Esteri

Terremoto Turchia, l'italiano disperso si chiama Angelo Zen ed è un tecnico

La disperazione di chi ha perso tutto, oltre 5mila gli edifici totalmente distrutti. I morti accertati sono saliti a 4372. La potenza di cento bombe atomiche

La Farnesina è risalita all'identità del connazionale che, però, è ancora irrintracciabile in Turchia: si tratta del vicentino Angelo Zen

Dopo la forte scossa di terremoto che ha colpito Siria e Turchia, la Farnesina non è riuscita a rintracciare Angelo Zen, un connazionale della provincia di Vicenza che al momento del sisma, secondo quanto segnalato da amici, si trovava a Kahramanmaras, città turca di oltre un milione di abitanti dove lavora nel settore delle auto.

Lo ha fatto sapere il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in collegamento con il Tg3 dalla sala dell'Unità di crisi della Farnesina. "È irrintracciabile, non sappiamo dove sia né cosa gli sia accaduto", "siamo in contatto costante con la famiglia, abbiamo parlato poco fa con loro. Abbiamo avuto delega a dare tutte le informazioni, chiediamo a tutti gli organi di stampa massima riservatezza e rispetto per la famiglia", ha aggiunto il ministro, sottolineando che "le notizie sono tutte molto imprecise, non sappiamo dove fosse al momento della scossa né se si trovasse in un hotel" che si dice sia crollato. Per il resto "siamo riusciti a contattare tutti gli italiani presenti nella zona del terremoto", ha assicurato Tajani.

Già stamattina il ministro aveva detto ad Agorà Rai3, condotto da Monica Giandotti: “L’unità di crisi della Farnesina ha contattato tutti gli italiani che erano nelle zone del terremoto: erano 61 nell’area più complicata e 168 nell’area più vasta. Li abbiamo contattati tutti tranne uno che non riusciamo a rintracciare. Il fatto è che non ci sono collegamenti, quindi non sappiamo nulla di lui. Continuiamo a ricercarlo. Era per lavoro in Turchia”. Nelle ore successive si è poi risaliti all'identità del connazionale, che però continua a essere irrintracciabile.

Terremoto Turchia e Siria, l'ipotesi del doppio sisma simultaneo

In Turchia e Siria è una corsa contro il tempo per trovare persone vive sotto le macerie, in seguito al terribile terremoto di magnitudo 7.9 che ha distrutto migliaia di edifici. Sono almeno 4.372 i morti accertati dopo 24 ore dal drammatico evento. Il bilancio della sola Turchia è salito a 2.921 vittime, secondo quanto riferito da Yunus Sezer, responsabile dei servizi per le catastrofi. In totale sono stati segnalati 15.834 feriti. In Siria sono stati segnalati 1.451 morti e 3.531 feriti. Il bilancio delle vittime potrebbe salire a più di 20.000 persone: lo ha dichiarato ad AFP Catherine Smallwood, responsabile delle emergenze per l'Europa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "C'è sempre la possibilità che si verifichino altri crolli, per cui spesso vediamo che i numeri iniziali si ottuplicano", ha dichiarato aggiungendo che "purtroppo, con i terremoti si verifica sempre la stessa cosa: i rapporti iniziali sul numero di persone morte o ferite aumentano in modo significativo nella settimana successiva".

Migliaia di case sono state distrutte in seguito al terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria lasciando al freddo intere famiglie in un periodo dell'anno in cui le temperature scendono regolarmente sotto lo zero e la neve e la pioggia gelata sono comuni. Ed infatti forti tempeste di neve hanno colpito di recente anche parti della Siria e della Turchia, e si prevedono ulteriori temperature sotto lo zero. In un comunicato l'Unicef ricorda che solo in Turchia sono crollati almeno 5.606 edifici, secondo l'Agenzia turca per la gestione dei disastri e delle emergenze e si segnalano devastazioni simili nel nord della Siria.

La potenza del terremoto è stata paragonata a quella di 100 bombe atomiche. Sono divisi gli esperti sulla natura dei due terremoti che hanno scosso il sud-est della Turchia e il nord della Siria, causando almeno 4.300 morti e 19.000 feriti. Per alcuni, potrebbero essere dovuti a un fenomeno sismico "insolito" noto come "doppietta". Ad esempio, Suzan van der Lee, esperta di sismologia e docente presso la Northwestern University (Illinois, USA), ha spiegato a EFE che questo è il termine appropriato per indicare "una coppia di terremoti di magnitudo comparabile che si verificano molto vicini nello spazio e nel tempo".