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Anche Van Gogh mangiava le cozze: racconti e menù ispirati agli impressionisti
Più che un ricettario: il nuovo libro tra arte e cucina della storica dell’arte Serena Colombo e l’esperto di cucina Massimiliano Babila Cagelli
Continua in Italia la gastronomomania, anche sollecitata dalle chiusure causate dalla pandemia. Siamo invasi da programmi televisivi, da blog nei vari social, da manuali di ogni tipo, che ci propongono chef, o presunti tali, in – è il caso di dirlo – tutte le salse, impegnatissimi a farci dimenticare le serrate di ristoranti e trattorie disposte dal governo e dai governatori regionali.
Nel mare magnum piuttosto prevedibile e piatto (sic!) di questa enorme offerta ogni tanto salta fuori qualcosa che vale la pena di essere guardato con un’attenzione non solo culinaria. Parliamo del volume, da pochissimi giorni disponibile, Anche Van Gogh mangiava le cozze (pgg. 232, € 29,90), che incuriosisce già dal titolo.
“È più che un ricettario”, dice a affaritaliani la storica dell’arte Serena Colombo, coautrice del volume. “È un libro che unisce ricette e racconti legati a opere d’arte per proporre un nuovo modo di ricevere, tra arte, cucina, convivialità. I racconti sono ambientati nella Parigi di fine Ottocento e sono tratti dal diario di un protagonista immaginario, un novello Forrest Gump, che narra degli incontri con artisti, collezionisti, modelle, mercanti d’arte e soprattutto con i dipinti impressionisti.”
Colombo e l’esperto di cucina Massimiliano Babila Cagelli escogitano relazioni tra quadri di pittori celebri e nuove creazioni gastronomiche, di cui l’immaginario cuoco Ismael è ideatore. Si impegnano l’una a narrarci con sobrietà e acume e con attenzione puntigliosa al contesto storico-artistico 16 racconti legati alle esperienze autenticamente vissute dai pittori impressionisti; l’altro a realizzare altrettanti menù con oltre 70 ricette (tra cui cinque pensate da altrettanti chef stellati: Alessandro Negrini e Fabio Pisani de Il luogo di Aimo e Nadia, Silvio Salmoiraghi dell’Acquerello, Simone Salvini già executive chef del Joia, Rita e Pino Possoni del Marina), tutti ispirati, nei colori e nella costruzione dei piatti, a diverse tele, anche non celeberrime, firmate van Gogh e Monet, Manet e Pissarro, Degas e Gauguin, e alle ukiyoe, le xilografie giapponesi del “mondo fluttuante” da loro amatissime. Le ricette proposte, create appositamente per il volume, sono frutto di una ventennale sperimentazione nella cucina contemporanea, dove gli ingredienti occidentali si sposano con i sapori orientali.
“Dall’alchimia di esperienze e sensazioni vissute dal protagonista Ismael”, continua Colombo, “nascono i piatti e i menù del ricettario. Si tratta di ricette palindrome, perché richiamano visivamente o concettualmente i dipinti degli impressionisti, a ciascuno dei quali è legato un menu. Parafrasando Monet, quello che si vorrebbe offrire è una cucina di impressioni. Dipinti e piatti catturano istanti di vita e di emozioni. Per restituirli al lettore.”
Ma perché Anche Van Gogh mangiava le cozze? Perché il suo amico Paul Gauguin racconta che il grande pittore, poverissimo e costretto spesso a mendicare il cibo dagli amici, dopo aver venduto finalmente un quadro per la discreta somma di 5 franchi, imbattendosi per strada in una mendicante, li diede tutti e cinque a lei, rinunciando alla prevista cena insieme a base di mitili. Pazzo forse, ma di certo un cuor d’oro.