Esteri
Taiwan 2020/ Così Han ha perso il vantaggio su Tsai. Il KMT rimpiange Gou?
Sabato 11 gennaio le elezioni presidenziali e legislative. Il candidato del KMT prova la difficile rimonta. E il partito forse rimpiange di non aver scelto Gou
"Siete felici? La vostra vita va bene adesso oppure non è migliorata? Siete preoccupati oppure no per il vostro futuro?". Han Kuo-yu ha iniziato così il suo discorso davanti alla folla numerosissima (e rumorosissima) che si è ritrovata a Ketagalan Boulevard di fronte all'ufficio presidenziale di Taipei per il rally del Kuomintang prima delle elezioni di sabato 11 gennaio. Secondo gli organizzatori hanno partecipato oltre un milione di persone. Ma al di là delle cifre, osservando l'entusiasmo dei convenuti, sembrerebbe difficile credere che per Han la vittoria alle urne sembra quantomai difficile.
Non sono mancati, ovviamente, i momenti pittoreschi, con la presentatrice Xu Shuhua vestita da Wonder Woman e una delle candidate del KMT particolarmente attenta alle politiche per i bambini che ha annunciato il suo programma tenendo in braccio una bambola. Stavolta però Han non si è esibito in interpretazioni canore come invece fa molto spesso. Nel suo discorso ha attaccato Tsai Ing-wen per aver compromesso lo sviluppo di Taiwan, sia a livello economico sia a livello internazionale, in particolare in riferimento alle relazioni con Pechino.
Insieme ad Han erano presenti il presidente del Kuomintang We Den-yih, l'ex presidente Ma Ying-jeou e diversi altri amministratori locali tra cui il sindaco di Nuova Taipei. Eppure sembra difficile che Han possa davvero battere la rivale. Qualche mese fa appariva tutto già scritto. Le difficoltà economiche, i rapporti tesi con la Cina, la perdita di alleati diplomatici e soprattutto la batosta alle elezioni locali del 2018 sembravano davvero una sentenza per Tsai e per il DPP, con il KMT pronto a tornare al potere dopo quattro anni di opposizione.
Proprio per ostacolare la figura algida di Tsai (che nel frattempo però è riuscita a reinventarsi), il KMT ha deciso di sfruttare la popolarità del ben più sanguigno Han, che proprio alle elezioni locali del 2018 era riuscito a farsi eleggere sindaco di Kaohsiung, storico feudo del DPP. La sua retorica, descritta da molti come "populista", appariva come il modo perfetto per sconfiggere i rivali promettendo il ritorno ai vecchi fasti dei tempi delle tigri asiatiche, garantendo anche un miglioramento nei rapporti con Pechino in nome del pragmatismo e della sicurezza. Per questo Han è stato preferito al molto più istituzionale Terry Gou, miliardario patron di Foxconn e più celebre imprenditore taiwanese, che era stato persino ricevuto da Donald Trump alla Casa Bianca.
Qualcosa è però andato storto. I fattori esterni, in primis la crisi di Hong Kong, hanno spostato il focus del dibattito politico dall'economia all'identità. E col tempo che passa il numero di cittadini che si sente più taiwanese che cinese è aumentato troppo per garantire una lotta ad armi pari con Tsai sull'argomento. A questo si sono aggiunte incertezze interne, sia di Han che del suo partito. La visita di Han al Liaison Office di Hong Kong ha dato la possibilità al campo avversario di dipingerlo come "amico del governo cinese", nonostante anche lui e il KMT abbiano sempre detto di rifiutare il modello "un paese, due sistemi" in funzione nell'ex colonia britannica. La polemica sulla lista di candidati del KMT, che conteneva inizialmente alcune figure controverse, ha poi segnato un altro punto a sfavore.
Han si richiama molto ai valori e ai simboli della Repubblica di Cina. A partire dalla bandiera, che ha proposto di innalzare sulle montagne più alte dell'isola, fino alla storia, lamentandosi anche nel discorso al rally di Taipei del cambiamento dei libri di scuola operato dal DPP. "Stanno cercando di cambiare le nostre radici", ha detto Han, lamentandosi del clima ostile creato dal DPP nei confronti del KMT e parlando di "democrazia a rischio": "Ma il DPP non è un coniglio innocente, è un orribile lupo. Controllano la giustizia, i media. Intanto il gap tra i ricchi e i poveri aumenta sempre di più e i giovani non riescono neppure a pagarsi gli studi. Tanti talenti sono costretti ad andare all'estero".
Parole e posizioni che nel 2018 avevano fatto presa su un pubblico molto vasto, ma che ora al massimo sembrano poter contenere i danni. Al KMT potrebbe servire presto un profondo ricambio dirigenziale e generazionale con una direzione politica più chiara e decisa. E chissà che qualcuno nel partito che fu di Sun Yat-sen e Chiang Kai-shek non si sia pentito di non aver scelto una figura più moderata come Terry Gou. Battere il nazionalismo taiwanese con il populismo di Han non sembra per niente un'impresa semplice.