano in solidarietà di fronte alla minaccia di aggressione esterna. Le azioni militari russe sulla frontiera orientale dell’Europa ci portano sull’orlo della guerra. Di fronte a queste minacce sono necessarie solidarietà, decisione e cooperazione”.

Ma non ci sarebbe grande condivisione all'interno delle forze che hanno partecipato al meeting. A partire proprio da Le Pen, altra figura che come noto è considerata molto vicina al Cremlino. E poi, ovviamente, c'è Viktor Orban che è forse la spina più grande che evita l'unità sovranista sul tema. Oggi, il primo ministro ungherese si trova a Mosca per incontrare Vladimir Putin. Orban ha un rapporto di amicizia con Putin nonostante la collocazione geografica e diplomatica di Budapest. L'obiettivo di Orban è ottenere un occhio di riguardo per l'Ungheria sul fronte dell'approvvigionamento di gas. 

I movimenti di Salvini e Meloni sulla Russia

Le divisioni si rispecchiano anche sul fronte italiano. Salvini, come detto, è sempre stato dialogante con Mosca. Anche se lo scorso anno in alcune occasioni la Lega aveva assunto posizioni più in linea con la posizione dominante a Bruxelles. Per esempio votando a favore di un documento proposto da un eurodeputato lituano del Ppe per “contenere la minaccia russa” e promuovere “la trasformazione della Russia in una democrazia”. 

Stessa cosa fatta da Fratelli d'Italia, che tradizionalmente però è sempre stata meno vocale sulle questioni russe. Si sa che Giorgia Meloni intravede qualche affinità col Cremlino, ma non si è mai compromessa in alcun modo. Insomma, niente casi Metropol ma neppure niente dichiarazioni passibili di essere considerate sbilanciate a favore della Russia. Anche perché FdI, come detto, fa parte dell'eurogruppo di Conservatori e Riformisti a trazione polacca.

La Lega, invece, appariva un po' compromessa sui rapporti con la Russia. Tanto che si sussurra che la vicenda possa aver giocato un ruolo nel passaggio tra fine del Conte I e inizio del Conte II, con la Casa Bianca che avrebbe perso la possibilità di lanciare il Carroccio per i chiacchierati rapporti col Cremlino. Non a caso da lì Salvini ha impresso una svolta nettamente anti cinese e, appunto, in parte con azioni anche disallineate alla Russia.

Ora, però, Salvini è tornato a chiedere il dialogo. Con delle ragioni concrete, anche. E anche Meloni di recente ha dichiarato che la Russia ha tante cose in comune con l'Europa e che il "vero pericolo" è la Cina. Ma arrivare a una posizione comune esplicita sulla postura da tenere nei confronti della Russia è tutt'altro che semplice. Le divisioni ritardano e per ora rappresentano un ostacolo importante per l'agognata e al momento irrealizzabile unione sovranista europea.

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