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Esteri
Trump, una rivoluzione in sette giorni: muro col Messico, migranti, tortura...

Donald Trump, una rivoluzione in sette giorni. La cronologia

Un decreto dopo l'altro, memorandum a pioggia, la quasi-rottura dei rapporti con il Messico. Nella sua prima settimana di lavoro, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avuto un'attivita' frenetica: obiettivo rispettare le promesse della campagna elettorale, anche le piu' controverse; e cosi' facendo ha affossato le speranze di chi si augurava che avrebbe annacquato la sua agenda nazionalista e populista. Del resto l'aveva detto chiaramente nel suo discorso d'investitura, ripetendo la promessa fatta in maniera ossessiva in campagna elettorale: smettere di parlare e passare all'azione. Il risultato e' che nessun presidente della storia moderna degli Stati Uniti ha cominciato il suo mandato con una tale quantita' di iniziative sui temi piu' disparati e in cosi' breve tempo. Di seguito la sintesi della prima settimana, giorno per giorno, di Trump alla Casa Bianca.

20 GENNAIO: il giorno dell'investitura ha firmato un ordine per cominciare a smantellare la riforma sanitaria del suo predecessore, l'ex presidente, Barack Obama.

23 GENNAIO: lunedi', il primo giorno di lavoro effettivo alla Casa Bianca, ha ordinato di ritirare gli Usa dal Tpp, l'accordo di associazione transapacifico, che gia' in campagna elettorale aveva definito "un disastro potenziale" per gli Usa, ma che era un elemento chiave del lascito di politica commerciale nell'Asia-pacifico di Obama. Nello stesso giorno, ha firmato un ordine per proibire l'utilizzo di fondi del governo per sovvenzionare le ong che praticano o danno consigli sull'aborto (le politiche di natalita') in Paesi stranieri, riesumando una politica repubblicana che risaliva agli anni '80 ma che Obama aveva cancellato. Lunedi' ha firmato anche un terzo ordine esecutivo per bloccare nuove assunzioni nel governo federale, eccetto che per le Forze armate.

24 GENNAIO: da' il 'via libera' a due grandi progetti di oleodotto che Obama aveva congelato a causa dell'impatto sull'ambiente.

25 GENNAIO: ordine esecutivo per avviare la costruzione nel giro di "mesi" del muro alla frontiera con il Messico, una delle sue principali promesse in campagna elettorale. Trump ordina anche di creare altri centri di detenzione per clandestini, aumentare il numero degli agenti di controllo alle frontiere e interrompere i fondi federali a citta' come Chicago, New York e Los Angeles, che proteggono dall'espulsione gli immigrati irregolari. Scoppia la polemica su chi debba pagare i costi del muro, visto che per la Casa Bianca, in un modo o nell'altro, deve essere il Messico a finanziarlo. Trump e il presidente Pena Nieto si parlano venerdi', senza appianare le divergenze, ma concordando sul fatto di non tornare a parlare in pubblico del muro, almeno per il momento.

27 GENNAIO: firma al Pentagono gli ordini esecutivi per concretizzare la promessa di proibire l'ingresso dei musulmani in Usa; e di fatto trasforma la politica di asilo in parte della sua strategia contro il terrorismo e di sicurezza. I decreti ordinano la sospensione dell'accoglienza ai rifugiati per 120 giorni in modo da poter esaminare i meccanismi di accettazione e assicurarsi che gli estremisti non mettano piede sul territorio statunitense; bloccano in maniera indefinita l'ingresso di rifugiati siriani e sospendono per 90 giorni la concessione di visti a cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana con una storia di terrorismo: Libia, Sudan, Somalia, Siria, Irak, Yemen e Iran. E questo e' solo l'inizio: perche' -come ha detto in un 'tweet' una dei consiglieri della Casa Bianca, Kellyanne Conway, Trump e' un presidente "altamente energico" e "ad alto impatto"; e "Washington deve ancora adeguarsi".

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