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Sri Lanka sempre più vicino alla Cina: trionfo dei Rajapaksa alle elezioni

Come da previsioni, la famiglia politica srilankese dei Rajapaksa ha ottenuto la maggioranza dei voti, aumentando il potere del presidente Gotabaya

Vittoria in Sri Lanka per la famiglia politica più influente del paese, i Rajapaksa, che si è assicurata 146 dei 225 seggi del parlamento, con un record di quasi 6,8 milioni di preferenze. L’ufficialità del risultato è stata data oggi 7 agosto dalle autorità, sancendo il secondo successo elettorale in meno di un anno del partito Sri Lanka Podujana Peramuna (Slpp), guidato dai fratelli Gotabaya e Mahinda Rajapaksa, rispettivamente presidente e primo ministro dello Sri Lanka. Gotabaya Rajapaksa, infatti, era stato proclamato presidente lo scorso novembre con il 52% delle preferenze ma, non avendo la maggioranza in parlamento, ha sciolto la legislatura alla prima occasione possibile per incassare il favore crescente. 

Il messaggio dell’Slpp, infatti, incentrato su stabilità e nazionalismo, di grande presa dopo la guerra civile che ha insanguinato lo Sri Lanka dal 1983 al 2009, ha conquistato la popolazione, facendo crescere il consenso in tutti e 22 i distretti elettorali e aggiudicandosi i distretti rurali di Polonnaruwa, Kurunegala e Ratnapura, in cui è concentrata la maggioranza singalese-buddhista del paese, di cui il presidente Gotabaya Rajapaksa si è fatto portavoce e che rappresenta il 70% dell’intera popolazione singalese. Ma anche nel distretto della capitale Colombo, centro economico del paese, l'Slpp ha raggiunto quasi il 60% dei consensi e 12 seggi.

La Via della seta e i rapporti Sri Lanka-Cina

I Rajapaksa sono da sempre sostenitori dell’alleanza con la Cina e lo stesso Basil, uno dei quattro fratelli Rajapaksa attivi in politica, ha dichiarato di ispirarsi al modello del Partito comunista cinese per la gestione dello Slpp. Ormai da anni lo Sri Lanka si sta allontanando dallo storico alleato indiano in direzione di Pechino, che, per altro, è diventata il primo creditore del paese, con un debito di 5 miliardi che cresce di anno in anno.

Dopo aver aderito alla Via della Seta, infatti, lo Sri Lanka è rimasto “incastrato nella trappola del debito”, ovvero: non in essendo in grado di ripagarlo, ha iniziato a vendere alla Cina i suoi asset strategici. Esempi ne sono la costruzione e successiva concessione per 99 anni a Pechino del porto di Hambantota, e la costruzione del Colombo Port City in cui è investito circa un miliardo di dollari di una società cinese.

Uno dei motivi di tale interesse è la posizione dell’isola singalese che, così vicina all’India, potrebbe rivelarsi strategica in un eventuale conflitto tra New Dehli e Pechino.