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ANBI, registrato in Italia il più alto numero di eventi meteorologici estremi dall’Osservatorio sulle Risorse Idriche

Vincenzi (ANBI): “In totale i Paesi mediterranei sono stati vittime del 73% dei fenomeni più violenti, che si sono abbattuti su una vasta porzione di territorio”

​​​​​ di Redazione

ANBI, l’Osservatorio sulle Risorse Idriche ha classificato l’Italia come Paese europeo con il maggior numero di eventi meteorologici estremi: 73% dei più violenti nel Mediterraneo

L’Italia conquista un triste primato: nel mese di marzo è stato il Paese europeo con il maggior numero di eventi meteorologici estremi, tra tornado, nubifragi e grandinate anomale. Su un totale di 318 fenomeni registrati tra Europa, Asia Minore e Nord Africa, ben 107 – circa il 34% – si sono verificati nel nostro Paese. A riferirlo è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che sottolinea come i Paesi dell’area mediterranea abbiano subito complessivamente il 73% degli eventi più violenti, con Spagna e Grecia subito dopo l’Italia.

In totale, quindi, questi Paesi mediterranei sono stati vittime del 73% dei fenomeni più violenti, che si sono abbattuti su una vasta porzione di territorio, suddivisa in tre continenti", evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI. "E’ un’ulteriore testimonianza di quanto sia urgentemente attuale il nostro appello all’EuroParlamento, affinché il tema della gestione idrica nei Paesi del Sud Europa goda di specifica attenzione nella nuova visione agricola ed ambientale della UE,  confermandosi, ancora una volta, come siccità e rischio idrogeologico siano facce di una stessa medaglia. Le aree mediterranee si confermano le più esposte alla crisi climatica accentuandone, come in Italia, la fragilità del territorio”.

Oltre agli eventi estremi, a preoccupare è anche la persistente crisi idrica. In molte zone d’Italia, il mese di marzo non è bastato a ripristinare le riserve idriche, già compromesse da lunghi periodi di siccità. In Sicilia, ad esempio, gli invasi trattengono appena il 53% della capacità disponibile, con aree dove le piogge sono state irrisorie, come nell’Agrigentino. Peggiore è la situazione nel Palermitano, dove alcuni bacini non raggiungono nemmeno il 30% della capienza.

Anche la Sardegna presenta forti disomogeneità: mentre i bacini del Nord sono pieni, quelli del Sulcis e del Flumendosa restano in grave deficit. Situazione allarmante pure per Puglia e Basilicata, dove, nonostante una recente crescita degli afflussi, i volumi restano molto inferiori rispetto allo scorso anno: in Capitanata, ad esempio, il livello

Nel Settentrione, le abbondanti precipitazioni hanno favorito un recupero delle riserve idriche, soprattutto in Veneto e Piemonte, dove si registrano surplus pluviometrici anche superiori al 100%. Tuttavia, le portate fluviali restano in diversi casi sotto la media stagionale, come per l’Adige, il Brenta e il Bacchiglione.

Il lago di Garda ha raggiunto livelli massimi, mentre il lago Maggiore sfiora il pieno. In Lombardia, però, permane un deficit di neve (-13,5%) che incide sul bilancio idrico complessivo. Nel Centro Italia si registra un generale calo dei livelli idrici. In Umbria, nonostante un marzo più piovoso della norma, il lago Trasimeno e i principali fiumi mostrano livelli in diminuzione. Stesso scenario nel Lazio, dove il fiume Tevere ha perso il 56% della portata in una sola settimana. Anche in Toscana i principali corsi d’acqua sono sotto la media, eccetto la Sieve, che segna un +170% rispetto ai dati degli ultimi 15 anni.

Non vogliamo essere catastrofisti", conclude Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, "ma servono azioni concrete e coordinate. Non possiamo più permetterci una gestione idrica frammentata in un contesto di crescente instabilità climatica”. L’ANBI ribadisce l’urgenza di politiche europee mirate per i territori mediterranei, dove siccità e rischio idrogeologico stanno diventando la nuova normalità.