Esteri

Taiwan, Giappone, Filippine, Kirghizistan-Tagikistan. Pillole asiatiche

di Lorenzo Lamperti

La settimana della (geo)politica asiatica

Sui media italiani se n'è parlato poco, ma negli scorsi giorni si sono verificati dei conflitti armati tra Kirghizistan e Tagikistan. La dinamica non è del tutto chiara (anche se qui se ne offre una ricostruzione piuttosto dettagliata) ma sembrerebbe che il confronto sia partito per l'accesso a una riserva d'acqua in uno dei lembi di terra in cui il confine tra i due paesi dell'Asia centrale è ancora oggetto di dispute. Si tratta in particolare dell'exclave tagika di Vorukh, all'interno del territorio kirghiso. Durante gli scontri, e prima del cessate il fuoco, ci sarebbero stati 41 morti e circa 250 feriti. 

Non si può dire che l'escalation fosse del tutta inattesa. A fine marzo un esponente del governo kirghiso aveva proposto in maniera provocatoria che il Tagikistan avrebbe ceduto Vorukh in cambio di un pezzo di territorio kirghiso nella provincia di Batken (che contiene l'exclave che è però il punto di terreno più fertile dell'area). L'esercito kirghiso ha condotto esercitazioni nelle vicinanze di Vorukh e in risposta il 9 aprile il presidente tagiko Emomali Rahmon si è recato in visita nell'exclave. Il Tagikistan ha poi installato delle telecamere a circuito chiuso nella zona di impianto di distribuzione dell'acqua di Golovnoy (rifornito dal fiume kirghiso Ak-Suu ma controllato dai tagiki). I lavori sono stati ostacolati dai residenti locali kirghisi, con le due parti che avrebbero cominciato a rendersi protagoniste di colluttazioni a cui si è passati alle sparatorie e al coinvolgimento di unità militari. Nelle ultime ore regge una fragile tregua. 

Per restare in Asia centrale, proprio poche ore prima dell'inizio dell'escalation Russia e Tagikistan avevano firmato un accordo per la creazione di un sistema congiunto di difesa aerea in un incontro nel quale avevano preso parte anche rappresentanti di Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan, tutti paesi che hanno già da tempo in essere accordi simili con Mosca.

 

TAIWAN "POSTO PIU' PERICOLOSO DEL MONDO"

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Ha fatto, e sta facendo, molto discutere il titolo della copertina del numero di questa settimana del The Economist, in cui si definisce Taiwan "il posto più pericoloso del mondo". Un titolo che, ancora una volta, limita i ragionamenti sulla democrazia taiwanese a un terreno di scontro tra le due potenze Stati Uniti e Cina. Il briefing del settimanale britannico non trae conclusioni sulla possibile imminenza di un conflitto, ma sottolinea l'aumento dei rischi, citando anche le dichiarazioni del ministro degli Esteri Joseph Wu sul possibile "assalto finale" dell'Esercito popolare di liberazione. Qui la risposta di Tsai Ing-wen alla copertina.

Questo titolo va esattamente nella direzione opposta di quanto suggerito nel commento già segnalato qui nelle scorse settimane di Bonnie Glaser, Richard Bush e Ryan Hass, secondo i quali non bisognerebbe aiutare la Cina a parlare troppo di una possibile invasione di Taiwan, quasi a presentarla come qualcosa di inevitabile. "Abbiamo lasciato che la Cina si prendesse Hong Kong - o meglio, la sua autonomia - senza praticamente alzare un dito, e ora stiamo suonando i tamburi di guerra per Taiwan, e tutto questo rischia di diventare una profezia che si autoavvera", ha perfettamente scritto Giulia Pompili nella sua Katane.

Qui un mio intervento su Biden, Cina e Taiwan a "Nessun luogo è lontano" su Radio 24.

Uno degli elementi di deterrenza a disposizione di Taipei è la sua leadership globale in materia di chip e semiconduttori, di cui la Tsmc è l'attore protagonista. Taiwan denuncia la campagna acquisti cinese degli ingegneri e della tecnologia legata al settore e cerca di impedirne la fuga.

Nel frattempo è stata inaugurata la nuova ammiraglia della guardia costiera, mentre le incursioni aeree dell'Esercito popolare di liberazione hanno cominciato a entrare nello spazio aereo taiwanese al largo della costa orientale.

 

CINA: IN ORBITA IL PRIMO MODULO DELLA STAZIONE SPAZIALE

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Si chiamerà Stazione spaziale cinese (Css), e sarà la prossima stazione orbitante realizzata dall'Agenzia spaziale cinese, o Cnsa. Il progetto dovrebbe concludersi nel 2022 e porterà alla realizzazione di un piccolo avamposto. Il primo modulo, Tianhe, lungo circa 18 metri è stato lanciato.

La popolazione della Repubblica Popolare si appresta a decrescere, o forse ha già cominciato a farlo (mentre i matrimoni sono ai minimi). L’aumento del tasso d’invecchiamento riduce la sopportazione domestica dei momenti di sofferenza, guerre incluse, e mette a rischio le sue ambizioni geopolitiche. Ne scrive qui Giorgio Cuscito.

Si avvicina il centenario del Partito comunista. Riapre ai pellegrinaggi l'ex residenza di Mao, mentre Xi Jinping è stato in visita nella provincia del Guangxi. L'identità nazionale è stata una parola chiave della sua visita. Stessa parola chiave che viene utilizzata sempre più spesso anche a Hong Kong.

Dopo Alibaba finisce nel mirino del Partito anche Meituan, colosso del food delivery. L'indagine per pratiche monopolistiche si inscrive all'interno di un disegno più ampio. Ne scrive qui Simone Pieranni.

 

GIAPPONE: LE DIFFICOLTA' DEL PARTITO DI MAGGIORANZA

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Brutto momento per il Partito liberaldemocratico del primo ministro Suga Yoshihide. Una nuova ondata pandemica sta creando ancora problemi sull'organizzazione dei Giochi Olimpici di luglio, mentre dalle urne arrivano netti segnali di malcontento verso l'esecutivo. Nelle elezioni locali a Nagano e Hiroshima i candidati del partito di maggioranza hanno subito sconfitte con distacchi nell'ordine della doppia cifra, mentre in quelle in Hokkaido non ha nemmeno presentato nessuno. L'ipotesi che vengano chiamate elezioni anticipate esiste, mentre c'è chi spera in un ritorno sulle scene di Abe Shinzo.

Dopo il viaggio di Suga a Washington che abbiamo raccontato nelle ultime pillole, continuano le tensioni tra Giappone e Cina, in particolare sulle Senkaku/Diaoyu. Nell'ultimo bluebook diplomatico del governo giapponese la Cina viene citata 273 volte e prosegue anche il confronto sul rilascio delle acque di Fukushima. Ma c'è una parte dell'establishment nipponico che non ha intenzione di lasciar peggiorare ulteriormente i rapporti con Pechino. Tra di loro Nikai Toshihiro, il numero due del Partito liberaldemocratico.

 

PENISOLA COREANA: STRATEGIA USA E PAPA FRANCESCO A PYONGYANG?

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L'amministrazione Biden ha terminato la revisione della politica americana verso la Corea del Nord. L'obiettivo di Washington resta la completa denuclearizzazione della penisola coreana con un approccio pragmatico e calibrato e che gli Usa non cercano di concludere un "grande accordo" con Pyongyang, come invece aveva paventato l'amministrazione Trump. Pyongyang sostiene che le nuove linee guida dimostrino "l'ostilità" statunitense e hanno avvertito di possibili ritorsioni.

Secondo il vescovo sudcoreano Lazarus You Heung-sik, guida della diocesi di Daejeon, Papa Francesco avrebbe indicato la disponibilità a recarsi in Corea del Nord quando tutti i preparativi saranno ultimati, citando la necessità di dare pace alla penisola coreana dopo decenni di divisione nazionale. L'invito di Kim Jong-un a Bergoglio risale al 2018.

L'economia della Corea del Sud è tra le prime a tornare ai livelli pre pandemici, ma dimostra ancora una crescita a due velocità.

 

SUD-EST ASIATICO

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Myanmar. Dopo il summit Asean della scorsa settimana (che qualcuno ritiene possa aver favorito la giunta militare), le forze governative hanno lanciato attacchi aerei contro i guerriglieri delle minoranze etniche in due aree del Paese. I combattimenti vanno avanti da giorni nel nord della Birmania, nel territorio controllato dall'Organizzazione per l'Indipendenza Kachin, che rappresenta la minoranza Kachin, e nell'est controllato dall'Unione Nazionale Karen. Le milizie stanno addestrando i protestanti. 

Mar cinese meridionale. Durissima uscita social del ministro degli Esteri delle Filippine, Teodoro Locsin, il quale ha scritto su Twitter "GET THE FUCK OUT" con caratteri maiuscoli per chiedere che le navi cinesi presenti nelle acque contese se ne vadano.

Convergenza tra Vietnam e Indonesia.  Il ministro della Difesa cinese Wei Fenghe ha incontrato il neo presidente vietnamita (ed ex primo ministro) Nguyen Xuan Phuc. Hanoi cerca un posizionamento autonomo all'interno della contesa tra Usa e Cina.

Rimpasto di governo in Indonesia, mentre a Singapore la successione di Lee Hsien Loong si complica.

Cina e Laos, scrive Agenzia Nova, collaboreranno per costruire una zona di sviluppo (Sdz) a basse emissioni di anidride carbonica nella capitale Vientiane, che "diventerà un progetto di riferimento per lo sviluppo sostenibile nell'ambito dell'iniziativa della Belt and Road".

 

SUBCONTINENTE: ONDATA COVID IN INDIA

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L'India è travolta da una nuova gravissima ondata Covid. Ciò non ha fermato le elezioni locali in cinque stati. Per tutto il 2020 il primo ministro Modi aveva chiesto grande attenzione da parte dei cittadini e, contrariamente ad altri leader mondiali, non aveva mai sottovalutato la situazione presentandosi in pubblico sempre in mascherina. Qualcosa è cambiato negli scorsi mesi, quando è iniziata la campagna elettorale delle elezioni locali. I partiti rivali hanno in alcuni casi sospeso la campagna elettorale, per esempio nel Bengala occidentale, ma Modi ha continuato a organizzare comizi lodando le folle presenti. Non solo. È stato consentito lo svolgimento del Kumbh Mela, un pellegrinaggio di massa indù, addirittura anticipato dal 2022 al 2021 perché le date di quest’anno erano di “buon auspicio”. Nel frattempo gli Stati Uniti sbloccano l'export di materie prime utili alla produzione di vaccini e anche altri paesi europei sono accorsi in aiuto di Nuova Delhi. Ha approfittato della situazione per offrire collaborazione anche il governo cinese. Xi Jinping ha scritto a Narendra Modi. Ne ho scritto qui. Il governo indiano ha tra l'altro ordinato a Twitter di rimuovere diversi post critici con la gestione della crisi. 

Cina e Sri Lanka si sono impegnati a un approfondimento delle relazioni militari bilaterali durante una visita del ministro della Difesa cinese Wei Fenghe.

 

AUSTRALIA-CINA, RAPPORTO AI MINIMI TERMINI. NUOVA ZELANDA A MEZZA STRADA

Scott Morrison

La decisione di annullare il memorandum of understanding con il quale lo Stato di Victoria era entrato nella Belt and Road è solo l'ultimo passo che certifica il deterioramento dei rapporti tra Australia e Cina. Nel corso del 2020, la Cina ha sospeso le importazioni di manzo, imposto tariffe dell'80,5% su quelle di orzo e lanciato un'investigazione anti dumping su quelle di vino, conclusasi con l'imposizione di tariffe tra il 116,2 e il 218,4%. La conseguenza è che nei primi tre mesi del 2021 le importazioni di vino sono crollate del 96%. 

Canberra ha appena approvato un piano decennale di spese militari da 270 miliardi di dollari. 580 milioni saranno destinati allo sviluppo di quattro basi nei territori del nord e nell'espansione delle esercitazioni militari (le prossime sono in programma ad agosto) con gli Stati Uniti e gli altri paesi del Quad. Dal punto di vista commerciale, negli scorsi giorni Australia, Giappone e India hanno ufficialmente lanciato la Supply Chain Resilience Initiative. I tre membri del Quad si impegnano a sviluppare in modo congiunto investimenti e infrastrutture nell'Indo Pacifico, diversificando e proteggendo le proprie catene di approvvigionamento dalla dipendenza nei confronti della Cina.

Complicata la posizione della Nuova Zelanda, che la settimana scorsa aveva preso le distanze dall'approccio sempre più anti cinese dei Five Eyes. Stavolta ha parlato Jacina Ardern, che per parare le critiche di chi vede in Wellington un possibile anello debole dell'alleanza. "Le differenze della Nuova Zelanda con la Cina sui diritti umani stanno diventando più difficili da conciliare", ha detto Ardern. "Ci sono alcune questioni su cui Cina e Nuova Zelanda non saranno mai d'accordo. E' una sfida che noi, e molti altri paesi nella regione dell'Indo-Pacifico, ma anche in Europa e in altre regioni, stiamo affrontando", ha proseguito, facendo riferimento anche alla repressione degli uiguri.