Esteri
Usa, Pompeo contro il Vaticano. "Non rinnovi l'accordo con la Cina"
"A rischio l'autorità morale della Santa Sede"
Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha attaccato l'accordo tra Cina e Vaticano: se la Chiesa dovesse rinnovarlo, ha scritto in un editoriale sul sito First Things, metterebbe a rischio la sua integrità morale. Pompeo ha chiesto anche al Vaticano di schierarsi con Hong Kong.
Pochi giorni fa, il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, aveva parlato di "buone possibilità" di un rinnovo dell'accordo, dopo il via libera di papa Francesco. "La nostra intenzione è che sia prolungato, penso che si continui a adottarlo ad experimentum come si è fatto in questi due anni, in modo tale da verificare l’utilità". La proposta di accordo della Santa Sede, approvata dal Papa, è rinnovare l’accordo per «almeno» altri due anni, sempre in forma sperimentale.
L’accordo, ufficialmente, sottolinea il sito www.corriere.it, riguardava il piano "ecclesiale e religioso" e non ancora quello diplomatico: la questione delle relazioni formali interrotte nel 1951 sarà affrontata, se tutto andasse bene, in un secondo tempo. "Con la Cina, il nostro interesse attuale è quello di normalizzare il più possibile la vita della Chiesa, far sì che la Chiesa possa vivere una vita normale che per la Chiesa cattolica è anche avere relazioni con la Santa Sede e col Papa, e tutto questo naturalmente anche in uno sfondo di pacifica convivenza, di ricerca della pace e di superamento delle tensioni: la nostra prospettiva però è su questo tema ecclesiastico", spiegava ancora Parolin.
I confini tra chiesa «ufficiale» legata al Partito comunista cinese e chiesa «clandestina» sono sfumati da anni nella realtà quotidiana di milioni di cattolici: ma mentre in alcune province i rapporti sono di convivenza, in altre la situazione è peggiorata, anche a causa di norme sempre più rigide del governo centrale.
I regolamenti sulla attività religiose, ad esempio, vietano ai minorenni di andare a messa e partecipare alle attività parrocchiali: in alcune province le autorità chiudono un occhio, in altre «si trovano la polizia sulla porta delle chiese» e le famiglie non possono entrare con i bambini.
La difficoltà delle trattative era trovare un punto di equilibrio nella nomina dei vescovi e quindi nella vita della Chiesa cinese: da una parte la Cina riconosce il Papa come capo della Chiesa cattolica, con relativo potere di nominare i vescovi e insomma avere l’ultima parola; dall’altra Pechino mantiene una facoltà di controllo sui nomi.
Non mancano le resistenze, sia nell’apparato cinese sia nella parte più conservatrice della Chiesa, di cui il sito First Things è uno dei portavoce. Anche l’amministrazione Usa, fin dall’inizio, ha guardato con preoccupazione alle trattative:una preoccupazione che l'intervento di Pompeo non fa che esplicitare.