Esteri

Cosa non torna nella storia delle truppe nordcoreane a fianco dei russi in Ucraina

di Andrea Muratore

Circolano anche delle foto, ma non c'è nessuna conferma tramite fonti aperte. Maddaluno: "Tutte le voci sono uscite da fonti ucraine". I soldati nordcoreani sarebbero in addestramento e non al fronte

Cosa non torna nella storia delle truppe nordcoreane a fianco dei russi in Ucraina

La guerra in Ucraina continua, e negli ultimi giorni si è parlato dello schieramento di truppe nordcoreane a Kursk, nella sacca assediata da Mosca. Le foto circolanti sul web non sono però confermate tramite fonti aperte (Osint) e non c’è alcuna prova sostanziale che permetta di affermare la discesa in campo di Pyongyang. Per capire come mai è bene parlare al condizionale citando la presenza di nordcoreani sul campo Affaritaliani.it dialoga con Amedeo Maddaluno, analista geopolitico e militare di Osservatorio Globalizzazione e Parabellum.

Maddaluno, perché è lecito dubitare della presenza al fronte di Kursk delle truppe di Pyongyang?

Non abbiamo ancora la minima conferma su fonti aperte sulla presenza di nordcoreani a patto alcune immagini diffuse da canali ucraini che non è possibile definire attendibili. Sappiamo, come ricorda spesso il direttore di Parabellum Mirko Campochiari nelle sue dirette, che è più plausibile ipotizzare la presenza di un nucleo di soldati nordcoreani in addestramento in Russia ma per il resto tutte le voci, anche le più colorite, sono uscite da fonti ucraine che hanno tutto l’interesse a lanciare l’allarme per un allargamento del conflitto.

Non sarebbe la prima volta di presenze di presunti alleati esterni di Mosca al fronte poi smentite…

Non dimentichiamoci che a inizio guerra si parlava della presenza di volontari siriani e libanesi al fianco delle truppe di Mosca della cui presenza non si è mai avuto riscontro. L’idea di internazionalizzare il conflitto serve a legare, agli occhi degli Usa, la sicurezza dell’Ucraina e quella dell’Estremo Oriente, ricordando a Washington che i nemici di Kiev sono anche i suoi. A ciò si aggiungono notizie diffuse dalle spie della Corea del Sud che hanno il medesimo interesse. Parliamo di fonti non affidabili.

Cosa può esserci dietro queste voci?

Si parla di nordcoreani in campo soprattutto per colpire la sacca di Kursk occupata dagli ucraini a agosto, ma si rincorrono i condizionali. E, ribadisco, le fonti aperte ci impediscono di garantire la loro presenza sul campo. Del resto, la mia ipotesi è che non sia stato Vladimir Putin a chiedere a Kim Jong-un il sostegno con l’invio di truppe che Mosca deve riaddestrare, sfamare, equipaggiare, mettere in linea e coordinare con le sue unità in un contesto di grande divergenza linguistica. E ad esempio non abbiamo visto alcuna foto di russi con manuali di lingua coreana, che sarebbero una prova indiretta.

Integrare i nordcoreani sarebbe eccessivamente oneroso per la Russia?

L’esercito russo ha ben altro a cui pensare che a una mossa capace, peraltro, di suscitare mal di pancia tra le truppe anche solo quando è considerata un caso di studio. Non sono, a mio avviso, i russi a chiedere tutto ciò. Piuttosto, penso sia stato Kim a chiedere a Putin di addestrare delle unità nordcoreane che maggiormente ne hanno bisogno in cambio di un sostegno industriale e militare già attivo sotto forma di munizionamento, soprattutto di artiglieria.

Per che motivo?

Vedere unità nordcoreane addestrate da controparti russe e osservatori portati a vedere un campo di battaglia reale può aumentare la preparazione bellica dell’esercito di Pyongyang, da indurire alla guerra. Del resto, a Putin Kim avrebbe mandato unità ben più addestrate qualora la richiesta russa fosse stata di “carne da cannone”. Ad oggi, al di là di fantasiosi report di attori che non si sono guadagnati fama di credibilità quando parlano dei loro nemici, possiamo solo ipotizzare che ad essere in corso sia la fase di addestramento. Questo non vuol dire escludere che un domani uno schieramento di nordcoreani possa aver luogo un domani, ma tenderei a evitare di dar credito a voci frettolose a cui la stampa italiana tende troppo spesso a conformarsi acriticamente.