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L’ambiente al tempo di Renzi-Galletti e Realacci

Giuseppe Vatinno

Già Deputato e fisico
www.giuseppevatinno.it


Le recenti e preoccupanti vicende legate alla situazione dell’inquinamento urbano chiamato familiarmente “smog” ha riacceso i riflettori sulle tematiche ambientali del resto da poco spenti dopo la Conferenza di Parigi (COP) che sotto l’egida delle Nazioni Unite ha approvato un piano non vincolante -perché non sanzionatorio- per limitare i danni dei cambiamenti climatici in atto. Prima di entrare nel merito dobbiamo fare una parentesi metodologica; l’ambiente, in Italia, è trattato spesso alla stregua del calcio e cioè ognuno dice la sua in completa libertà; ecco quindi che milioni di persone si trasformano improvvisamente in fisici dell’atmosfera che discernano di reazioni chimiche e di reazioni foto-solari come se stessero mangiando un maritozzo al bar.No, la questione è complessa e non può essere lasciata all’intuizione, alla approssimazione, al “sentito dire” e questo modo di fare e ancor maggiormente deprecabile quando viene da politici che mai si sono occupati della materia ma che non vogliono perdere quel minimo di visibilità che l’argomento automaticamente comporta dato che ne va di mezzo il benessere di tutti i cittadini.

Per prima cosa occorre dire che la situazione dello smog che grava sull’Italia è frutto di un fattore meteorologico –e cioè l’alta pressione di un anti-ciclone- e NON è direttamente dovuta ai cambiamenti climatici. In pratica, l’alta pressione provoca un ristagno a bassissima quota degli inquinanti, in particolare le famigerate polveri sottili; non essendoci da molto tempo pioggia (portata dalla bassa pressione) ecco che l’atmosfera, per così dire, non può essere “lavata” da cui la cappa che opprime tutte le città italiane. C’è tuttavia da chiedersi se il fattore meramente meteorologico e cioè l’alta pressione non sia a sua volta provocato dai cambiamenti climatici in quanto in questo periodo è in effetti cosa piuttosto rara che ci sia un così prolungato permanere di una situazione atmosferica tanto favorevole caratterizzata da sole e mancanza (sostanziale) di vento. Dunque l’azione razionale da compiersi sarebbe divisa in due fasi: una tattica per gestire l’emergenza e un’altra strategica per gestire il medio – lungo periodo. Il piano triennale uscito dal vertice odierno al Ministero dell’Ambiente in effetti cerca di agire sulle due componenti e vengono date anche delle coperture economiche per farlo per un totale di circa 405 milioni di € per la fase a medio e lungo termine e di 12 milioni per gestire l’emergenza. Il piano prevede che i comuni possano agire se lo smog persista per sette giorni consecutivi limitando l’utilizzo e velocità degli autoveicoli (a 30 KM/h) e l’utilizzo del riscaldamento (meno 2 gradi sul valore previsto) mentre per il medio – lungo termine sono previsti investimenti pubblici su trasporti, mobilità ed efficienza. Finita questa doverosa disamina tecnica passiamo alla politica.

L’ambiente e il suo ministero, come ha efficacemente fatto notare qualche giorno fa da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, sembra essere un faccenda di “serie B” che serve solo a dare un po’ di luce quando è utile al politico di turno che è calato, quasi sempre senza competenza alcuna, a gestire la cosa. Stella attacca l’attuale Ministro dell’Ambiente Galletti, in quota Udc – Casini, come un commercialista di nessuna capacità e competenza ambientale piovuto a Via Cristoforo Colombo solo nell’ambito di una antiquata (ed irritante) applicazione del famigerato manuale Cencelli di democristiana memoria. In effetti il ministro Galletti, finora si è messo in luce soprattutto per un sospetto attivismo mediatico su questioni ambientali che non sembrano essere proprio il core – business di un partito come l’ Udc, noto per le storiche posizione nucleariste e sviluppiste. Galletti ha avuto il ministero dell’Ambiente per lo scarso peso politico del suo partito ed ha fatto quello che si dice buon viso a cattivo gioco ed allora si è trasformato improvvisamente in una sorta di superman ambientale sempre pronto a dire la sua manco fosse il più accanito dei leader “no-Tav”.Poi ha avuto anche la fortuna, diciamo così, del fatto che Papa Francesco ha fatto dell’ambiente, forse a causa del suo nome e tramite l’ultima enciclica, una crociata fondamentale dopo che per decenni la Chiesa Cattolica aveva o ignorato l’argomento o lo aveva addirittura declinato in chiave apertamente economica guardando con sospetto gli stessi movimenti ambientali.M ai tempi cambiano, cantava Bob Dylan, e Galletti ha intercettato la melodia diventando un super-attivista ambientale. Un quadro dunque idilliaco? No. E per vari motivi.Intanto l’attivismo di Galletti è solo di facciata nel senso che è un ambientalista a corrente alternata e cioè quando gli conviene per visibilità mediatica tipo la Cop di Parigi. Invece, a guardar bene, vi è un Galletti molto più “vecchia maniera” nel senso politico.Ad esempio, la Commissione di Valutazione di impatto Ambientale (VIA) è scaduta dal luglio 2014 e nonostante una imponente campagna mediatica condotta in prima fila da Repubblica e l’Espresso non è stata ancora rinnovata; ma la cosa grave è che tale commissione è molto chiacchierata per gli aspetti di conflitto di interesse che molti “commissari” hanno come è stato ampiamente riportato dalla stampa e come è stato detto da una articolata denuncia del Movimento 5 Stelle alla magistratura e con una interrogazione parlamentare; in più vi sono stati tre arrestati.Risultato? “Zero tituli” si direbbe in linguaggio sportivo.

Il ministro Galletti democristianamente tace e non si attiva aspettando che di buriana in buriana il tempo passi.Ma la commissione VIA è tanto poco conosciuta quanto assolutamente strategica per l’Italia poiché tutte le opere infrastrutturali ed energetiche passano per tale commissione (con 5 membri designati nella VIA speciale dal ministro delle Infrastrutture e cioè Delrio). Altro punto interessante a cui però ci riserviamo di dedicare la dovuta attenzione in un altro articolo è quello delle società e degli Enti che “collaborano” con il ministero dell’ambiente come della situazione della ricca (per contratti e consulenze) Sogesid società “in house” e di Nomisma Energia gestita da Davide Tabarelli collegata all’ Alma Mater di Bologna (città da cui proviene il ministro). Ma veniamo a Renzi. Il presidente del Consiglio non ha mancato occasione di sfruttare l’ampia visibilità mediatica offerta da alcune tematiche, soprattutto a livello mondiale, come ad esempio la già citata Conferenza di Parigi del resto ampiamente sfruttata anche dal presidente Obama.Tuttavia l’azione ambientale di questo governo appare molto debole e nettamente peggiore di quelle dei governi precedenti. Infatti, alla scandalosa situazione della Commissione VIA occorre anche riportare l’aperta ostilità che il premier riserva alla questione ambientale. Ad esempio, nel caso della recente inaugurazione della variante di Valico, ha attaccato i “piagnistei” degli ambientalisti; la frase non ha fatto piacere ai veri ecologisti anche se la materia è complessa ed andrebbe analizzata anche qui tecnicamente.

Così è stato per il rapporto di Renzi con le fonti rinnovabili che mentre nel mondo galoppano lui cerca di limitare per il nostro Paese a favore proprio di quegli inquinanti dovuti alla combustione dei fossili come il petrolio e il carbone che stanno mettendo a repentaglio la salute degli italiani.Altro punto dolens della gestione ambientale di Renzi è poi quello del disastro idrogeologico che avviene ad ogni pur lieve pioggia a causa dell’assoluta mancanza d’azione pubblica strutturale su un Paese, come l’Italia, dal quadro orologico particolarmente complesso.Ad ogni disastro il premier ci dice che il governo è in campo con una task force che nessuno ha mai visto e che forse neppure il ministro Galletti conosce.

Un discorso a parte va fatto poi per l’ecologismo nel Partito Democratico: il deus ex – machina riconosciuto è l’onorevole Ermete Realacci che da tempo immemorabile siede sugli scranni alti (in tutti i sensi) di Montecitorio; una legislatura sì ed una no è il presidente della Commissione Ambiente della Camera.Insaccato nella sua mitica lacoste nera (che indossa tutto l’anno) parla molto ma agisce poco istituzionalmente. Infatti anche lui, come Galletti è costretto a far buon viso a cattivo gioco e quindi cerca di non far emergere l’assoluta immobilità del governo nella fondamentale tematica del dissesto idrogeologico e della disastrata (nonché incredibilmente prolungata) Commissione VIA. E’ un po’ come quei vecchi avvocati suonati che nei film si svegliano solo quando sentono il proprio nome e dicono “mi rimetto alla clemenza della corte”, così per ufficio dovuto. In questi giorni è stato fatto il nome di Realacci per sostituire Galletti: non vorremmo trovarci dalla padella alla brace con l’aggravante che Realacci è un vecchio polito marpione assai esperto (anzi troppo) di cose ambientali… Per completezza devo dire che, su questi temi, avevo chiesto da tempo una intervista diretta con Galletti e Renzi ma non ho avuto risposte.