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Castello di Cigognola: tra vino e storia dell'Oltrepò Pavese, con stile

Con Gabriele Moratti – figlio di Gianmarco e Letizia – Castello di Cigognola entra in una nuova fase della sua storia. Gli ettari di proprietà sono 36, di cui 28 vitati, e si trovano a un’altitudine tra i 300 e i 350 metri s.l.m.  Gian Matteo Baldi, CEO di Stella Wines, racconta in un'intervista ad Affaritaliani.it i dettagli del progetto in cui i vigneti si circondano il castello del XII secolo sulle cime della collina dell’Oltrepò Pavese.

Gian Matteo Baldi, come e perché nasce il progetto Castello di Cigognola?

Castello di Cigognola è una proprietà che si tramanda all’interno della famiglia, ora la responsabilità è passata a Gabriele Moratti, il quale ha deciso che dovesse prendere forma un progetto che dia una sostanza concreta e attuale all’attività vitivinicola

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Con Gabriele Moratti – figlio di Gianmarco e Letizia – Castello di Cigognola entra in una nuova fase della sua storia. Gli ettari di proprietà sono 36, di cui 28 vitati, e si trovano a un’altitudine tra i 300 e i 350 metri s.l.m. I vigneti si ubicano tutt’intorno al castello del XII secolo come una corona posata sulle cime della collina dell’Oltrepò Pavese, con vitigni e cloni che traggono beneficio da diverse esposizioni. Le vigne, la cui età si attesta attorno ai 25 anni, sono allevate perlopiù a spalliera e guyot. Alla base della composizione del terreno, in cui le viti affondano le loro radici, vi sono le Marne di Sant'Agata Fossili, lo strato intermedio è invece una formazione gessoso solfifera, mentre sulle sommità di Cigognola sono visibili arenarie e conglomerati.
I vigneti sono gestiti da Gabriele Moratti e dall’AD Gian Matteo Baldi secondo un percorso di lavoro attento al vino e alla sostenibilità della filiera. Il rispetto per uomo, ambiente ed economia reale sono le pietre angolari della visione.
Il Pinot Nero, con l’eccellente maturazione fenolica che raggiunge in Oltrepò, viene messo al centro del progetto di Castello di Cigognola, che vuole dare un’espressione vera, di qualità, della terra a cui appartiene, con l’obiettivo di occupare un posto nel piccolo mondo dell’alta gamma.
Castello di Cigognola conta su 3.000 ettari di Pinot Nero distribuiti su colline serrate con pendenze molto decise che chiudono valli strette, in grado di indirizzare le correnti tra sud e nord, creando dei climat unici. A questo si aggiunge la differenza di latitudine che permette di stillare dal Pinot Nero dell’Oltrepò un’essenza di frutto più maturo, circostanza che lo rende unico e irripetibile, come ben testimonia il carattere peculiare e inimitabile dei Pás Dosè di Blanc de Noir, diversi da qualsiasi altra versione nel mondo. Pinot Nero da indagare e sperimentare nelle sue diverse forme e potenzialità, prospettiva condivisa con l’enologo Federico Staderini. Il suo supporto strategico è fondamentale anche nell’unico progetto di Pinot Nero vinificato in rosso per dare vita a un grande vino in grado di raccontare senza filtri il territorio.
La vocazione del territorio, le competenze specifiche dei suoi abitanti, la storia del paesaggio di cui il Castello di Cigognola è secolare gemma e simbolo, alimentano una visione che mira a creare un vino emblema del rispetto per il terroir da cui proviene, per chi lo produce, e per la sensibilità di chi lo consumerà.
La produzione è in regime semi-biologico, alla ricerca di un’uva pulita, integra, ma al tempo stesso scevra di sostanze chimiche aggiunte pesanti. Consulente di riferimento in tal senso è Giovanni Bigot, professore ed enologo che con il suo metodo guida i collaboratori nel monitoraggio quotidiano delle piante. Il team controlla lo sviluppo fenologico, si adopera per mantenere la sanità e l’equilibrio della pianta con il terreno e, in caso di necessità, interviene tempestivamente con le misure di minor impatto e aggressività, prediligendo soluzioni omeopatiche.
Per mettere in luce al meglio le diverse espressioni del Pinot Nero, è stato fatto un restyling significativo delle etichette della Tenuta: d’ora in avanti gli amanti del vino troveranno un’etichetta alla francese con il solo nome Moratti come griffe sui Metodo Classico e il brand Castello di Cigognola sui vini fermi.

Quanto è importante e che ruolo gioca l'elemento storico del Castello?

Vino e castello viaggiano su due binari paralleli: il progetto vino ha una sua identità precisa, poi non tutte le proprietà possono contare sulla fortuna di avere a disposizione un Castello come Cigognola che unisce storia e bellezza, dai suoi esordi fino all’ultima ristrutturazione fatta per mano dell’architetto Mongiardino.

Come si è arrivati alla scelta del Pinot nero e quale può essere il contributo di Castello di Cigognola in materia?

Oserei dire che è l’inverso, cioè: dalla constatazione che il territorio ha come cifra indicativa il Pinot Nero, per i quasi 3.000 ha che ne fanno uno dei più importanti areali dopo la Borgogna, perché le sue espressioni sono veramente identitarie sia nel metodo Classico che nelle versioni in rosso, si è deciso di costruire un progetto sfruttando le sue potenzialità. Castello di Cigognola attraverso l’identità di Moratti come maison del Metodo Classico (la vera e giusta attenzione allo stile del vino più che alla sua commerciabilità) e attraverso un progetto innovativo sul PN in rosso vuole affermare un nuovo talento sulla scena enologica

Qual è il legame col territorio dell’Oltrepò?

Bisogna distinguere tra Oltrepò inteso come riferimento geografico, geologico e Oltrepò come denominazione. Il talento dell’Oltrepò è indiscusso: i suoi terreni calcarei argillosi e le sue colline non hanno nulla da invidiare ad altre zone di grandissimo pregio mondiale. La denominazione, invece, ha sofferto di abusi e maltrattamenti per anni ed anni. Ricostruirne l’identità richiede un grandissimo lavoro di coerenza e serietà che si può fare più facilmente dissociandosi che cercando consensi.

Quali sono le caratteristiche principali della produzione?

Definizione di uno stile che deve essere identificativo anche se sempre elegante, pulito, raffinato. Tradotto in termini enologici : lavorare con uve di grandissima qualità, “pulite” ( a zero o minor impatto chimico possibile), con grandissima attenzione, puntando ad esaltare le caratteristiche del territorio attraverso una vinificazione semplice, spontanea  ma estremamente attenta e pulita.

Qual è il pubblico a cui pensate con la vostra produzione?

Tutti quelli che apprezzeranno i nostri vini, e speriamo che siano tanti, sicuramente con un palato raffinato.

Su quali mercati esteri siete presenti e su quali avete l'obiettivo di aumentare la presenza?

Siamo presenti ancora su pochi mercati, il Metodo Classico italiano fa fatica a farsi riconoscere lo status che dovrebbe meritarsi. I nostri vini rossi sono molto apprezzati in Asia (Cina, Giappone, Thailandia) e in Inghilterra. Col Metodo Classico iniziamo un nuovo percorso con determinazione e audacia. Vorrei che iniziassero a bere i nostri MC in tanti paesi esteri a partire dalla Francia, con i rossi sarà più semplice trovare delle strade.

Si parla spesso di tradizione oppure di innovazione per la produzione di vino. Voi siete più tradizionalisti o più innovativi?

Qualcuno diceva, correttamente, che la tradizione è un’innovazione riuscita... non vedo questo dilemma dicotomico : per me ogni giorno c'è un’innovazione da esplorare e al tempo stesso un esempio da seguire: l’unione dei due produce un nuovo risultato che sarà tradizionale ed innovativo. Non possiamo avere la presunzione di inventare nulla, al massimo possiamo cercare con tanto impegno e tanta fatica una nostra via , un nostro stile che citerà il passato godendo di nuance nuove.

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