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Ascolti tv Mediaset, palinsesti generalisti in crisi: non resta che vendere

di Giada Giorgi

Il nuovo menù televisivo Mediaset targato Pier Silvio Berlusconi sembra non stia funzionando: ascolti tv in discesa e nuove conduzioni già al capolinea

Ascolti tv, Mediaset in crisi: la tv generalista non regge la concorrenza con lo streaming. Non rimane che vendere... Analisi 

Se a ogni buona rivoluzione corrisponde l’estremo tentativo di scongiurare una deriva, quella di Mediaset sembra essere diventata ormai un’operazione a cuore aperto senza grosse possibilità di sopravvivenza. Ascolti in picchiata, format che traballano, nuovi volti che non convincono, stelle e starlette che si lamentano. A combattere tra i malumori c’è poi lui, il Robespierre in fuga dal trash, Pier Silvio Berlusconi. Da settimane l’amministratore delegato propone agli italiani il suo nuovo menù televisivo fatto di pane e serietà, con la tipica enfasi di chi in fondo “o la va o la spacca”.

Rivoluzione o ultima spiaggia? Lo scenario che all’indomani della scomparsa del fondatore si tenta forse di scongiurare è la cessione al miglior offerente della naufraga Mediaset. “Opzione da escludere”, aveva detto a chiare lettere Pier Silvio subito dopo la morte del padre. Ma i risultati finora ottenuti dalla metamorfosi del Biscione sembrano avere tutte le carte in regola per far tremare le certezze. La rivoluzione elegante di uno dei pilastri del palinsesto continua a non dare buoni frutti.

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La squadra di Alfonso Signorini con il Grande Fratello registra ascolti sempre più bassi. Il 23% della prima puntata è presto sceso al 18% nella seconda, fino al 16,8% della terza. Dal macellaio all’operaia, l’operazione visi puliti e zero parolacce sembra non convincere il grande pubblico. Tra il sospetto di un racconto bon ton costruito a tavolino e una Cesara Buonamici troppo devota alla realtà per riuscire a immergersi nel reality (e meno male), l’occhio del big brother sembra proprio non funzionare.

Guai anche per il caso Myrta Merlino. Il booster concesso dalla polemica iniziale con Barbara D’Urso è forse già finito o l’elenco di disgrazie di cronaca nera non convince più le casalinghe di Voghera. Fatto sta che le indiscrezioni degli ultimi giorni cominciano già a parlare di una sostituzione per l’ex giornalista di La7. “Pura fantasia”, ribattono da Cologno Monzese. Ma il dato oggettivo è che gli ascolti non premiano nemmeno Pomeriggio Cinque, in perdita anche nella sfida con La Vita in Diretta di Matano. 

Tra i numeri bassi e le voci di presunte angherie di Merlino nei confronti della troupe, escono anche già i primi nomi di una possibile sostituta, con lo storico volto Mediaset Simona Branchetti in pole position. A proposito di ruoli di punta poi, c’è un nome e cognome che continua a riecheggiare negli studi Mediaset da settimane e un solo ordine dall’alto che lo riguarda: “Accontentate Bianca Berlinguer”. Tappeto rosso a parte, la storica conduttrice di Carta Bianca è riuscita a riscuotere un buon successo di ascolti nelle prime puntate su Rete Quattro.

E se Pier Silvio ha difeso contro molti la sua scelta per avere “professionisti di peso”, ora la vera prova del nove per “Bianchina” arriverà quando a partire saranno anche tutti gli altri competitors. La sfida sarà spartirsi lo share con il “di Martedì” di Giovanni Floris, le “Belve” di Francesca Fagnani, Le Iene di Veronica Gentili e “Avanti Popolo” di Nunzia De Girolamo.

Nel frattempo, tanto per star tranquilli, in una delle sue puntate Berlinguer accoglie in trasmissione l’amica Concita de Gregorio con un indizio non proprio rassicurante sul clima del dietro le quinte: “Sono felice più di te di averti qua, in una situazione non proprio facilissima”, dice, rispondendo “insomma” al “come stai?” dell’ospite e spiegando di doversi ancora ambientare. Di tempo ce n’è ma neanche troppo, e se la rivoluzione ha bisogno dei suoi martiri c’è chi si guarda bene dal volerne far ancora parte.

“Lavorare in un posto dove si non fa niente di nuovo da 30 anni? No grazie” tuona Teo Mammucari che ha detto da poco addio a Le Iene e a Tu sì que vales. Mentre Gerry Scotti scalda i motori per il ritorno de La Ruota della fortuna (a proposito di format nuovi di zecca), Antonella Clerici dalle cucine di Rai Uno affonda il coltello nella piaga: “Lasciare Mediaset? La fortuna della mia carriera”. Schermaglie interne a parte, a comandare sul serio sono i numeri.

MediaForEurope, la società olandese che ha come azionista di controllo proprio l’italiana Fininvest, holding fondata nel ’75 da Silvio Berlusconi, non è finora riuscita a far fronte a una rivoluzione tecnologica che si impone ormai da tempo come uno dei principali motivi del suo declino. La conseguenza più evidente è stata la progressiva perdita di valore per chi ha investito nei titoli: nel giro di vent’anni Mfe ha registrato una perdita pari all’83%.

Così la tv generalista continua a inseguire i ricavi pubblicitari applicando né più né meno lo stesso modello di business di trent’anni fa. Peccato che nel frattempo sia arrivato lo streaming, la tv a pagamento, il ruolo dei social, lo stravolgimento delle regole del mercato pubblicitario e ora, con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale alle porte, chissà cos’altro. Secondo una delle ultime ricerche condotte da Magnete, il 72% degli italiani dichiara di preferire e scegliere la tv in streaming. Senza contare l’addio progressivo dei giovani. Appassionati di serie tv trovano ormai pochissimi motivi per guardare pubblicità in programmi che non hanno scelto e per cui con buona probabilità non proveranno interesse.

E allora va da sé la scelta di piattaforme alternative (Netflix, Prime Video, Disney+ …), con uno spazio di mercato per i colossi delle generaliste senza dubbio più stretto. Pier Silvio però rassicura, “siamo un’azienda viva, la televisione non è morta né vecchia”. Viva o no, forse l’unica vera coerenza della Mediaset di oggi è lo stesso ottimismo decantato da chi l’ha fondata anni fa. La cosa difficile da credere però è che questo ora basti davvero a salvare baracca e burattini.