Innovazione

Istat, Pompei (Deloitte): istruzione leva strategica per il rilancio del Paese

Eduardo Cagnazzi

L'Italia usi i soldi del Recovery Fund anche per investimenti nella formazione delle materie Stem. Le aziende chiedono nuove competenze ma mancano i profili

“I dati di Istat su istruzione e occupazione pubblicati oggi sono un campanello di allarme: un Paese con tassi di istruzione così bassi è un Paese che non cresce e non innova. Dobbiamo invertire questo trend, cogliere al volo le opportunità che il Next Generation Plan della Commissione europea ci offre e usare i fondi del Recovery Plan anche per investire in formazione, con particolare attenzione a quella Stem”. A dichiararlo è Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia (nella foto), commentando i dati dell’Istat sui Livelli di istruzione e ritorni occupazionali nel 2019. “Le partite strategiche dei prossimi anni passano proprio dalla capacità di imprese e Stati di innovare: se perdiamo questo treno, perdiamo un’occasione storica”.

Secondo i dati Istat, in Italia, nel 2019, la quota di popolazione che possiede almeno un titolo di studio secondario superiore è pari a 62,2%: un valore decisamente inferiore a quello medio europeo (78,7% nell’Ue a 28). Non meno ampio è il divario rispetto alla quota di popolazione laureata: in Italia, si tratta del 19,6%, contro un valore medio europeo pari a un terzo (33,2%). Per quanto riguarda i laureati Stem (materie tecnico-scientifiche, come Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) nel 2019 essi rappresentano appena il 24,6% dei laureati (25-34enni) e il divario di genere rimane molto forte: il 37,3% degli uomini ha una laurea Stem contro il 16,2% delle donne. 

I ragazzi italiani che si sentono a loro agio con le materie tecnico-scientifiche e le scelgono per le loro carriere universitarie sono troppo pochi. La ricerca Deloitte ha cercato di capire i motivi di questo fenomeno: anche se da anni i profili professionali Stem sono sempre più importanti, in Italia è difficile trovarli. Un vero e proprio paradosso, se si considera che, nel 2019, il tasso di occupazione della popolazione laureata raggiunge il livello più alto proprio per l’area medico-sanitaria e farmaceutica (86,8%) e per le lauree Stem (83,6%).

“I dati Istat confermano quello che, come Fondazione Deloitte, abbiamo denunciato: siamo un Paese che spreca talenti e che deve invertire la rotta sul fronte degli investimenti in istruzione e ricerca”, aggiunge  Paolo Gibello, presidente della Fondazione Deloitte . “Il nostro impegno per rendere l’Italia più competitiva anche dal punto di vista della formazione e della ricerca non deve fermarsi. Migliorare la qualità del nostro capitale umano significa migliorare l’intero sistema Paese e per questo, come Fondazione, proseguiremo con il nostro impegno su questo fronte. Ma lo sforzo deve diventare collettivo, se vogliamo modernizzare l’Italia e assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni”.