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Esteri
Usa, Trump alla Casa Bianca. Ecco come cambia il mondo. L'intervista di Affari


Qual è la sua impressione sul discorso di insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump?
"Stavamo aspettando da tre mesi di vedere un Trump un po' diverso da quello della campagna elettorale, come è sempre stato per tutti i presidenti americani che, una volta vinte le elezioni, cominciavano a correggere il tiro e a guardare a tutta la popolazione e non solo ai loro elettori. Nel discorso di insediamento, invece, abbiamo visto un Trump molto simile a quello dei tweet e dei rally elettorali. Un Trump fortemente determinato a rivolgersi al 40% della popolazione che lo apprezza e che ha votato per lui".

Un presidente "divisivo" quindi...
"Fuori dalle virgolette, a dir poco. Un Trump che, salvo alcuni cenni di circostanza all'inizio e alla fine del suo discorso, non ha tentato in alcun modo di recuperare lo steccato di divisioni che si è creato più che in altri casi in questa campagna elettorale".

Paolo Magri apePaolo Magri

Quali saranno le conseguenze per i prossimi quattro anni di amministrazione Usa?
"Di trasferire nelle piazze e nell'opinione pubblica quella divisione che già avevamo visto nel Congresso in questi anni".

Cioè?
"Siamo in una situazione paradossale. Abbiamo avuto gli anni di Obama in cui l'opinione pubblica sosteneva il presidente in larga maggioranza, ma il Congresso era nettamente diviso, e quindi paralizzato, fra democratici e repubblicani. Ora siamo in una situazione in cui, almeno sulla carta, il Congresso è fortemente sbilanciato e sotto controllo del partito repubblicano con le divisioni che c'erano nel Congresso stesso che si trasferiscono negli elettori e nell'opinioni pubblica. Divisioni fra uomini e donne, fra bianchi, latinos e neri. E questo sicuramente non aiuterà a dare una spinta coordinata e solidale al Paese".

Dal punto di vista economico Trump ha promesso una forte riduzione delle tasse soprattutto per le imprese, ce la farà?
"L'agenda domestica è il focus di questa presidenza come è emerso chiaramente anche dal discorso di insediamento. Trump sarà alle prese con un programma annunciato estremamente ambizioso: riduzione delle tasse, piano di infrastrutture, smantellamento dell'Obamacare, chiusura dei consigli e blocco dell'immigrazione. E' un programma ambizioso e difficilmente realizzabile in pieno, soprattutto se pensiamo che Ronald Reagan quando diventò presidente nel primo anno di mandato riuscì a fare solo una riforma di quelle che aveva annunciato, cioè quella fiscale con l'abbassamento della pressione fiscale. Trump in alcuni casi potrà agire con decreti presidenziali e quindi andare veloce, in altri casi però dovrà passare dal controllo e dall'approvazione del Congresso. La vera domanda è: il Congresso, controllato dai repubblicani, sarà controllato da repubblicani che votano quanto Trump propone? Perché su alcuni temi questo presidente indipendente, che di fatto ha fatto una scalata ostile al partito repubblicano, ha idee molto diverse da quelle di molti senatori e deputati repubblicani. Un caso per tutti gli investimenti nelle infrastrutture, che sono gli stessi che aveva proposto Obama durante i suoi due mandati e che il Congresso repubblicano aveva bloccato perché li aveva ritenuti spese che accrescevano il debito pubblico. E, in quanto tali, toccavano uno dei tabù del partito repubblicano".

E il rapporto Trump-Federal Reserve?
"La Fed ha sempre goduto di una discreta, non totale, indipendenza negli Stati Uniti. La Federal Reserve della Yellen è chiaramente più in orbita democratica. Detto ciò, chiunque governerà - e per i primi due anni sarà ancora la Yellen - la politica monetaria americana avrà di fronte a sé una sfida: evitare da un lato che il dollaro si apprezzi troppo, rendendo così difficili le politiche di export che Trump ha promesso, e accettare un ritorno dell'inflazione che inevitabilmente alcune politiche di Trump potrebbero creare. Inflazione o dollaro forte è l'interrogativo".

trump mappa
 

Rapporti freddi tra Trump e l'Unione europea...
"Trump è affascinato dalle presidenze imperiali e dai presidenti molto potenti ed esecutivi, quindi interagire con l'animale strano che è l'Europa - che ha alcuni poteri ma altri sono rimasti agli stati nazionali - è qualcosa di innaturale, tanto quanto lo è sempre stato per Putin che ha sempre espresso il suo fastidio per dover negoziare con un interlocutore al quale non attribuiva la forza, il potere e la capacità di implementare che attribuisce invece a se stesso. I rapporti con l'Europa per Trump vanno letti alla luce della sua politica economica e quindi dell'agenda interna. Se vuole recuperare spazi per le aziende americane e ridurre il disavanzo commerciale dell'America i due bersagli sono certamente la Cina e l'Europa, in particolare la Germania. Non è un caso che proprio alla Germania della Merkel, che ha oltre 400 miliardi di avanzo commerciale, si sono rivolti i primi strali del presidente Trump".

Trump spingerà i partiti populisti come la Le Pen in Francia, Afd in Germania e Salvini in Italia?
"Certamente Trump costituisce una stampella d'appoggio molto importante. L'America storicamente ha sempre tracciato la linea delle grandi trasformazioni della politica, sia di quella interna sia di quella economica del mondo intero. Avere un inquilino alla Casa Bianca che sostiene e implementa posizioni sugli immigrati, sulla difesa dei confini, sulla difesa dei prodotti nazionali simili a quelle delle campagne elettorali di molti partiti europei non può che dare fiato a questi partiti e rafforzare la loro fertilità".

Patto forte Usa-Gb dopo la Brexit...
"E' chiaro che Trump trova con questa Gran Bretagna, che ha deciso di richiudere i suoi confini e di rimettere al primo posto se stessa rispetto all'Europa, punti di contatto ideologici. Non è affatto detto che ciò faccia bene a Theresa May e al popolo britannico in una fase in cui si accinge a negoziare con l'Unione europea. Il sostegno di Trump, e vedremo solo in futuro quanto fattuale e concreto, potrebbe dare alla May la convinzione di avere una forza e un potere negoziale con l'Ue superiore a quello che nei fatti potrebbe concretizzarsi".

E con la Russia di Putin sarà davvero pace?
"Un rapporto meno conflittuale tra Mosca e Washington potrebbe essere nell'interesse di tutti, in primis di paesi come la Germania e l'Italia che hanno fortemente sofferto dal punto di vista economico per le sanzioni alla Russia. Se questo abbraccio, tra virgolette, comportasse però una chiusura da parte di Trump del dossier Ucraina, quindi non solo della Crimea, che verrebbe dimenticata e sacrificata in cambio di collaborazioni su altri fronti ciò sarebbe per l'Europa un grave problema".

Perché?
"Al suo interno l'Ue si spaccherebbe tra paesi aperti al dialogo con Mosca e paesi ferocemente contrari e preoccupati come quelli dell'ex blocco sovietico, Polonia e Repubbliche Baltiche in primis".

Capitolo Medio Oriente. Israele è molto felice per l'arrivo di Trump alla Casa Bianca. Cosa cambierà ora?
"Quello che ha detto Trump in queste settimane su Israele crea rassicurazioni in Netanyahu e preoccupazioni nel resto del mondo. Il Medio Oriente è sufficientemente in difficoltà per i vari fronti aperti da non aver bisogno di una riapertura di una crisi fra paesi arabi e Israele che in questi ultimi anni è stata abbastanza sopita. Trasferire la capitale di Israele a Gerusalemme, come ha annunciato di voler fare Trump, costituirebbe uno schiaffo inaccettabile per molti arabi e riaprirebbe un fronte delicato".

Che cosa farà Trump nella lotta all'Isis?
"Potrebbe essere uno dei terreni dove vedremo a breve delle azioni nuove rispetto alla strategia di Obama. Trump ha posto, anche nel discorso di insediamento, il contrasto forte e muscolare al terrorismo al centro della sua azione. Fino ad ora russi, americani, iraniani e turchi sono stati divisi nella loro strategia perché appoggiavano fronti e gruppi opposti; Trump potrebbe chiudere e dimenticare il sostegno ai curdi e ai ribelli di Assad per allinearsi a un fronte creato da Mosca che si concentra su Isis, con buona pace degli oppositori di Assad che passerebbero in secondo piano. E' tutto da vedere però come Trump possa allearsi senza resistenze interne negli Stati Uniti ad un fronte che include l'Iran, con il quale vuole bloccare l'accordo siglato due anni fa. Non solo, Teheran sostiene apertamente Hezbollah che è nella lista dei gruppi terroristici per il governo americano".

 

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