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Coldiretti invita e poi caccia un professore a favore della carne sintetica
L'antropologo Franco La Cecla è stato invitato a un convegno per parlare di carne coltivata, ma a causa delle sue opinioni è stato poi allontanato. Il racconto
Coldiretti invita, per poi cacciare, un professore a favore della carne sintetica. Il racconto di Franco La Cecla
Che la politica di Coldiretti fosse polarizzata sul fronte del no - rispetto alla questione della carne sintetica - era chiaro. Certo, però, non ci si aspettava che all’interno di una realtà che unisce oltre un milione e mezzo di agricoltori non ci fosse nemmeno spazio per il dialogo. L’obiettivo dell’associazione, ovviamente, è quello di fare gli interessi degli agricoltori e degli allevatori. Ma quello che è successo a Franco La Cecla, professore di antropologia - prima invitato e poi cacciato malamente da un convegno di Coldiretti a Palermo proprio sul tema della carne coltivata - lascia piuttosto perplessi.
A raccontare l’accaduto è lo stesso professore, sulla rivista per cui collabora, Micromega. Invitato a partecipare a una grande kermesse della Coldiretti sull’argomento della carne sintetica, La Cecla risponde dicendo che “sul tema le mie posizioni sono le stesse dei compagni ambientalisti, tra cui Greenpeace, ma che mi farebbe comunque piacere dibattere la questione con una organizzazione come la Coldiretti, dato il suo peso nello scenario dell’agricoltura nazionale“.
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Così La Cecla va a Palermo, ascolta il segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo “che fa una diatriba molto articolata sui pericoli del cibo sintetico e sul significato della carne sintetica come minaccia a un’idea fondamentale di rapporto con la natura”, e poi fa il suo intervento, in cui spiega “che la Coldiretti può con la sua taglia e la sua influenza fare davvero la differenza nel contribuire a una svolta di eco-sostenibilità nel nostro Paese” e che “per essere credibili nel contestare la carne sintetica è importante che ci sia una conversione della industria zootecnica a dimensioni più gestibili, a un rapporto da piccola e media impresa che consenta una gestione meno da catena di montaggio e più da fattoria dove gli animali conducano una vita degna e dove il grande carico del bestiame non pesi sull’ambiente circostante“.