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Batterie, necessari investimenti per 550 miliardi di dollari entro il 2030

di Lorenzo Goj

Le batterie stanno vedendo una forte impennata: grazie ai mezzi di trasporto elettrici e l'internet delle cose la domanda non accenna a rallentare

Batterie, un business in continua crescita: con la domanda che non accenna a rallentare, aumentano i rischi di rimanere senza litio

La strada sembra una sola: le batterie fanno e faranno sempre più parte della vita di tutti i giorni. Infatti, praticamente tutto quello che compone il mondo degli elettrodomestici e “l’Internet delle Cose” necessita proprio di una batteria. Nel 2021, il settore prevede vendite globali per 80 miliardi di dollari.

Ne sono un esempio: smartphone, elettrodomestici grandi e piccoli e computer. O ancora, con la nascita degli e-vehicle: auto elettriche, camion, navi. Ma non è tutto. Stanno prendendo piede anche le mega batterie, come quella appena installata in Florida, alimentata dall’energia del sole, capace di alimentare oltre 300mila case per 2 ore o l’intera Disneyworld per 7.

Ma cosa regge il mondo delle batterie? Cosa ci permette di realizzarle? Per ora, il materiale principale è il litio, un metallo alcalino che può essere utilizzato in forma di carbonio di idrossido. Ovviamente, con il business che si propaga senza limiti, ne servirà sempre di più, insieme anche altri materiali impiegati nella realizzazione come nickel, grafite, manganese e cobalto. Principalmente, il litio viene estratto in Australia (52%), Cile (22%), Cina (12%) e Argentina.

La previsione sul minerale è che si passi da un fabbisogno di 250 mila tonnellate (dato del 2018) a circa 3 milioni di tonnellate nel 2028, con la possibilità che le scorte inizino a scarseggiare entro il 2027. Dunque, o si trovano altri giacimenti oppure bisognerà innovarsi e cambiare materiale.

Comunque, a parte gli oggetti dell’elettronica di consumo che gran parte del mondo utilizza tutti i giorni, è proprio l’industria dei veicoli commerciali, tutto nell’ottica di raggiungere un impatto climatico pari a zero, a spingere la domanda a una quota senza precedenti.

Rystad Energy, società norvegese indipendente di ricerca energetica, ha stimato che la domanda potrebbe incrementare dai 076 TWh del 2020 ai 6.9 TWh di fine decennio. Per arrivare a questa cifra, comunque, servirebbero investimenti dal valore di oltre 550 miliardi di dollari.

Nel 2020, la maggior parte degli investimenti è avvenuta in Asia. Infatti, il continente ha rappresentato circa l’85% dei 98 miliardi di dollari spesi tra il 2015 e il 2019. Sempre secondo la svedese Rystad Energy, l’Europa dovrebbe raggiungere una quota del 40% del totale entro il 2024. La Commissione europea, infatti, ha in programma di mobilitare 120 miliardi tra il 2021 e il 2027.