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Zaccaro: “Ermanno Olmi amico e maestro, ho ancora l’istinto di chiamarlo”
Intervista al regista Maurizio Zaccaro a tre anni dalla morte di Ermanno Olmi, a cui ha dedicato il libro “La scelta”
Certi incontri, è inevitabile, ci segnano in modo indelebile e determinante. Chissà come sarebbe stata la vita del regista Maurizio Zaccaro – autore di lungometraggi per il grande schermo (tra gli altri, Dove comincia la notte e Un uomo perbene sulla vicenda del presentatore Enzo Tortora) e serie Tv (Cuore, I ragazzi della via Pal, Il sindaco pescatore, etc.) – se non avesse incontrato il grande collega Ermanno Olmi. Dalla loro amicizia è nato La scelta, edizioni Vallecchi. L'amicizia, il cinema, gli anni con Ermanno Olmi, nel quale Zaccaro racconta il loro quarantennale legame, professionale ma soprattutto affettivo. “A volte avviene tutto per caso e così è stato anche il mio incontro con Ermanno. All’epoca il cinema inteso come regia pensavo fosse una cosa inarrivabile. Mi interessava molto di più la scenografia per esempio, o la fotografia” ci dice il regista milanese, vincitori di tanti premi prestigiosi, e già autore di un romanzo dal titolo Bleu.
Di solito si dice di lui è stato un grande maestro. Cosa lo ha reso tale dal punto di vista cinematografico?
Più che un regista nel senso classico del termine, Olmi è sempre stato un grande artigiano del cinema e questo l’ha reso unico nel panorama degli autori italiani. Per questo Olmi non ha mai fatto “lo stesso film” ma ogni volta ha voluto raccontare storie diverse, con attori diversi, magari anche non professionisti purché autentici e soprattutto credibili nel ruolo.