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Libri & Editori
Editoria, “Il treno dei bambini”: il piccolo capolavoro di Viola Ardone

È il 1946 quando Amerigo Speranza, un fanciullo di otto anni che non ha mai lasciato Napoli, viene fatto salire su un treno insieme a migliaia di altri bambini. Dove sono diretti? “Al Nord, per il tuo bene” gli spiega la mamma Antonietta, una donna semplice e di poche parole. “Dalle famiglie settentrionali che si prenderanno cura di voi durante il freddo inverno, vi daranno vestiti, un pasto caldo, un comodo letto. In nome della so-li-da-rie-tà” afferma con convinzione la giovane comunista Maddalena Criscuolo. “In Russia, dove vi taglieranno le mani e finirete a lavorare come schiavi” ribatte la Pachiochia, timorosa che dietro a tutta questa generosità ci sia una grossa fregatura.

Di fatto, quando Amerigo, Tommasino, Mariuccia e gli altri ragazzini partono, nessuna delle loro famiglie sa con certezza dove stanno andando, chi ci sarà ad accoglierli e se li rivedranno mai più. Tuttavia, le condizioni dell’Italia meridionale all’indomani della Seconda Guerra Mondiale sono disperate: a malapena le madri e i padri riescono a sfamare se stessi, figurarsi uno, due, tre bocche in più. Così, l’ignoto, l’incertezza di perderli per sempre è comunque preferibile al vederli sopportare la fame e patire il freddo nelle proprie misere abitazioni.

La dura realtà del nostro Paese, da cui Viola Ardone parte per raccontare la sua storia, è quella di oltre settant’anni fa: per noi ormai lontana, difficile da immaginare. Eppure, è impossibile non percepire il parallelismo con chi oggi si trova costretto a compiere scelte altrettanto dolorose, per alcuni versi discutibili, in molti casi estreme. Il nostro passato rappresenta ancora una volta la chiave di lettura per reinterpretare il presente, mettendo in discussione quella netta divisione tra “noi” e “loro” che, a quanto pare, continua a cambiare nei secoli.

La vicenda che la Ardone, insegnante di liceo felicemente entrata nel mondo dell’editoria, decidere di narrarci attraverso le commoventi pagine de “Il treno dei bambini” è un fatto storico realmente accaduto, di cui tuttavia si è poco parlato. La casa editrice Einaudi ha creduto in questo romanzo, pubblicandolo quest’anno in Italia e ricevendo subito un grande successo di pubblico e critica: il libro è infatti divenuto il caso editoriale italiano dell’ultima Fiera di Francoforte, risultando anche vincitore di svariati altri premi, tra cui da pochissimo del Libro LaAV, Letture ad Alta Voce.

La fama e le recensioni positive sono del tutto meritate: si tratta di un romanzo intenso e coinvolgente, dove la voce del bambino Amerigo ci guida in un viaggio nell’Italia del dopoguerra, riscoprendone ideali e contrasti. Il Nord è davvero la terra promessa? Il Comunismo persegue effettivamente il bene delle persone? E chi decide che cosa sia bene o male per qualcuno?

Non c’è mai nulla di scontato o di banale nella storia che la Ardone racconta, infilandosi nelle pieghe dei complessi sentimenti che un bambino può provare nonostante la sua tenera età, o forse proprio grazie ad essa. Di certo, una volta partiti non si può più fare ritorno, per lo meno non con gli stessi occhi. E allora, qual è la direzione da prendere quando ogni certezza svanisce, non ci sono più il bianco e il nero ma solo mille sfumature e la strada del futuro bisogna costruirsela da sé?

Ci vorrebbero giorni, mesi, anni per comprendere appieno chi siamo e cosa vogliamo, cosa può darci questa terra da cui proveniamo ma che talvolta, nonostante l’amore viscerale, finiamo per odiare. Invece il tempo scorre, inesorabile, fino a quando in mano non ci resta altro se non una manciata di ricordi, una vita intera con cui fare pace e una lunga serie di non detti.

“Il fiore appassirà domani o dopodomani, non importa. Il pensiero di te non sfiorirà: tutti gli anni che abbiamo passato distanti sono stati una lunga lettera d’amore, ogni nota che ho suonato, l’ho suonata per te. Non ho altro da dirti. Non ho più bisogno di conoscere le risposte. Su mio padre, su Agostino, sulla tua lontananza e i nostri silenzi. I dubbi me li tengo, li porto con me per compagnia. Non ho risolto niente, non ha importanza”.

Sono questi i pensieri di Amerigo divenuto ormai adulto e tornato a Napoli per un ultimo addio alla sua mamma, quella vera. Un giorno di tanti anni prima ha rinnegato le proprie origini e da allora ha continuato a fare lo stesso con l’amore; forse, però, c’è ancora tempo per recuperare, ripercorrendo la strada dei ricordi. Nonostante ciò, la sua condizione resta quella di ogni essereumano: destinato a vivere senza risposte, portandosi dietro per sempre il peso dei dubbi, dei silenzi e di ciò che sarebbe potuto essere.

“Il treno dei bambini” è uno dei romanzi più belli pubblicati nel 2020. Da leggere, pronti a versare qualche lacrima.

Per maggiori informazioni: www.einaudi.it

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