Esteri

Ucraina, non solo guerra: intrecci e lotte di potere tra Biden, Zelensky e...

di Antonio Amorosi

L’Ucraina oggi è in macerie. Lo scenario prima della guerra, tra lotte di potere, oligarchi che hanno 'assunto' il figlio del presidente Biden e Zelensky che...

Ucraina, l’elezione di Biden e l’entusiasmo di Zelensky

Nel 2020 in un'intervista al New York Times Volodymyr Zelensky, già in carica in Ucraina, accolse con grande entusiasmo l'elezione del nuovo presidente Usa: "Joe Biden conosce l'Ucraina meglio del precedente presidente e aiuterà davvero a risolvere la guerra nel Donbass e a porre fine all'occupazione del nostro territorio". Gli esiti attuali sembrano condurre nella direzione opposta, il Paese è in macerie e la guerra a ridosso dell'Europa potrebbe avere esiti ancora più nefasti. 
Biden, in quel momento vice di Obama e attuale presidente degli Usa, è stato spesso associato all’Ucraina. Biden ha tentato in modo insistente di avvicinare il Paese di Zelensky alla Nato, in funzione antirussa.
In queste ore ha ripreso a circolare sui social anche la querelle sul figlio, Hunter Biden, e il suo incarico di membro del Consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, la più grande compagnia ucraina di gas naturale in mano all’oligarca Ihor Kolomoisky, che ha sostenuto Zelensky.

 

Ucraina, l’incarico al figlio di Joe Biden da parte della più grande compagnia ucraina di gas naturale


Dopo il rovesciamento del governo di Viktor Yanukovich, quello che nel 2014 per una parte degli ucraini e della comunità internazionale fu un colpo di Stato guidato dagli Stati Uniti dell'amministrazione Obama (vedi anche il film prodotto da Oliver Stone “Ucraina in fiamme” e le analisi di George Friedman, fondatore e CEO di Stratfor, privati agenti ombra della Cia), Hunter Biden accettò l’incarico di membro del Cda dell’ucraina Burisma Holdings. Per il New York Post Hunter veniva pagato con un milione di dollari all'anno, anche senza avere alcuna esperienza nel settore energetico né particolari conoscenze dell’Ucraina. Non era chiaro né il lavoro che svolgeva né i compiti.

Chissà perché?
Il New York Times ha citato in giudizio il Dipartimento di Stato per aver presumibilmente nascosto e-mail e promemoria che coinvolgevano proprio Hunter Biden e i suoi ex soci in affari, documenti che erano stati inviati o ricevuti da funzionari dell'Ambasciata degli Stati Uniti in Romania.
“Nell'e-mail del 22 novembre 2016, l'ex funzionario del Dipartimento di Stato George Kent, allora vice capo missione presso l'Ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina, ha raccontato di una discussione in cui ha spiegato l’innesto di Hunter Biden nella società ucraina Burisma Holding, guidata da Mykola Zlochevsky, che pagava a Hunter Biden 1 milione di dollari all'anno per far parte del suo consiglio”, scrive il New York Post ancora in questi giorni di guerra.
L'e-mail di Kent è stata classificata come "riservata" dall'allora ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Marie Yovanovitch ma entrambi, Kent e Yovanovitch, sono stati testimoni chiave contro l'ex presidente Donald Trump durante il suo primo processo di impeachment nel 2019. In precedenza, Kent aveva testimoniato a porte chiuse e detto "che il vero problema per me era che qualcuno a Washington aveva bisogno di coinvolgere il vicepresidente Biden in silenzio e dire che la presenza di suo figlio Hunter nel consiglio di Burisma ha minato il messaggio di anticorruzione del vicepresidente e stavamo avanzando in Ucraina".  

In soldoni, la presenza del figlio di Joe Biden nella principale compagnia ucraina indeboliva l'immagine e il messaggio di democrazia che gli Usa intendevono portare nel Paese. La vicenda era poi diventata facile preda di chi intendeva indebolire la credibilità dei Biden (il riferimento neanche troppo velato è al presidente Trump)


Ucraina, l’oligarca dietro Zelensky che poi...


L’uomo forte di Burisma Holding è Ihor Kolomoysky, uomo con tripla cittadinanza (ucraina, israeliana e cipriota) che nel 2014, subito dopo la destabilizzazione Usa del governo centrale ucraino, viene nominato governatore di Dnepropetrovsk, regione ad Est dell’Ucraina (verrà poi rimosso dall’incarico grazie a Petro Porošenko, il presidente precedente a Volodymyr Zelensky, e suo rivale nelle elezioni del 2019).

Nel 2019 si va alle urne e Zelensky è in pista. Tanti opinionisti ucraini reagiscono ridicolizzando le velleità dell’attore (un po' come è accaduto con la creatura politica di Beppe Grillo in Italia, il M5S) e anzi sottolineando i legami di Zelensky con "uno degli oligarchi più ricchi” e controversi dell'Ucraina, Ihor Kolomoisky che controlla Burisma Holding. In altre parole, i critici lo descrivevano come un dilettante allo sbaraglio in mano ad altri, la stessa lunga mano, la Burisma Holding, che aveva portato Hunter Biden nel Paese.
In quel momento i collegamenti tra Zelensky e Kolomoisky non erano irrilevanti.
Il canale tv di cui Kolomoisky è proprietario (1+1 Media Group) promuoveva attivamente la campagna elettorale di Zelensky presidente, anche perché Kolomoisky era nemico giurato di Poroshenko, l’altro candidato e presidente uscente che lo aveva rimosso dall'incarico di governatore. Si racconta che durante la campagna presidenziale Zelensky abbia girato il Paese a bordo di una Mercedes antiproiettile intestata a un suo socio in affari e allo stesso Kolomoisky. 
Nell'aprile del 2019 Zelensky vince e inserisce nel suo staff di governo Andrii Bohdan, l’avvocato personale di Kolomoisky (è stato poi sollevato dall’incarico nel 2020). 
In seguito i rapporti fra Zelensky e Kolomoisky si incrinano.
Ma una parte della popolazione considera Kolomoisky un patriota, capace di resistere all’aggressione russa ed evitare l’ulteriore destabilizzazione dell’Ucraina ad Est: le “preoccupazioni” che Zelensky avanzava all’elezione di Biden presidente.
Kolomoisky, fondatore della PrivatBank, la più grande banca commerciale in Ucraina prima che fosse nazionalizzata nel 2016, ha utilizzato le sue risorse per perseguire una personale guerra contro la Russia e gli ucraini filorussi, apostrofando anche Putin "nano schizofrenico". Una campagna, quella di Kolomoisky, senza quartiere. 

Ucraina, l’oligarca che sostiene i battaglioni considerati di estrema destra


Nella vulgata popolare si sostiene che Kolomoisky abbia investito molti milioni di dollari per creare battaglioni di volontari in difesa delle regioni dell’Est. 
Gli omicidi e le azioni di guerra erano già accaduti durante il governo pre Zelensky, con Porošenko. “Alcuni dei battaglioni privati ​ucraini hanno offuscato la reputazione internazionale del Paese", scriveva l'agenzia Reuters nel maggio 2015, "con le loro opinioni estremiste, il battaglione Azov, parzialmente finanziato da Taruta e Kolomoisky, usa il simbolo nazista Wolfsangel come logo e molti dei suoi membri sposano apertamente opinioni neo-naziste e antisemite. I membri del battaglione hanno parlato di ‘portare la guerra a Kiev’ e hanno affermato che l'Ucraina ha bisogno di ‘un dittatore forte per salire al potere che possa versare molto sangue ma unire la nazione nel processo’”.
Non proprio una medaglia all’onore per Kolomoisky o per coloro che intendono difendere l'Ucraina dai russi. 
Intanto nel 2019 l'Fbi ha iniziato a indagare Kolomoisky per crimini finanziari che coinvolgono alcuni dei suoi interessi statunitensi. I pubblici ministeri americani hanno affermato che  Kolomoisky e un partner avrebbero sottratto e truffato la PrivatBank per miliardi e riciclato parte del denaro tramite le loro partecipazioni in aziende negli Stati Uniti. 
L'anno scorso Kolomoisky è stato anche ufficialmente sanzionato dagli Stati Uniti, tra le altre cose, per aver minato la democrazia in Ucraina.

 

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