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ANBI: uno sciame alluvionale attraversa l'Italia

di Redazione

Vincenzi (ANBI): "Senza un'assunzione di responsabilità collettiva verso la fragilità del nostro territorio nuove emergenze sono dietro l'angolo"

In Lombardia, il fiume Adda tocca una portata di 177 metri cubi al secondo, superiore quantomeno a quella del siccitoso 2022; grazie all’incremento dei volumi invasati nei grandi laghi ed in quelli alpini, il deficit nelle riserve idriche si riduce al 22,5% benchè superi il 43% in quelle nivali. Tornano a scendere i livelli dei fiumi liguri. In Veneto, l’Adige continua a crescere, così come la Brenta; calano invece Piave e Livenza. Le portate del fiume Po, nonostante un forte ridimensionamento rispetto alle recenti “morbide”, si mantengono in Piemonte al di sopra delle medie storiche (a Torino, 233 metri cubi al secondo rispetto ad una media mensile di mc/s 151,3 cioè +54%). 

In Emilia Romagna e Lombardia, invece, le portate risultano in netto calo (a Piacenza e Cremona sono più che dimezzate), ma restano in crescita man mano che ci si avvicina al delta, complici gli afflussi da territori colpiti da eventi meteo estremi. Ciò nonostante, a conferma di un incerto stato di salute idrica, il Grande Fiume rimane sotto la media storica. Restando in Emilia Romagna, i fiumi dei territori occidentali (Nure e Trebbia) permangono sopra le medie mensili, mentre tornano sotto media quelli centrali (Enza, Panaro e Secchia).

A conferma di un’accentuata localizzazione degli eventi meteo, marcato è lo scarto nelle precipitazioni cumulate tra i settori orientale ed occidentale della regione: se nei bacini montani romagnoli la pioggia caduta dall’ inizio dell’anno idrologico tocca mm. 926, sulle terre alte dal Parma alla Trebbia supera appena i 720 millimetri, così come si attesta sui 200 millimetri, la differenza di cumulata tra i bacini di pianura a Nord della foce del fiume Reno e quelli dal Parma al Tidone.