Malattie rare

Amiloidosi hATTR: l’innovazione terapeutica dà nuove speranze ai pazienti

Lorenzo Zacchetti

Il progetto “Innovazione Inclusiva” promosso da Alnylam Italia coinvolge la regione italiana col più alto numero di casi

L’innovazione terapeutica nel trattamento dell’Amiloidosi hATTR: la situazione in Sicilia e le nuove speranze per i pazienti 

La Sicilia registra l’incidenza più alta in Italia di casi di Amiloidosi hATTR, malattia genetica rara e progressivamente debilitante che comporta ripercussioni importanti sulla vita dei pazienti e dei loro caregivers. L’esperienza del progetto “Innovazione Inclusiva” nella Regione Siciliana per garantire la presa in carico del paziente e della cura di questa patologia attraverso la centralità del territorio.

L’amiloidosi ereditaria da transtiretina (hATTR) è una malattia genetica rara, progressivamente debilitante che spesso esordisce anche in giovane età, con un impatto importante sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie. Scoperta in Portogallo negli anni ’50 ma ormai diffusa in tutto il mondo con circa 50.000 persone affette, in Italia l’amiloidosi hATTR si associa a oltre 20 diverse varianti del gene TTR delle 100 note, alcune delle quali raggiungono una maggiore frequenza in ristrette aree geografiche, proprio come la Sicilia.

«La differente frequenza dell’amiloidosi hATTR nel nostro Paese è stata confermata dall’unico studio epidemiologico italiano condotto recentemente e coordinato dall’Università di Messina – precisa il Prof. Giuseppe Vita, Direttore della UOC di Neurologia e Malattie Neuromuscolari, Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “G. Martino” di Messina – grazie a cui conosciamo prevalenza e mutazioni più frequenti in ciascuna area del Paese. In Italia, la prevalenza maggiore di questa patologia è in Sicilia, seguita poi dalla Calabria. Basti pensare che, se a livello nazionale, la prevalenza della patologia è di 4,4 casi su un milione, in Sicilia questa raggiunge quasi i 10 casi su un milione di abitanti. E questo è determinato da precisi fattori genetici. Si tratta, infatti, di una malattia rara, multisistemica, progressivamente invalidante, che colpisce i nervi periferici causando difficoltà deambulatorie e di utilizzo degli arti inferiori, ma che coinvolge anche il cuore, l’apparato gastrointestinale e quello genitourinario».

I sintomi dell’amiloidosi hATTR compaiono di norma dopo i 45 anni e, a causa della rapida progressione naturale della malattia, diventa fondamentale una diagnosi precoce e accurata. Una diagnosi errata o ritardata della malattia, spesso causata della natura eterogenea della sua presentazione, può impedire il ricorso alle terapie e avere un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita di chi ne è affetto, ma anche di chi deve prendersene cura, considerata la significativa compromissione dello stato di salute sia fisica sia mentale che permea ogni aspetto della vita quotidiana del malato, che peggiora con la progressione dei sintomi.

«L'amiloidosi hATTR, in assenza di un trattamento in grado di bloccare la progressione della malattia o addirittura di invertirne il decorso, può infatti portare a un significativo ‘burden’ di malattia, con esito sempre fatale – continua il Prof. Giuseppe Vita –. Eppure, in Italia registriamo un ritardo diagnostico anche di 4-5 anni, dovuto al fenotipo clinico della malattia che, come detto, è molto variegato. L’inizio precoce della terapia, soprattutto se con farmaci innovativi, può invece condizionare positivamente il trattamento del paziente con amiloidosi hATTR e la gestione stessa della patologia. Possiamo affermare, anzi, che l’arrivo di queste terapie innovative abbia addirittura un duplice effetto: da una parte fa sì che la patologia acquisti sempre maggiore rilevanza e venga meglio conosciuta dagli specialisti, e questo è particolarmente importante soprattutto nel campo delle malattie rare che sono tante e spesso misconosciute, inoltre consente a noi clinici di accompagnare il momento della comunicazione della diagnosi al paziente con un messaggio di speranza. Grazie alla sempre maggiore attenzione da parte dei centri neurologici e cardiologici verso questa malattia, la diagnosi, inoltre, è diventata più facile e il paziente, diagnosticato prima, può essere meglio curato e accedere alle terapie, anche innovative, con migliori risultati».

In Sicilia, il Centro di Riferimento Regionale per l'Amiloidosi è al Policlinico “G. Martino” di Messina dove, attualmente, sono seguiti circa 50 pazienti, alcuni dei quali anche da fuori Regione. Un numero significativo, se si pensa che la stima dei pazienti italiani già diagnosticati, secondo lo studio del Registro Italiano, è di 260, anche se con un sommerso numeroso, considerando l’ereditarietà della malattia ed il ritardo diagnostico.

«Anche in piena emergenza Covid-19, – spiega il Prof. Vita – a parte una sospensione di quasi un mese per scongiurare il rischio di uno tsunami di contagi, le attività del nostro Centro sono state svolte in maniera continuativa, per garantire a tutti i pazienti che a noi afferiscono anche dalla Calabria la possibilità di effettuare i controlli previsti, così come le terapie in ambito ospedaliero. Bloccare le attività per troppo tempo sarebbe stato un pericolo per i pazienti data la progressione della malattia, per questo abbiamo ripreso, in tutta sicurezza, da metà aprile, garantendo soprattutto l’aderenza alle terapie innovative che davvero rappresentano una nuova speranza per questi malati rari. Questi, anche in piena emergenza coronavirus, sono sempre stati considerati dal nostro sistema sanitario regionale con la medesima attenzione riservata ai pazienti oncologici».

L’attenzione verso le malattie rare della Regione Siciliana si è espressa anche nella partecipazione al progetto “Innovazione Inclusiva” promosso da Alnylam Italia con l’obbiettivo di promuovere un adeguamento dei processi di cura tramite la rivalutazione dei percorsi diagnostici che possono portare adattamenti organizzativi unitamente a criteri di efficienza operativa ed assistenziale. E questo coinvolgendo specialisti e Istituzioni anche per attivare una rete che possa occuparsi dei pazienti in maniera virtuosa sul territorio. «Al centro del progetto – conclude il Prof. Vita – c’è sempre il tema della presa in carico del paziente e della cura di questa patologia attraverso la centralità del territorio, coniugando il miglioramento della qualità della vita per i pazienti e per le loro famiglie e la razionalizzazione dei costi per il sistema sanitario. Anche in fatto di innovazione terapeutica e di accesso alle cure, auspichiamo che la disponibilità di questi nuovi farmaci possa essere anche a livello territoriale, e non solo limitata ai Centri di riferimento, per garantire a tutti i pazienti la somministrazione frequente di terapie specifiche».

Amiloidosi hATTR

L’amiloidosi hATTR è una malattia genetica rara, progressivamente debilitante che spesso esordisce anche in giovane età, con un impatto importante sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie. A causa della rapida progressione naturale della malattia, è fondamentale una diagnosi precoce e accurata. I sintomi, che compaiono dai 30 anni in su, si manifestano principalmente come neuropatia motoria, sensoriale e vegetativa e cardiomiopatia.

Secondo le stime più recenti, nel mondo, circa 50.000 persone, vivono con una polineuropatia e/o una cardiomiopatia da hATTR. I numerosi genotipi alla base dell'amiloidosi hATTR determinano l'elevata eterogeneità fenotipica di una malattia nella quale l’insorgenza dei sintomi varia anche all’interno della stessa mutazione.