Esteri
Ucraina, bene la pace di Santoro ma non confondere il lupo con l'agnello
La sana iniziativa rischia di diventare la solita minestra riscaldata che fa di tutta un’erba un fascio o peggio
Se va bene, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, ma di fatto, qui, mettendo sullo stesso piano l’aggressore e la vittima dell’aggressore, privando gli ucraini del diritto di reagire all’invasione russa e l’Occidente del diritto di aiutare a difendere un Paese democratico invaso. Il bilancio, già pesantissimo con 500 mila tra morti, feriti e dispersi e la distruzione di una nazione di oltre 43 milioni di abitanti che dista dall’Italia meno di 2000 Km a due ore e mezzo di volo, e l’imbocco del mondo che conta nel vicolo cieco, sollevano interrogativi allarmanti sul futuro dell’Europa e non solo.
Tutte le guerre, prima o poi, finiscono. Ma è falso dire che non ci saranno né vinti né vincitori. Ed è illusorio pensare che Putin si fermi qui, con in mano una manciata di foglie secche. Se Putin non viene fermato, gli artigli dell’orso, il totem con cui da sempre s’identifica il popolo russo, s’allungheranno a Occidente, fino a ripristinare i confini dell’Urss dopo la seconda guerra mondiale e anche oltre. Non è fantapolitica. Per Putin è stata l’Ucraina a scatenare la guerra come se non fosse il suo esercito con 500 mila uomini per lo più mercenari, con missili e carri armati, a tentare di occuparla.