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Coronavirus, il distanziamento sociale a Firenze parte dalle buchette del vino
Una antica usanza del capoluogo toscano viene riesumata dai ristoratori per mettere in atto le misure sul distanziamento sociale
Fino ad oggi questi suggestivi angoli di Firenze erano quasi stati dimenticati, ma in tempi di Coronavirus hanno riacquistato la loro antica funzione sociale
In tempi di Coronavirus, le antiche buchette del vino, una antica tradizione del capoluogo toscano, trovano una seconda vita per la somministrazione di bevande, gelati o cibo da asporto per la loro funzione di distanziamento sociale. Quasi sempre collocate accanto agli ingressi di antichi palazzi nobiliari nel centro storico cittadino, le buchette del vino sono quelle aperture ad arco dotate di porticine di legno attraverso le quali, per circa quattro secoli, si è venduto vino a fiaschi nella città di Firenze e in diverse altre località della Toscana. Sono un’esclusiva assoluta di questo territorio e ne sono state documentate ad oggi più di 250 ancora esistenti. Fino ad oggi questi suggestivi angoli di Firenze erano quasi stati dimenticati, ma in tempi di Coronavirus hanno riacquistato la loro antica funzione sociale. In anni recenti è stata addirittura fondata l’associazione culturale Buchette del Vino, presieduta da Matteo Faglia, che ha l’intento di far conoscere, valorizzare e salvaguardare questo patrimonio unico e irripetibile. Nel passato, attraverso le buchette, venivano venduti fiaschi e bicchieri di vino. L’Associazione, negli anni, ha censito il territorio fiorentino, disseminato di buchette, arrivando a catalogarne quasi 200. Dopo la riedizione del libro di Massimo Casprini "I finestrini del vino", è stata realizzata, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, una mappa cartacea delle buchette del Centro Storico di Firenze e, con il nulla osta della Soprintendenza, l'apposizione di targhe segnaletiche in accordo con i proprietari dei palazzi storici che le ospitano. La storica gelateria Vivoli in via Isola delle Stinche, famosa in tutto il mondo per il suo gelato, nel quartiere di santa Croce a Firenze, appena ha potuto riaprire, lo ha fatto utilizzando la tipica finestrella che in passato veniva utilizzata fin dal 500 per passare il fiasco di vino. Non da meno è stata l’Osteria delle Brache della famiglia Menici, in piazza de Peruzzi, la famosa piazzetta nella quale abitava il giornalista Perozzi, interpretato da Philippe Noiret del film Amici Miei, che ha da subito riutilizzato la buchetta per servire drink da asporto (foto dell’articolo) abbinata alle famose focaccine Atelier, composte da due strati sottilissimi di impasto, brevettata cinquanta anni fa dalla nonna Roberta. Tra le buchette più conosciute e caratteristiche c’è senz’altro quella di palazzo Antinori, in via del Trebbio, utilizzata fin dal Rinascimento dalla celebre dinastia toscana del vino, quella di palazzo Capponi, in via de Bardi, a pochi passi da Ponte Vecchio, anch’essa utilizzata dalla nobile famiglia fiorentina produttrice di vino Chianti, nella quale è specificato anche sulla lapide in pietra l’orario di apertura, “Cantina – Sta aperta dalle 9 alle 5”, quella palazzo di Palazzo Bartolini Salimbeni in via del Giglio (una trasversa di via Panzani) e quella su Palazzo Ricasoli Firidolfi, in via Maggio.