Esteri
Usa 2024, Trump-Harris: chi ha vinto la sfida sui social
Trump ha più visualizzazioni medi per video. Harris è quella cresciuta di più nei follower
Trump-Harris, equilibrio anche nella sfida social
Siamo ormai alla vigilia del voto Usa 2024 per decidere chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Ed è tempo, in attesa dei risultati, delle prime analisi sulla campagna elettorale. Uno dei principali campi dove è avvenuto lo scontro sono stati i social network ritenuti da molti uno dei fattori decisivi per il successo finale. Ed i numeri raccolti tra TikTok, X, Facebook e Instagram sono impressionanti. La superiorità in materia di post prodotti di Kamala Harris è schiacciante. Dal 1 agosto al 31 ottobre la candidata dei Democratici ha pubblicato 527 post su Instagram e 176 su TikTok. Nello stesso periodo invece il repubblicano ha postato 388 contenuti su Instagram e 43 su TikTok. La differenza è del 40% sul primo social e del 75% sul secondo, a favore della Harris.
I dati
Su Instagram come dicevamo la superiorità della produzione è per la Harris ma gli altri parametri di analisi sono per lo più a favore di Trump. L'engagement è stato del 4,6% per il repubblicano e del 5% per la democratica. L'interazione invece è pro Trump (1,1% contro il 0,87% della Harris). Il totale delle reaction è stata di 112,7 mln per Trump e di 83,6 mln per Harris.
Il vero dato a favore della candidata repubblicana è quello della crescita di follower, aumentati di 1,6 mln contro il +736 mila del repubblicano.
Su TikTok ci sono numeri per certi versi differenti
A ottobre l'account Kamala Harris ha pubblicato 126 video incassando in totale 221.7 M di visualizzazioni con una media di 1.8 M di views.
L'account TikTok di Donald Trump invece ha pubblicato 21 video incassando in totale 177.8 M di visualizzazioni con una media di 8.5 M di views.
Qui Trump vince la sfida per la crescita dei follower (+3,2 mln contro il +2,8 mln della rivale) e delle visualizzazioni complessive (530 mln contro 452 mln).
Grande discussione e attenzioni per quanto riguarda X visto il fatto che il suo proprietario, Elon Musk, si è schierato apertamente dalla parte del candidato Repubblicano.
Kamala Harris ha pubblicato più di 1000 post, quasi il triplo rispetto a quelli di Trump, rimasto sotto quota 400 ma il totale delle reazioni è l'opposto (73 mln per Trump contro i 38 mln della Harris). Ed anche l'aumento dei follower è pro repubblicani (+4,2 mln contro +653 mila).
In ultimo c'è Facebook. Sul social di Meta si ripete la situazione di X con la Harris decisamente più produttiva (942 contro 398) ma con meno reazioni (13,8 mln contro 28,2 mln). Fondamentale però è conoscere gli investimenti e da questo punto di vista i soldi spesi dalla candidata democratica sono incredibili: 61 mln di dollari negli ultmi 3 mesi contri gli 11 di Trump.
L'analisi
Il rapporto tra crescita degli account social e coinvolgimento dei follower - i dati si riferiscono solo alla giornata del 2 novembre - ci conferma da un lato l'incertezza assoluta della sfida elettorale, con i due candidati capaci di mobilitare gli entusiasmi online, dall'altro evidenziano anche un recupero di audience digitale da parte di Kamala Harris su Donald Trump. C'è da capire quanto questo sprint finale della Harris possa poi trasformarsi in una partecipazione al voto, ma è un segnale da non sottovalutare.
Questa l'analisi di Domenico Giordano, fondatore e ad di Arcadia:
"L’analisi prima ancora di consegnarci un vincitore al quale consegnare la medaglia di candidato che ha utilizzato la miglior strategia social, ci dice quando negli ultimi 15 anni si cambiato l’eco-sistema mediale delle piattaforme. Nel 2008 i candidati, in primis Barack Obama, comunicavano esclusivamente con Twitter e in parte residuale con Youtube. Nelle successive due campagne, 2012 e 2016, la centralità passo da Twitter a Facebook e nel 2020 a queste piattaforme fu aggiunto anche Instagram. La campagna in corso, invece, porta a un ulteriore trasformazione dell’eco-sistema dei social network, infatti i candidati puntano su Instagram e TikTok prioritariamente per raggiungere la fetta più ampia di utenti e a rimorchio ci sono tutte le altre piattaforme, pur se con una capacità di coinvolgimento decisamente più contenuta. Se invece a uno dei due volessimo assegnare il riconoscimento per la miglior strategia allora questo deve andare necessariamente a Donald Trump, con una duplice motivazione: la prima attiene al numero di social presidiate, infatti oltre a quelli della analisi, ci sono anche Telegram, Truth, Rumble e Reddit. La seconda, è invece legata alla coerenza tra la narrazione trumpiana e la ratio algoritmica della piattaforma. Provo a spiegarmi meglio, contrariamente a quanto si potesse ipotizzare, Trump ha utilizzato il racconto social prima di tutto per costruire e dare autenticità al suo essere ordinario, vicino e dentro la quotidianità della middle class americana, alle sue pulsioni, alle sue paure, ai suoi stili e preferenze narrativi. Chi, giusto per fare un esempio, non ricorda la foto segnaletica postata ad agosto dell’anno scorso Trump su X, l’ex Twitter, dopo il fermo e l’arresto della polizia di Atlanta per le accuse di aver provato a manipolare il voto in Georgia nel 2020. Quel post ha incassato 2 milioni di like e 330 milioni di visualizzazioni. Chi tra noi, per fare un altro esempio più recente, non ricorda la foto di Trump sul palco a Butler in Pennsylvania con l’orecchio sanguinante e il braccio al cielo dopo il fallito attentato. Una immagina diventata iconica pur se non è stata pubblicata dagli account ufficiali di Trump ma la viralità è stata invece generata direttamente dagli utenti. Così, come chi non ha in testa i balletti, ridicoli ma efficaci in questa strategia social, di Trump, le sue incursioni per friggere le patatine da McDonald, sul camion per la raccolta dei rifiuti, in qualche coffee shop o al supermercato. Trump è riuscita benissimo l’operazione autenticità, facendo collimare – agli occhi dei follower – l’identità fisica, quella televisiva e quella digitale, anche perché rispetto a Kamala Harris, ha più esperienza a integrarsi con il medium. A Kamala Harris, alla quale va riconosciuto di aver fatto un grande lavoro, questa convergenza invece è riuscita meno, vuoi per il ruolo istituzionale di Vice presidente, vuoi per una minor esperienza e vuoi anche per le circostanze non preventivate che l’hanno portata a essere la candidata democratica. Insomma, Trump dopo Obama è stato il candidato presidente che ha saputo sfruttare meglio degli altri la capacità dei social network di viralizzare i messaggi e ottenere l’attenzione degli americani. Servirà per vincere le elezioni, non è possibile affermarlo con certezza, ma è comunque un vantaggio da non sottovalutare".