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Borgo Sud: l’atteso seguito de L’Arminuta è finalmente in libreria

Borgo Sud: l’atteso seguito de L’Arminuta è finalmente in libreria

Questa volta i luoghi hanno un nome: non sono più la città, il paese, il quartiere, il caffè e la taverna, ma l’ambientazione in cui le vicende dell’Arminuta si svolgono assume dei connotati ben precisi, quelli dell’Abruzzo tra Pescara e Borgo Sud. È la terra dell’autrice, Donatella Di Pietrantonio, una zona d’Italia ancora troppo poco conosciuta, sebbene abbia molto da offrire; basti pensare – citando solo uno dei paesi nominati nel libro – a Scanno e a quelle vie in pendenza dove il grande fotografo Mario Giacomelli scattò una delle sue fotografie più celebri: Il bambino di Scanno.

Il seguito de “L’Arminuta”, arrivato da poco in libreria per Einaudi, si intitola “Borgo Sud” ed è prima di tutto il racconto di una terra e della gente che la abita, con un focus particolare sui pescatori, anima nascosta della grande città affacciata sull’Adriatico. Il loro è un microcosmo in cui la Di Pietrantonio entra in punta di piedi attraverso la figura di Adriana, la sorella dell’Arminuta: a poco a poco ne svela con maestria i complicati meccanismi che funzionano solo lì, in quella bolla senza tempo, dove non esiste l’amicizia ma la fratellanza, dove non si è vicini o colleghi ma membri della stessa famiglia.

Proprio lei, Adriana – che avevamo lasciata bambina povera e ben poco raffinata, e tuttavia non ingenua, già pronta a rivendicare il suo posto nel mondo – è la vera protagonista di “Borgo Sud”, che trae per l’appunto il titolo dal quartiere di pescatori in cui si trasferisce a vivere dapprima con il suo tormentato marito, poi da sola nel tentativo di crescere un figlio al meglio delle sue possibilità.

Gli anni sono passati: né l’Arminuta né Adriana sono più delle bambine spaventate dalla violenza che le circonda. L’adolescenza e poi la maturità hanno irrimediabilmente generato una distanza tra le due donne: la prima proiettata verso una nuova vita da insegnante a Grenoble dopo il fallimento del suo matrimonio, la seconda incapace di trovare una seppur minima stabilità, vittima non proprio innocente dei debiti contratti dal consorte, della dura quotidianità nel borgo dei pescatori e in eterna fuga da qualcosa (che sia un uomo, un luogo, una situazione o un timore).

Eppure, nulla può davvero recidere il legame che tiene unite due sorelle, complici dal primo giorno in cui l’Arminuta venne rispedita alla sua famiglia di sangue.

Così, Adriana entra ed esce di scena lasciandosi dietro feriti, cocci, emozioni, addii, nostalgia, talvolta rabbia; lo fa sia con la sorella che con le persone capitate lungo la sua strada, ignara di ciò che la sua presenza, simile a un uragano, comporti attorno a sé. Anima e movimento dell’intero romanzo, Adriana tira i fili delle vite altrui come fosse un burattinaio fino alla mossa finale, quella che inchioderà tutti attorno a lei.

Einaudi ci regala un altro bel romanzo che vale la pena di essere letto. Ancora una volta Donatella di Pietrantonio riesce a cogliere il cuore pulsante di un mondo tuttora ai margini, raccontato attraverso uno stile schietto, in sintonia con i personaggi che intende descrivere. In tal senso, risultano efficaci quei piccoli dialoghi in dialetto, come pure l’utilizzo di parole ormai cadute in disuso.

Arminuta è proprio una di queste, capace di cogliere alla perfezione la natura della protagonista, che ci narra la storia in prima persona: anche da adulta, resterà sempre figlia di tutti e di nessuno, combattuta tra il desiderio di allontanarsi dalle proprie origini per cominciare una nuova vita a distanza e l’esigenza di ritornare a quelle radici che non smetteranno mai di chiamarla, per lo meno fino a quando non avrà davvero fatto pace con il passato.

In questo bisogno di andare e poi tornare, di evadere per ritrovare infine il conforto della terra natìa, nella contrapposizione tra il prima e il dopo, il vicino e il lontano, il noto e l’ignoto, si concentra tutto lo spirito di “Borgo Sud”. Chi si aspetta una storia lineare e un perfetto cerchio chiuso resterà deluso, perché il romanzo, come la vita, è un eterno mutare e divenire…    

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