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Fifa, Qatar 2022: guerrilla anti-sponsor










I guai della Fifa non si fermano alle accuse di corruzione, riciclaggio e frode. Blatter e soci se la devono vedere anche con le contestazione dei mondiali in Qatar. Secondo le accuse, la Coppa del mondo del 2022 sarebbe stata assegnata con la spinta delle bustarelle. Ma non solo: i lavori per la costruzione di stadi e infrastrutture sono costati la vita già a 900 operai. Le condizioni di lavoro sono pessime. Molte associazioni parlano di paghe da fame. Spesso si sfiora la schiavitù: molti operai non hanno neppure stipendi fissi e a loro è spesso vietato di lasciare il Paese per non rallentare. È il caso dei lavoratori nepalesi, cui è stato proibito di abbandonare il cantiere per tornare in patria dopo il sisma che ha devastato città e villaggi.
Se gli incidenti continueranno a questo ritmo, tra sette anni il bilancio potrebbe toccare cifre da carneficina: 4 mila morti entro la cerimonia inaugurale. In molti avevano storto il naso quando il gran capo della Fifa, Joseph Blatter, aveva deciso di premiare il Qatar nonostante la necessità di spostare i mondiali (per la prima volta nella storia) dai mesi estivi a quelli invernali.
Anche dopo le notizie sull'inchiesta americana, la Fifa si è detta “parte lesa” e ha confermato che “i mondiali 2018 in Russia e quelli del 2022” si faranno. Il calcio mondiale tira dritto. E Blatter è, come al solito, sordo a ogni appello. Gli utenti della Rete hanno quindi preferito rivolgersi agli altri finanziatori del mondiale asiatico: gli sponsor. Circolano su Twitter dei piccoli (tristi) capolavori che ridisegnano marchi come Coca-Cola e Budweiser, accusando le compagnie di esseere complici della schivitù. Con la M di McDonald costruita con due fruste e le tre strisce di Adidas trasformate in lapidi.