Lavoro

Il sistema della moda toscano. Analisi e prospettive in un seminario a Firenze

ANDREA CIANFERONI

In Regione Toscana un incontro ha analizzato l’impatto del settore moda su economia ed occupazione nel mondo della globalizzazione ed innovazione tecnologica

Al centro del dibattito che si è svolto venerdì 17 gennaio a palazzo Strozzi Sacrati in Regione Toscana la capacità del sistema moda toscano di reagire, pur a seguito di un processo di selezione e restringimento, alle minacce della globalizzazione e assumere il ruolo centrale che lo stesso ha avuto durante la ripresa dell’economia regionale dopo la recessione. Ne hanno parlato il direttore di Irpet Stefano Casini Benvenuti, il presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana Antonella Mansi, il presidente di Confindustria Toscana Alessio Ranaldo, il presidente di Cna Toscana Andrea Di Benedetto, Moreno Vignolini per Confartigianato e il Professore Rinaldo Rinaldi dell’Università di Firenze e l’assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo. I settori che maggiormente hanno subito i colpi della globalizzazione e della crisi economica del 2008, ma anche quelli che hanno saputo resistere e riaffermarsi, sono stati: abbigliamento, calzature, accessori. Settori che in Toscana si sono sviluppati e affermati negli anni del boom economico, subendo poi nel corso degli anni vicende alterne. Nel corso del rapporto realizzato da Irpet a cura di Natalia Faraoni e Tommaso Ferraresi con il coordinamento di Simone Bertini, si è parlato di moda e di quanto sia importante questo settore per l’occupazione Toscana. Sono 130 mila persone: 115 mila nei settori della moda in senso stretto (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, gioielleria), 1800 nella produzione di macchine e 12.800 nel terziario (commercio all’ingrosso e intermediazione). Come dire che il 7,7% dell’occupazione complessiva toscana opera nel settore, una stima per difetto alla quale sfuggono alcune attività connesse: minuteria meccanica, servizi alle imprese, trasporti e commercio al dettaglio. Nell’ambito dell’industria manifatturiera i settori moda coprono quasi il 40% degli addetti e realizzano un valore aggiunto che supera 5,5 miliardi di euro. Nessuna altra regione raggiunge valori così alti: la Toscana è la regione della moda. Un dato di fatto confermato anche dalle esportazioni che nel 2019, si stima, abbiano superato i 15 miliardi, ponendo la Toscana in testa in Italia per l’export, superando in valore assoluto anche la Lombardia. Posizione confermata anche rispetto al peso dell’occupazione nei settori moda, ben superiore a quello delle altre regioni. La ricerca contiene alcuni dati interessanti che aiutano a costruire un quadro aggiornato e a fare confronti con alcune delle regioni di punta nel settore, come Veneto e Lombardia. Dall’analisi emerge la capacità del sistema toscano di reagire alla globalizzazione ed il suo fondamentale contributo alla ripresa dell’economia regionale post recessione. Il traino alla crescita è arrivato dall’export, quota rilevante del sistema. I settori con le maggiori criticità sono stati quelli più in difficoltà a riposizionarsi sui mercati esteri, come tessile e calzature. Il successo degli ultimi anni, in termini di esportazioni e addetti, è da attribuire alla filiera della pelletteria. In prospettiva, il recupero di competitività delle produzioni più arretrate e il consolidamento di quelle più dinamiche passa attraverso l’adozione di tecnologie e pratiche gestionali legate al paradigma Industria 4.0. Attualmente le imprese della moda appaiono effettivamente in ritardo rispetto agli altri settori. Una discriminante in tal senso è data dalle dimensioni, con le realtà più grandi caratterizzate da livelli di digitalizzazione comparabili a quelli di aziende di alta tecnologia. L’economia toscana legata al manifatturiero è fortemente specializzata nelle produzioni del settore moda. Nel 2017 il peso di queste produzioni nell’export ha toccato il 39,1%, quasi il doppio rispetto al Veneto (20,1%) e quattro volte rispetto alla Lombardia (11,9%). Tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature costituiscono in termini di valore aggiunto il 5,2% dell’economia regionale ed il 29,5% della sua componente manifatturiera. Il Peso del sistema moda toscano su quello nazionale in termini di valore aggiunto è del 22,1% (Lombardia 23%, Veneto 16,3%). In termini di addetti sul totale nazionale, la Toscana ha il peso maggiore con il 22,8% (Lombardia 19,7%, Veneto 15,5%). Da evidenziare che il peso degli addetti dei settori cuoio e pelletteria in Toscana tocc a il 46,3% (Lombardia 9,6%, Veneto 21,5%). Anche in termini di distretti industriali è evidente l’importanza della moda per la Toscana: su 15 totali, 10 sono specializzati nel comparto (in Lombardia 8 su 29, in Veneto 8 su 28). Sistema che trae buona parte dei propri ricavi dalle vendite all’estero, dato che il 47% della produzione regionale è destinata all’export (53,7% Lombardia, 50,7% Veneto). Restando all’export interessante segnalare come questo sia cresciuto a un tasso debole nel periodo 2000-2007 (18,5%) rispetto alle altre due regioni (36,9% Lombardia, 34,2% Veneto); diverso il caso del periodo 2007-2017, dove l’export toscano è cresciuto più rapidamente (27,8%) rispetto a Lombardia (18,5%) e Veneto (22,2%). Nel confronto con Lombardia e Veneto l’andamento dei redditi da lavoro dipendente per ore lavorate è stato meno accentuato. In confronto con gli altri settori economici toscani, e in particolare con la manifattura nel suo insieme, la moda si è mossa in linea con il resto del sistema. In Italia nel 2016 la moda occupa quasi 500mila addetti, il 13,2% dell’intero settore manifatturiero; poco meno di un quarto (23%) si trovano in Toscana, il 19,7% in Lombardia e il 15,5% in Veneto. In termini di addetti assoluti spiccano abbigliamento, conceria e pelletteria e tessile; forte la concentrazione in Toscana delle lavorazioni del pellame e dei gioielli. Ecco le principali aziende operanti nel settore moda in Toscana: Ermanno Scervino, Salvatore Ferragamo, Patrizia Pepe, Stefano Ricci, Alberto Gozzi, che produce per Dolce e Gabbana, Calvin Klein e Jimmy Choo, il gruppo Lvhm (con Celine Production; Bulgari Accessori ; Emilio Pucci; Givenchy; Louis Vuitton, Fendi, Manufactures Dior), Kering (Gucci, Yves Saint Laurent, Pigini, Balenciaga Logistica, Tiger Flex, Gt, Alexander Mcqueen Logistica), Prada (Miu Miu), Richemont (Montblanc, Dunhill e Cartier), Roberto Cavalli, Pontetorto, The Flexx.

ECONOMIA CIRCOLARE, SIGLATO IL PATTO DEL TESSILE

Sempre in ambito moda, è stato firmato dal presidente della Regione Enrico Rossi il "Patto per il Tessile" che sancisce l’accordo tra Regione Toscana, Comune di Prato, Alia servizi ambientali e, per il Distretto, Confindustria Toscana Nord, Cna Toscana, Confartigianato Toscana e Astri (l’associazione del tessile riciclato) per favorire la formazione di filiere certe e stabili da sviluppare dalla lavorazione fino alla destinazione degli scarti e al reimpiego o, laddove questo non sia possibile, agli impianti di incenerimento o alle discariche. Il Distretto del tessile pratese si avvia quindi verso l’economia circolare. “Il documento che firmiamo - ha detto il presidente Enrico Rossi - ribadisce la grande competitività internazionale, non solo europea, di questo distretto produttivo dentro una logica del futuro, quella del riuso, del riciclo, così da evitare quanto più possibile l’impatto delle produzioni, utilizzando materia seconda e certificando produzioni della Toscana. Dopo il patto firmato con il distretto del cuoio, quello odierno è un altro tassello che rende la nostra regione all’avanguardia". Lavorando alla costruzione del Patto – ha concluso - abbiamo avuto modo di conoscere a fondo le problematiche del distretto, di apprezzare le capacità e l'inventiva degli operatori, ma anche di scontrarci con i limiti e con le difficoltà di dare una risposta unitaria al problema dei rifiuti in una logica di economia circolare. Siamo riusciti nell’intento. Per noi il patto non è la conclusione bensì l'inizio di un rapporto che sarà continuativo con le categorie economiche per valorizzare sempre di più il distretto del tessile di Prato”. Nella stessa logica di economia circolare, la Giunta regionale approverà anche le linee guida (redatte in collaborazione con Arpat, Arrr e associazioni di categoria) per l'applicazione del regime di sottoprodotto nell'industria tessile, allo scopo di migliorare le performance del distretto pratese proprio a partire dalla sua sostenibilità ambientale e dalla individuazione di nuovi sottoprodotti sottratti al regime dei rifiuti. “E' stato un lavoro lungo – ha detto l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni - che ha visto operare fianco a fianco Regione e Comune e le rappresentanze di Confindustria, Confartigianato, Cna, Astri per consentire al distretto di superare, nella gestione degli scarti della lavorazione, la frammentazione data dalle piccole e micro imprese sperando di incidere positivamente anche sui costi. A questo punto diventa strategico lavorare per cercare, in primo luogo, di ridurre ulteriormente la quantità di rifiuti individuando nuovi sottoprodotti e nuovi prodotti realizzati dagli stessi rifiuti, nonché per assicurare una destinazione certa ai rifiuti per una maggiore tutela ambientale e per non appesantire gli oneri a carico delle imprese , molte delle quali di dimensione familiare”.