Esteri
Spagna, Sanchez trema: i popolari sono in rimonta
A poco più di venti giorni dal nuovo voto in Spagna, dopo che le elezioni di Aprile non hanno permesso la formazione di un nuovo governo, la situazione che si sta delineando pare volgere al brutto per il premier uscente, che forse era già convinto di avere la vittoria in tasca. Il partito popolare, infatti, che ad Aprile aveva subito una batosta storica, secondo gli ultimi sondaggi è visto in sostanziale recupero e sembra ormai a soli 6 punti percentuali dai socialisti. Il vantaggio fra i due si è praticamente dimezzato in pochi mesi. Considerando che la situazione è ancora molto in fieri e che le questioni sul tavolo sono assai spinose, prima fra tutte la difficile situazione della Catalogna, dopo la dura sentenza contro i resposnabili del referendum per la indipendenza, con condanne dai 9 ai 13 anni di galera, l’eventualità che il centrodestra possa, contro ogni pronostico, vincere le elezioni non è più vista come miraggio. Secondo un recente sondaggio di Celeste Tel istituto demoscopico valenciano la distanza tra i due partiti sarebbe addirittura sotto ai 5 punti.
Secondo gli esperti questi risultati sono dovuti principalmente alla irruzione sulla scena del nuovo partito di uno dei fondatori di Podemos, Íñigo Errejón, che avrebbe danneggiato sia i socialisti che Podemos con la sua politica estremista ( le sue proposte vanno dalla gioornata lavorativa di 4 giorni, alla riduzione drastica dei voli aerei fino alla legalizzazione della marjuana). D'altro canto si registra anche un drastico ridimensionamento della formazione di centro di Ciudadanos, altro grande vincitore delle elezioni di Aprile ( che perederebbe se si votasse oggi 15 dei 57 deputati conquistati nelle precedenti elezioni), ed un leggero arretramento del partito di destra Vox, che deve fare fronte ad importanti defezioni fra le sue file. Questi dati sembrano confermare che la Spagna dopo la grande delusione delle estenuanti e sterili trattative per la formazione del nuovo governo, vogliano punatre sui due partiti storici e tradizionali per cercare di dare maggiore stabilità ad un paese che negli ultimi 4 anni è stato chiamato alle urne 4 volte. La stessa stabilità che chiede anche il mondo delle imprese, come ha recentemente detto il presidente di Telefonica José María Álvarez-Pallete “ Quello di cui il paese ha bisogno è stabilità politica ed istituzionale. Perchè se la Spagna va bene, va bene anche l'economia e Telefonica.”
Gia proprio l'economia, che è in deciso rallentamento da alcuni mesi, è un'altra di quelle questioni che rischia di avere un peso determinante sulla scelta degli elettori il 10 Novembre. Secondo il ministero dell' Industria, nei primi otto mesi del 2019 gli investimenti esteri nel paese sono letteralmente crollati ( 6 miliardi in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno, il peggior dato degli ultimi 9 anni). Secondo l'Ocse l'economia spagnola sta rallentando il doppio rispetto al resto d'Europa. La compravendita di immobili ha avuto in Agosto un crollo del 21%, rispetto allo stesso periodo del 2018. Certo occorre dire che il paese viene da un lungo periodo di crescita ed un rallentamento è anmche fisiologico, considerando anche come la situazione generale dal punto di vista economico non è certo favorevole, ma questi dati preoccupano perchè la Spagna ha problemi strutturali di alto debito e di bassa produttività, che rendono la sua economia molto più fragile di quanto si possa pensare.
“La Spagna deve da tempo affrontare dei problemi strutturali come quello della scarsa produttività e dell'alta disoccupazione, che sono un freno alla crescita della nostra economia. Senza un governo stabile e forte che possa fare le giuste riforme, in una eventualità di rallentamento economico, la situazione rischia di degenerare” dice Rafael Pampillon, economista e professore di economia alla Università Complutense di Madrid. Sanchez che pare dimostrare una visione piuttosto ristretta, ha deciso di mettere mano alla spesa pubblica nel chiaro intento di conquistare voti alle elzioni. Per il giornale spagnolo “El confidencial”, il premier uscente avrebbe già promesso spese aggiuntive per 6600 milioni di euro “ Il premier ha promesso di alzare le pensioni e questo comporterà una spasa aggiuntiva di circa 1100 milioni all anno” dice Enrique Davesa, professore di economia all'univesrita di Valencia ed uno dei massimi esperti di spesa pensionistica del paese. Questo in un paese che ha già una deficit pesnionistico attestato a circa 17 miliardi di euro e che rischia di andare fuori controllo in pochi anni, senza interventi strutturali. Ecco allora che in quadro cosi complicato si può ben immaginare come la campagna elettorale che sta ora entrando nel vivo, sarà senza esclusione di colpi e appare chiaro che, in un simile contesto, i due vecchi partiti tradizionali possano tornare a giocare un ruolo da assoluti protagonisti. Quello che è certo che il paese non può più restare nella condizione di incertezza, in cui Sanchez pare averlo portato. E se questo verrà ben recepito da chi, ed è la maggioranza, sembra ancora indeciso od orientato per l'astensione, allora la vittoria del centrodestra potrebbe veramente essere alla portata.